Ossessione su Netflix, la spiegazione: la psicologia di Anna Barton

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Netflix ci ha sicuramente abituati a quelle serie che condividono alcuni confini con l’amore e l’eros: non è un segreto che Sex/Life sia stata una delle serie originali Netflix più di successo di tutti i tempi, e la popolarità di produzioni come 365 GiorniLady Voyeur o 50 Sfumature conferma il fascino che gli spettatori sentono per questo genere. Ossessione, arrivata su Netflix nel 2023, mescola la dimensione erotica con una trama thriller intensa, e questo ha sicuramente catturato un pubblico più vasto. La protagonista è Anna Barton, interpretata da Charlie Murphy. Il suo personaggio ha una storia e una psicologia che meritano una spiegazione: scopriamola in questo articolo.

Trovate il trailer ufficiale di Ossessione qui su Youtube.

Ossessione su Netflix, la spiegazione: la psicologia di Anna Barton

Anna Barton è una donna dalla storia travagliata. Dalla trama di Ossessione, veniamo a sapere abbastanza presto che ha avuto un’infanzia difficile, e questo spiega gran parte della sua personalità attuale: suo fratello maggiore, Aston, ha abusato sessualmente di lei per molto tempo quando era bambina. Era ossessionato da lei, ma crescendo, un giorno, la protagonista è riuscita a reagire e rifiutarsi di andare avanti. Quel giorno, Aston si ucciderà, incapace di far fronte al rifiuto dell’unica persona che abbia mai amato.

In che modo questa tragica storia influisce sulla psicologia di Anna Barton in Ossessione? Da adulta, Anna si trova spesso in situazioni difficili, soprattutto riguardo alle relazioni amorose. Gli eventi traumatici della sua infanzia l’hanno spezzata in due parti distinte: da un lato, è consapevole di quale tipo di relazione sana e romantica desideri, ed è questo che la porta ad innamorarsi di Jay, un bravo ragazzo che la ama e si prende sinceramente cura di lei; dall’altra è affascinata da quei giochi erotici che implicano il controllo e la sottomissione su un’altra persona. Queste due parti di lei riflettono i due modi in cui ha vissuto la dimensione dell’amore nella sua vita: la violenza, proveniente dagli abusi della sua infanzia, e il romanticismo, come bisogno naturale di una donna che non si è mai sentita al sicuro dentro una relazione

La scissione perfetta della psicologia di Anna Barton in Ossessione si riflette anche nel modo in cui riesce a gestire le due relazioni che ha contemporaneamente, e questo trova spiegazione anche nella serie. La sua storia con Jay è, infatti, sincera; lei lo ama e si sente al sicuro con lui. Lui è “la sua normalità” e, come si può immaginare, una normale relazione d’amore è il primo bisogno che Anna ha dopo essere cresciuta con l’esperienza traumatica di quegli abusi. Allo stesso tempo, dentro di lei, non sembrano emergere conflitti riguardo alla relazione che sviluppa con il padre di Jay, William: questa è la parte della sua personalità che è affascinata dall’irresistibile passione, che prende forma nei giochi erotici di sottomissione che vediamo nella serie. Avendo imparato l’amore attraverso il linguaggio della violenza, una parte di sé permette a quel tipo di linguaggio di entrare nella sua vita.

Tuttavia, vale la pena notare che Anna non è un personaggio che permette alla passione di sovrastare la sua vita in maniera totale. Ha regole rigide e ha bisogno di sentirsi quella parte della sua vita sotto controllo. Non si abbandona a quella passione come a una forza capace di conquistare qualsiasi altra dimensione. No, non è quello di cui ha bisogno. Ha bisogno di sperimentare l’amore nel contesto dell’immoralità, della sottomissione, forse del senso di colpa, ma vuole controllarlo. Il personaggio fuori controllo in Ossessione in realtà è William, che non sembra in grado di trovare il giusto equilibrio tra la sua vita e i suoi desideri: è questo il modo in cui la serie fornisce la spiegazione del suo comportamento, che ha verosimilmente a che fare con le dipendenze patologiche.

Anna Barton ha bisogni incompatibili con una vita normale, ma non vuole essere guidata interamente da essi. Permette loro di avere uno spazio sicuro nella sua vita, secondo una serie di regole che non dovrebbero mai essere infrante, come rete di sicurezza per la normalità di cui anche lei ha bisogno. Fa del suo meglio per non far emergere mai il conflitto. Infatti, quando è impossibile nascondere le conseguenze della sua doppia personalità dopo la morte di Jay, entra in uno stato di semi-incoscienza e scappa. Quando la vita le dimostra che un conflitto del genere non può essere gestito in sicurezza, non riesce ad affrontare la verità e chiude gli occhi di fronte a quello che è successo.

Non nasconde il senso di colpa, però. A differenza di William, la consapevolezza che stava facendo qualcosa di profondamente sbagliato rimane con lei. E infatti, non accetterà la tentazione offerta da William di voltare pagina dal passato e provare a stare insieme. Non può perdonare se stessa per le conseguenze delle sue azioni e il dolore che ha inflitto agli altri; non può permettere a quella parte di lei di prendere il sopravvento e guidare il suo futuro. Per questo suggerisce fermamente a William di non cercarla mai più. Il suo conflitto interno vivrà ancora dentro di lei, e cercherà comunque di sopravvivere. Ma non permetterà a quel conflitto di essere il motore principale della sua vita.

Nel finale di Ossessione, la spiegazione della psicologia di Anna Barton viene offerta chiaramente: la sua personalità conflittuale probabilmente non sarà mai risolta, e ci saranno sicuramente altri problemi nel suo futuro. Ora è anche consapevole che sua madre ha permesso a quegli abusi di esistere, e questo aumenterà la sensazione che nessuno la protegga da tutte le cose brutte che possono accadere nella vita. Ma chissà, questo potrebbe probabilmente aumentare il suo bisogno di regole e controllo. Nella scena finale la vediamo iniziare la terapia, e sembra colta proprio quando il terapeuta menziona le regole: sono le regole l’unica cosa che può salvarla?

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