The Matrix, il punto di non-ritorno della fantascienza moderna

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Quando ci rechiamo al cinema le aspettative per un film godibile e intelligente sono sempre massime, per i fantasmagorici trailer, per le case di produzione che chiaramente pompano all’inverosimile i propri film e per certe citazioni di note riviste di settore proprio durante la visione stessa del trailer e via quindi con  “straordinario”, o “nuovo capolavoro” o ancora gettonatissimo “film dell’anno”.

Noi intanto abbiamo abbandonato il nostro caldo e amato divano, perso le funzionalità delle dita dal freddo e con quelle anche buone 40/50 euro tra benzina e cibarie varie, ipotizzando un menù basico con donzella o amici al seguito e multisala decente a qualche chilometro da casa, torniamo a visione conclusa con quel senso di delusione e con quella strana vocina nella testa che a loop ci suggerisce Netflix. Questo almeno il quadro degli ultimi dodici tempi, ad esclusione ma proprio in extremis di Dunkirk, Blade Runner 2049 e Wonder Wheel e i motivi per queste tre pellicole aprirebbero un archivio come per l’esclusione dai film da salvare di Trainspotting 2.

The Matrix Neo vs Mr. Smith (Subway Fight)

A 20 anni di distanza la parola Matrix ancora desta nel cuore degli appassionati emozioni e ricordi di un cinema di fantascienza che purtroppo negli anni seguenti non ha avuto, ad esclusione di poche pellicole un seguito significativo. In un futuro post-apocalittico, macchine e resistenza umana si danno battaglia. Le macchine creano una neuro-simulazione interattiva chiamata The Matrix, concepita sul modello del mondo del 1999 attraverso la quale tengono in stato di incoscienza l’intera popolazione mondiale. La resistenza si impegna a reclutare potenziali militanti desiderosi di liberare quante più persone da questa schiavitù simulata.

Questa in sostanza l’architettura del soggetto, vicina al concept di Cameron per Terminator e più in generale l’idea di una nemesi nelle macchine da parte dell’uomo.

È proprio in questo contesto che nasceranno dei personaggi che diverranno poi vere e proprie figure iconiche. Forse è anche in questo caso che il merito di un’idea valida e di una regia autorevole portino conseguentemente  un film a superare se stesso diventando un punto di riferimento.

The Matrix Meeting Morpheus Scene HD

Molti sono gli aspetti che portano Matrix a essere considerato un film importante e altrettanti a interrogarci sulla necessità di un nuovo capitolo, esattamente come il Batman di Nolan o altri colossi verso i quali sarebbe preferibile la vicinanza al concetto di astensione.

Sotto il profilo della scrittura la complessità del mondo futuristico rappresentato è ancora oggi a standard di eccellenza assoluti.

Dalla plausibilità di una potenziale futura fruizione tecnologica all’interno del film alla tecnologia e l’utilizzo degli effetti speciali, Oscar tra i diversi proprio a John Gaeta. L’interazione e la convivenza tra le sequenze tecnologiche e le azioni dei personaggi sono praticamente sempre perfetti e fanno del film delle sorelle Wachowski una performance visiva superlativa forte ancora negli anni. Questa forse è un’altra caratteristica tipica che accomuna grandi opere. Nel passato immediatamente recente a Matrix vi è infatti un certo Jurassic Park di un certo Steven Spielberg, altro super-film con altrettante sequenze ancora oggi attualissime. Se state storcendo il naso pensando al Brachiosauro che mangia le foglie innanzi ad un incredulo professor Grant e a una leggermente visibile poca integrazione del dinosauro con l’ambiente circostante, bene, pensate adesso alla scena del T-rex che varca la soglia delle recinzioni perimetrali al buio e inizia a staccare le ruote del fuoristrada.

Jurassic Park T-Rex Breakout

La sequenza, chiaramente passata alla storia risulta tecnicamente perfetta e concepibile ancora oggi con le attuali tecniche di animazione grafica. A conferma che non sempre la tecnologia setta la differenza tra una buona o pessima produzione abbiamo infatti pellicole terrificanti come Godzilla del 1998 e non è bastata la colonnasonora firmata da Jamiroquai per giustificare un film dove un’iguana gigante sembra un gonfiabile preso in edicola a ferragosto.

Anche qui la casistica a riguardo aprirebbe a dissertazioni infinite, come praticamente infiniti sono gli elementi che fanno di Matrix ancora oggi un film assoluto.

Con Matrix e i Wachowski viene introdotto infatti il “bullet time”, altro tassello fondamentale nel panorama visivo dei registi ormai entrato di diritto nel vocabolario cinematografico. L’effetto permette di assistere ad una scena dettagliatamente a tempo rallentato e contestualmente  l’inquadratura offre una panoramica della sequenza  a 360 gradi a velocità normale. La risultante visiva assurge ad esperienza, un nuovo modo di rileggere le sequenze di azione con un conseguente straordinario coinvolgimento sensoriale. Dall’apertura del film con Trinity che affronta i poliziotti o Neo che decide di sfidare uno degli agenti, nella struttura del film più forti e veloci, l’importanza di queste scene ormai nell’immaginario collettivo o di film come Matrix è di creare un nuovo linguaggio. La dimensione dell’idea di base quindi della sceneggiatura, ha condizionato inevitabilmente molte produzioni e non solo quelle. Le citazioni di Matrix da un punto di vista estetico e culturale negli anni sono moltissime indice fondamentale di un’opera come già detto generazionale.

È in atto una rivolta contro un sistema che ha come oggetto le macchine. La resistenza umana si oppone a questo potere e la rappresentazione  attraversa, come già detto due dimensioni, quella reale, il distopico futuro del ventitreesimo secolo e la realtà simulata, Matrix.

La sensazione di forte equilibrio e ricercata perfezione accompagna tutta la durata della trilogia, attraverso l’espressione impeccabile di una regia che ha ridefinito i criteri visivi e settato a livelli mai visti prima la dottrina dell’estetica.

Altra scelta fondamentale è stata quella dei protagonisti della storia. Una gigantesca prestazione collettiva nella quale ogni attore ha contribuito alla plausibilità di uno script già vincente in partenza. Keanu Reeves è Thomas A. Anderson, l’abilissimo hacker meglio conosciuto come Neo e il grande merito dell’attore libanese di aver dato un’anima complessa e profondissima ad un personaggio non semplice. La noia di un una routine ordinaria di ufficio, la vita nascosta da Hacker, la sorpresa di un mondo impossibile, il reclutamento e la fase di addestramento nella nuova dimensione parallela e la consapevolezza di aver assunto un potere, un nuovo potere, hanno in Keanu Reeves un’interpretazione superlativa almeno tra le cinque migliori degli ultimi anni (Leonardo Di Caprio in Inception e Christian Bale per Batman annessi, tanto per rimanere in ambito fantascientico). Risulta difficile parlare di una singola scena epica di Keanu Reeves in Matrix, poiché in ogni sequenza la presenza di Neo è significativa e la plausibilità del personaggio grazie al suo innato talento settata ai suoi massimi storici attoriali. In Matrix infatti forse il momento più alto della sua attività, dopo le straordinarie prove di Belli e Dannati e L’Avvocato del Diavolo.

"The Matrix" (1999) -- 'Construct' Scenes

Tra le altre colonne portanti troviamo il “Caronte” Laurence Fishburne, quel meraviglioso Morpheus che accompagna Neo nel suo viaggio di consapevolezza nella nuova realtà. Sulla resa attoriale di Fishburne si può tranquillamente affermare che se non eclissa Keanu Reeves, almeno ne eguaglia il talento. Il suo ruolo è fondamentale, è il saggio disilluso che ha il difficile compito di presentare al novizio “eletto” la “struttura” e armarlo al meglio per l’imminente guerra alle macchine. La sua illustrazione serafica e controllata, l’assenza di montatura negli occhiali e il cappotto di pelle consegnano il suo personaggio al dorato mondo dell’immaginario collettivo e anche qui probabilmente la sua migliore interpretazione. La protagonista femminile è la bellissima Carrie-Anne Moss elemento fondamentale nelle dinamiche dello script e spalla di Neo, nonostante un massiccio utilizzo di pelle e latex, la sua presenza non è mai volgare o soggetta a dinamiche estetiche. I Wachowski infatti, come Nolan, non temporeggiano o celebrano l’estetica come esercizio fine a se stesso (l’esempio è proprio Trinity in Matrix o Selina Kyle/Catwoman in Batman), bensì lasciano che il ritmo delle azioni e lo straordinario equilibrio delle sequenze raccontino di una bellezza misurata e sempre funzionale all’andamento della pellicola.

Matrix - Interrogation

Ogni personaggio positivo ha la sua nemesi naturale, il suo opposto. Il confronto è titanico, sia nella realtà cinematografica che filmica. L’agente Smith infatti è l’immenso Hugo Weaving che tiene palesemente testa ad un cast di fuoriclasse e la cui interpretazione si allinea all’universo che rappresenta, quello delle macchine. Una recitazione algida e composta, quasi matematica, che spesso accarezza il sarcasmo durante gli empirici contraddittori con Neo. Soltanto un grande attore poteva tenere il passo di uno dei migliori Keanu Reeves visti sul grande schermo e più in generale tra i più iconici antagonisti di sempre. In tal senso una menzione speciale va al “Merovingio”, l’attore francese Lambert Wilson, grande sparring di Smith e alla sua consorte, la bellissima Monica Bellucci che nel secondo capitolo della storia fa il suo dovere e il suo ruolo, Persefone nel totale svolgimento della storia. Sempre nel secondo capitolo compare un’altra figura essenziale nella logica di Matrix, l’ “Architetto” e qui troviamo una grande analogia cinematografica con un altro capolavoro moderno: Inception.

The Matrix Reloaded - The Architect Scene 1080p Part 1

Nella maestosa opera di Christopher Nolan, diversi sono i riferimenti a Matrix o viceversa. Il regista britannico infatti concepì l’idea di Inception proprio contestualmente al grande successo di Matrix. Questa è la motivazione che spinse Nolan a posticipare l’uscita nelle sale di circa dieci anni.

Compare un “Architetto” anche in Inception, la straordinaria e misurata Ellen Page, che come l’architetto di Matrix Reloaded amministra e crea le regole dei mondi nei quali ruotano i personaggi dei due Blockbuster. Due sono le dimensioni per entrambi i film, più di due per Inception, ma identico è il talento nel gestire mondi cosi complessi e renderli “logici” e verosimili da parte di questi registi. Sia in Matrix che Inception infatti, nonostante la vastità di nozioni da apprendere ed i personaggi che intercorrono nello svolgimento della storia, mai vi sono scollegamenti o incoerenze nelle strutture né tantomeno pause o ripetizioni. L’effetto è praticamente identico per entrambe le pellicole. Un viaggio per tutta la durata dei film nel quale lo spettatore assiste ad un esplosione coerente di concetti nella quale la fisica e la filosofia vengono a più riprese chiamate in causa. Quando il mondo che viene rappresentato, sia in un ipotetico passato o in un grigio e nucleare futuro risulta coerente e perfettamente assemblato, partendo chiaramente dal soggetto, la summa allora sarà l’opera definitiva, perfetta, concepibile e senza tempo. Gli esempi si sprecano, da 2001 a Incontri Ravvicinati, da Blade Runner ad Alien, passando appunto per le ultime pietre miliari: Jurassic Park, Matrix e appunto Inception.

La speranza, che diventi quanto prima realtà, è un nuovo corso nel quale le nuove generazioni di attori e registi continuino la tradizione di un certo “studio del bello”, scevro dai meccanismi di un certo mainstream per ritornare alla creazione di nuovi prodotto, magari coinvolgendo il pubblico giovane ed educando allo stesso tempo l’occhio attraverso contenuti di livello superiore, sia nelle arti visive che audiovisive.

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