Il Sospetto di Alfred Hitchcock: il bicchiere di latte e i finali alternativi

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Questo articolo rivela la trama e la spiegazione dettagliata de Il Sospetto, il film di Alfred Hitchcock del 1941, svelandone i significati e gli eventi descritti. Se ne suggerisce dunque la lettura solo ed esclusivamente dopo aver visto il film, e non prima, per evitare di perdervi il gusto della prima visione.

Nel 1941 Alfred Hitchcock poteva dirsi ancora nuovo negli ambienti di Hollywood. Aveva passato gran parte della sua carriera in Inghilterra, producendo già diversi film che poi diventeranno capostipiti del suo cinema, tra cui I 39 Scalini, il primo Uomo che Sapeva Troppo e La Signora Scompare. Quest’ultimo sarà il film che convincerà il produttore David O. Selznick a portarlo a Hollywood: nel marzo 1939 Hitchcock firma un contratto di sette anni e si trasferisce in America, dove inizierà una nuova fase della sua vita. il periodo hollywoodiano di Hitchcock sarà battezzato con Rebecca, il suo primo film, considerato da molti uno dei suoi capolavori.

Due anni dopo, Hitchcock è alle prese con Il Sospetto, con Cary Grant (per la prima volta a lavoro su un suo film) e Joan Fontaine. Il film viene considerato dai più un lavoro minore di Hitchcock, ma è un esempio unico di come la sua arte riesca a coniugare in modo intelligente suspence e mistero. Il mistero e la suspence sono due cose diverse: il primo tende a nascondere i fatti allo spettatore, la seconda al contrario li sovraespone, ponendo lo spettatore in una condizione di agitazione dovuta alla conoscenza di ciò che sta per accadere. Due tecniche quasi opposte, ma ne Il Sospetto quasi si sovrappongono: tutto gira intorno alla figura di Johnnie, che sappiamo essere un ragazzo un po’ sbandato e con delle idee poco ortodosse in mente (non ha un lavoro e cerca di vivere da mantenuto). Non è chiaro però se sia un assassino che stia cercando di uccidere la moglie, e questo sospetto attanaglierà sia la moglie stessa che lo spettatore, fino alla sequenza finale. Su questo aspetto c’è il totale mistero, ma le scene clou nascondono la suspence di ciò che lo spettatore crede di star osservando.

La scena del bicchiere di latte è una delle sequenze più citate dell’estetica hitchcockiana e racconta bene il tutto. Johnnie porta alla moglie Lina un bicchiere di latte bianco prima della notte, sale lentamente le scale col vassoio che diventa protagonista dell’intera scena. La sua figura è scura, vestita del nero della colpevolezza, mentre Lina ha il bianco dell’innocenza. Lei osserva il latte avvicinarsi, praticamente certa che dentro ci sia il veleno con cui lui sta cercando di ucciderla per incassare l’assicurazione sulla vita. Lo sguardo di lei è terrorizzato. Lui poggia il latte sul comodino, le augura buonanotte ed esce dalla camera.

Suspicion 1941 Milk scene Cary Grant Joan Fontaine

Era la scena principale del film e Hitchcock sapeva come valorizzarla. Montò una piccola lampadina dentro al bicchiere di latte, in modo che restasse illuminato durante l’intera sequenza, catturando l’attenzione anche nelle zone d’ombra. Il viso di Cary Grant si distorce leggermente per la luce che emana dal latte. Lina non berrà mai quel latte, e le scene successive dimostreranno che tra gli intenti di Johnnie non rientrava l’omicidio della moglie.

La cosa più curiosa, però, è che la sceneggiatura originale di Hitchcock prevedeva di fatto l’avvelenamento, e la scena era stata girata con l’intenzione di rendere esplicito allo spettatore che Cary Grant stesse uccidendo la moglie con quel bicchiere di latte. Nel finale che Hitchcock aveva in mente, Lina era consapevole che il marito stesse per avvelenarla e accetta la sua sorte, in nome dell’amore che ha per lui. Prima di bere il latte, però, Lina avrebbe consegnato a Johnnie una lettera da recapitare a sua madre, in cui lei svela i suoi sospetti. Il film sarebbe dovuto finire con l’immagine di Johnnie che imbuca la lettera che l’avrebbe incriminato.

Quel finale non era compatibile con le regole di Hollywood di quel periodo: il protagonista innocente non poteva morire di morte consapevole, e il colpevole doveva ricevere punizione tra le immagini del film. La produzione costrinse Hitchcock a cambiare il finale. Il presidente della RKO George J. Schaefer mandò addirittura a Hitchcock una sua proposta completa di finale alternativo. In quella versione, Lina fa capire a Johnnie di sapere cosa c’è nel latte e di essere disposta a berlo lo stesso: dopo quella rivelazione sarà Johnnie a pentirsi e bere il latte lui stesso, perdendo subito i sensi, ma le scene successive riveleranno che il veleno prescritto non era fatale e il film si sarebbe concluso col risveglio di Johnnie.

Hitchcock non era soddisfatto. Lo svelerà a François Truffaut nelle interviste che poi daranno vita al celebre libro Il Cinema Secondo Hitchcock. Il suo primo finale era quello migliore, e il cambio piano non lo vedeva contento. Il finale che si vede nel film oggi è il migliore compromesso possibile: Johnnie svelerà più tardi di aver agito in maniera sbagliata, tentando di appropriarsi dei soldi della moglie per ripagare i debiti, ma di non aver mai avuto l’intenzione di ucciderla. Al contrario, le sue intenzioni, poi abbandonate, erano di suicidarsi.

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Cary Grant e Joan Fontaine ne Il Sospetto

Con quel finale Hitchcock riuscirà a portare a termine il film, che sarà un grande successo. L’effetto indesiderato è che la scena del bicchiere di latte, pensata inizialmente come la ripresa madre del film, diventerà una scena di passaggio che porta al finale vero e proprio. Eppure, proprio a causa del cambio di sceneggiatura, quella scena ha oggi un valore aggiunto unico: le immagini di un sospetto avvelenamento appartengono alle riprese di un avvelenamento reale, e i dubbi coinvolgono così più che mai lo spettatore, che a lungo continuerà a chiedersi se quel latte mai bevuto contenesse davvero il veleno. Johnnie è un criminale o solo uno sbandato?

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