Che cos’è la suspense? La definizione di Alfred Hitchcock

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Suspense è un termine inglese che indica “uno stato di incertezza, apprensione o ansia legato a una decisione o un’evoluzione che sta per accadere”. Viene spesso citata in ambito cinematografico, legata ai film thriller-gialli e al modo in cui riescono a tenere in agitazione lo spettatore nei loro momenti clou. Ed è spesso usata in maniera fuorviante, confondendola col mistero o la sorpresa, altri elementi tipici del cinema thriller ma che seguono caratteristiche differenti, anche in termini di meccanismi di regia coinvolti.

Esiste una definizione specifica che stabilisce la distinzione specifica tra suspense e mistero nel cinema, e viene direttamente da colui che è considerato unanimemente il maestro della suspense, Alfred Hitchcock. Il regista inglese amava semplificare la questione in questo modo:

“Il mistero è quando lo spettatore sa meno dei personaggi del film.
La suspence è quando lo spettatore sa più dei personaggi del film.”

Il fatto che due termini che spesso vengono confusi l’uno con l’altro abbiano in realtà due definizioni opposte tra loro all’inizio può sorprendere, ma una volta approfondita la distinzione è addirittura illuminante. Quando si parla di mistero, a chi guarda il film manca qualcosa che gli dia la comprensione o la visione completa di ciò che sta osservando. È un meccanismo tipico dei gialli, in cui qualcosa è nascosto dall’evoluzione della trama, sia essa l’identità dell’assassino o un tassello che chiarisca cosa è accaduto. Lo spettatore è coinvolto nel procedere del film e sa che alla fine (quando il regista lo vorrà) capirà cos’è successo, ma una cosa è certa: i personaggi che hanno compiuto quel fatto, sanno benissimo quel che è accaduto e perché. Semplicemente, lo svolgersi del film non l’ha ancora rivelato allo spettatore. Da questo punto di vista, lo spettatore è normalmente quello che ne sa meno, rispetto ai soggetti coinvolti nel film. Un tipico esempio è quello delle storie di Agatha Christie, in cui c’è un delitto e c’è sicuramente un colpevole, che sa tutto ma cerca bene di nasconderlo fino alla fine. Allo spettatore e all’investigatore (se c’è).

Il meccanismo della suspense, invece, sfrutta il concetto esattamente opposto: qualcosa nel film sta per accadere, i personaggi che ne saranno coinvolti e ne subiranno gli effetti ne sono ancora all’oscuro, ma (è questo il bello) lo spettatore è già stato messo a conoscenza di quel che succederà. In questo modo si genera quel meccanismo di apprensione e ansia che rende lo spettatore tanto coinvolto. Chi guarda il film vede i personaggi ancora ignari di un pericolo imminente, che invece lui vede benissimo, e la cosa lo inquieta. La suspense lo terrà incollato allo schermo fino a quando quel qualcosa accadrà, e solo allora ne osserverà le conseguenze.

Una delle scene di suspense più famose e riuscite di Alfred Hitchcock è la sequenza alla Royal Albert Hall ne L’uomo Che Sapeva Troppo, e fa capire perfettamente il meccanismo: Hitchcock informa lo spettatore fin dalla prima immagine del film, dopo i titoli di testa, che qualcosa di importante accadrà al suono dei piatti di un’orchestra, ancora quando il film non è ancora di fatto iniziato. Durante la visione scoprirà che un killer è stato assoldato per uccidere un primo ministro presente tra il pubblico, e lo sparo dovrà avvenire in concomitanza dei piatti, in modo da non scatenare il panico tra i presenti. A un certo punto il concerto inizia, con quel meraviglioso crescendo ideato da Bernard Herrmann, e lo spettatore sa già tutto su cosa sta per accadere. Ha persino ascoltato in precedenza il pezzo del brano dove i piatti entrano in gioco, più volte. Ma è praticamente il solo: né il primo ministro, né la polizia che gira nel teatro, né Doris Day in cerca del bambino sa cosa sta per accadere. Solo lo spettatore è stato messo a conoscenza, e questo lo farà stare col fiato sospeso fino all’arrivo dei piatti.

Doris Day / The Man Who Knew Too Much * 1956 _ Albert Hall _ Hitchcock Herrmann Stewart Benjamin

Semplicemente magistrale.

Per comprendere ancora meglio il concetto, Hitchcock usava spiegare anche la differenza tra suspense e sorpresa, con un esempio che capirebbe anche un bambino:

“La differenza tra suspense e sorpresa è molto semplice e ne parlo spesso. Lasciate che vi spieghi in cosa consiste.

Supponiamo che in questo momento, mentre noi stiamo parlando, c’è una bomba sotto questo tavolo. Non accade niente di speciale e tutt’a un tratto: boom, l’esplosione. Il pubblico è sorpreso. Ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena del tutto normale, senza grossi impatti.

Ora, passiamo a una situazione di suspense. La bomba è sempre sotto il tavolo, ma il pubblico lo sa, probabilmente perché ha visto l’anarchico mentre la stava sistemando. Il pubblico sa che la bomba esploderà all’una esatta e sa che ora è l’una meno un quarto, perché c’è un orologio visibile nella stanza. In queste condizioni, la stessa innocua conversazione diventa tutt’a un tratto molto interessante, perché il pubblico partecipa alla scena. Gli verrebbe da avvertire i personaggi sullo schermo: ‘Non dovreste parlare di cose banali, c’è una bomba sotto il vostro tavolo e sta per esplodere!’

Nel primo caso, abbiamo offerto al pubblico quindici secondi di sorpresa al momento dell’esplosione. Nel secondo, gli offriamo quindici minuti di suspense”.

Il che coincide con un altro famoso detto di Hitchcock:

“Non c’e nessuna paura in uno sparo, ma solo nell’anticipazione di esso.”

Questo tipico mix di furbetta ironia e sconfinata padronanza dei mezzi è ciò che rende Hitchcock uno dei punti di riferimento incontrastati per tutti i registi che verranno dopo.

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