Ian Curtis: breve elogio del bianco e del nero

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Il 18 maggio di trentotto anni fa si spense impiccato a una rastrelliera nella propria abitazione di Maccasfield il ventitrenne Ian Curtis, leader dei Joy Division.

Una band che si ama o si odia, non ci sono sfumature. Bianco o nero.

Biano e nero, come i colori delle copertine dei due album pubblicati: Unknown Pleasures -con la sua celebre pulsar- e Closer -con la foto della tomba della famiglia Appiani, sita nel cimitero di Staglieno.

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Le copertine dei due album dei Joy Division

Bianco e nero appunto, come le molte fotografie di Anton Corbijn ritraenti il gruppo. Tra l’altro, lo stesso fotografo e regista olandese è stato l’autore del Biopic sulla vita di Ian Curtis: Control. Un film di cui vi abbiamo già parlato con trasporto.

La stessa coppia di colori ritorna anche nella copertina di The Idiot, l’album che stava ascoltando prima di porre fine alla sua esistenza nella maniera più tragica che si potesse immaginare.

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Seppur nella sua breve vita, Ian ci ha lasciato tanto, anche se avremmo preferito che avesse avuto un atteggiamento un filino meno estremista.

Forse sarebbe ancora con noi.

Ma d’altronde Ian, come la sua musica, il colore delle copertine dei “suoi” album, le fotografie di Anton, era o bianco e nero.

Non amava le sfumature.

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Ian Curtis, foto di Anton Corbijn

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