H. P. Lovecraft: orrore cosmico e paura del diverso

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Non è del tutto esatto definire H.P. Lovecraft come lo “scrittore horror più influente di cui si è mai sentito parlare”. Mentre le sue opere, quando era ancora in vita, erano pressoché sconosciute – Lovecraft pubblicò i suoi lavori unicamente su alcune riviste dell’epoca, tra cui Weird Tales, e gli venne difficile conquistare il favore della critica anche a causa della sua prosa spesso ridondante, colma di aggettivi enfatici e se vogliamo artificiosi – è solo a seguito della sua morte che la letteratura lovecraftiana comincia a attirare una cospicua fetta d’interesse da parte della critica e soprattutto del pubblico.

È noto che Lovecraft era uno xenofobo in piena regola, terrorizzato da chiunque o da qualunque cosa percepisse come diverso da se stesso. La paura dell’ignoto e dell’inconoscibile pervade il lavoro di Lovecraft così come la depressione di Edgar Allan Poe ha pervaso il suo.

Oltre a temere la diversità, Lovecraft era ossessionato dalla paura di smarrire la propria lucidità mentale. Nel 1893 suo padre venne internato nell’ospedale psichiatrico di Providence, dove morirà cinque anni più tardi. Lovecraft temeva che gli sarebbe toccato lo stesso destino – una paura che permea anche il suo lavoro attraverso maledizioni ancestrali e sconosciute eredità fisiche e mentali che colpiscono i suoi protagonisti.

Inoltre, sin dall’infanzia, Lovecraft soffriva di un disturbo del sonno che lo portava a sperimentare incubi popolati da creature mostruose, che tuttavia gli valsero del materiale per molti dei suoi scritti.

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Con la morte di suo padre, Lovecraft fu cresciuto dalla madre, dal nonno materno e dalle due zie nubili. Il nonno ebbe una grande influenza sul nipote introducendolo alla letteratura classic fantasy, in stile Arabian Nights.

Nel 1913 Lovecraft scrisse una lettera al direttore di The Argosy, la prima delle riviste pulp americane, la quale offriva storie di una vasta gamma di generi destinate a un pubblico adulto.

La passione per la scrittura epistolare maturata dall’autore e il conseguente scambio di lettere tra lui e gli altri lettori nella pagina dedicata della rivista gli valsero un invito alla United Amateur Press Association (il gruppo di scrittori è considerato tra i precursori del movimento di fanzine contemporaneo). Furono proprio loro a pubblicare per la prima volta un suo lavoro nel 1916: L’Alchimista (The Alchemist), una storia che narra di una famiglia condannata da una maledizione posta su uno dei loro antenati.

Come risultato del suo coinvolgimento nell’UAPA, Lovecraft cominciò a corrispondere con altri scrittori e aspiranti scrittori in tutto il paese, entrando in contatto con personalità del calibro di Robert E. Howard (Conan il Barbaro), Robert Bloch (Psycho) e Fritz Leiber (generalmente considerato il creatore del fantasy eroico). Nel 1919 la sua cerchia di corrispondenti si ampliò di un nuovo e tragico membro: la madre. A seguito di un esaurimento nervoso, venne internata nello stesso ospedale in cui era stato ricoverato suo padre. Si tennero in contatto per i due anni successivi, fino alla morte di lei nel 1921. Alcuni giorni dopo, Lovecraft si recò a Boston per partecipare a un seminario di scrittori dilettanti, dove finì per incontrare la donna che tenterà di colmare il vuoto lasciato dall’oppressiva figura materna: una modista di nome Sonia Greene. La storia d’amore tra Sonia Greene e Lovecraft dall’esterno poteva sembrare quasi improbabile: lei era più vecchia di sette anni e aveva origine ebraiche: nota era la vena antisemita del solitario di Providence.

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Sonia Greene e H. P. Lovecraft nel 1924

Il 1924 fu l’anno in cui Lovecraft completò la sua storia di maggior successo: Imprigionato con i Faraoni (Imprisoned with the Pharaohs), pubblicata sulle pagine di Weird Tales. Il motivo per cui il racconto fu accolto con entusiasmo è da collegarsi al fatto che non portava la firma di Lovecraft bensì quella del suo protagonista, Harry Houdini. Nonostante Lovecraft non ottenne il riconoscimento tra il pubblico, riuscì ugualmente ad acquisire la notorietà che gli spettava tra coloro che erano, per così dire, “a conoscenza”.

Sonia Greene e Lovecraft si trasferirono a New York. Qui, Lovecraft maturò amicizie con altri scrittori e poeti tra cui il suo più caro amico Samuel Loveman, di origini ebraiche (a seguito della morte di Lovecraft, Sonia Greene renderà noto a Loveman l’antisemitismo covato dal marito, e Loveman brucerà quasi tutta la loro corrispondenza).

Sono tempi difficili quelli a New York per Lovecraft, tempi che metteranno a dura prova la sua tolleranza nei confronti del diverso. Sonia Greene affermerà: Whenever we found ourselves in the racially mixed crowds which characterize New York, Howard would become livid with rage. He seemed almost to lose his mind.” È chiaro che la xenofobia di Lovecraft aveva radici patologiche.

Ben presto, Lovecraft lasciò New York per recarsi a Cleveland per lavoro. Nel suo intimo non riuscirà a mettere da parte il disgusto che provava per quella città, tanto che demolirà (in forma fittizia) il quartiere ove abitava, nel suo racconto L’orrore a Red Hook (The horror at Red Hook).

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Quando Weird Tales gli offrirà un incarico da editor, Lovecraft declinerà l’offerta. Il posto verrà così assegnato a Farnsworth Wright, il quale, dopo avergli pubblicato alcuni lavori, si rifiuterà di pubblicargli L’ombra su Innsmouth (The show over Innsmouth) e Alle montagne della follia (At the Mountains of Madness), al giorno d’oggi considerati tra i migliori lavori dello scrittore.

Tale rifiuto inghiottirà Lovecraft all’interno di uno spirale di depressione che lo costringerà a tornare a vivere a Providence assieme alla zia, unica superstite della sua famiglia.

Lovecraft morirà a causa di un tumore intestinale, nella povertà e nella solitudine.

I temi dell’orrore cosmico, dell’intelligenza imperscrutabile e dell’ignoto impregnano l’intero lavoro dello scrittore. Lovecraft è considerato come il primo autore ad aver creato un universo immaginario aperto, accessibile a tutti. Gran parte del suo successo come scrittore trova la sua giustificazione proprio in questa sua intuizione creativa. Infatti, la generosità di Lovecraft con le sue creazioni ha consentito di far acquisire longevità alla sua produzione letteraria.

Lovecraft non ha creato l’orrore cosmico: l’ha ricreato reinterpretandolo attraverso la lente della teoria scientifica contemporanea, rimuovendo le ipotesi morali tipicamente Vittoriane.

Attraverso la sua produzione letteraria, Lovecraft ci porta a interpretare l’universo come qualcosa di vacuo, di vuoto, un universo materialista in cui non vi è alcun significato spirituale legato all’azione umana e dove l’esistenza è assolutamente priva di senso. È una visione che ha fortemente influenzato e continua a influenzare centinaia di scrittori di fantascienza, e rappresenta la marmorea eredità che H.P Lovecraft ha lasciato a seguito della sua morte.

 “La razza umana scomparirà. Altre razze appariranno e si estingueranno a loro volta. Il cielo diventerà gelido e vuoto, attraversato dalla debole luce di stelle morenti. Che a loro volta scompariranno. Tutto scomparirà. E ciò che fanno le persone non ha più senso del moto casuale delle particelle elementari”

H. P. Lovecraft

 

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