Al cuor non si comanda: ma è davvero così?

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Proverbi e detti popolari nascondono una fonte di saggezza antica che talvolta può tornarci utile a vedere le cose sotto una lente diversa. Eppure a volte possono diventare ostacoli per la nostra crescita, convinzioni inspiegabili che ci inducono a pensare che qualcosa perfettamente alla nostra portata sia impossibile da realizzare. Possono essere un’arma a doppio taglio, insomma. Una rete di sicurezza quando ci serve pensare che le cose possano essere prese nel modo tradizionale, una gabbia quando ci impediscono di intervenire sulle nostre vite.

“Al cuor non si comanda” è un’affermazione emblematica in tal senso. Sottende un’intera filosofia di vita, un modo ben preciso di vedere e vivere ciò che proviamo. Credere fermamente che al cuor non si comandi significa alzare le mani di fronte alle nostre emozioni e decidere che i sentimenti che proviamo, quando sono forti abbastanza, dirigano in maniera completa e totale la nostra vita, e non c’è nulla che possiamo fare. Significa che non c’è modo alcuno di esercitare un controllo, seppur minimo, sulle nostre emozioni.

Ma è davvero così?

Su queste pagine abbiamo affrontato spesso la gestione emotiva. Secondo le nozioni e le conoscenze consolidate in ambito di intelligenza emotiva: tutte le emozioni, anche quelle spiacevoli da provare come tristezzarabbiaansia, dolore o paura, hanno una propria ragione di esistere, originariamente intesa a farci vivere meglio, e per gestire al meglio ogni emozione occorre prima di tutto capire cosa intendono dirci, in che modo vogliono aiutarci. Facendo ciò, ne comprendiamo lo scopo, le accogliamo come parti legittime di noi e saremo in grado di smorzarne gli eccessi, integrandole nei nostri comportamenti, nel nostro carattere. Se non facciamo ciò, le emozioni non spariranno, ma al contrario, insisteranno a ripresentarsi, spesso in forme più acute, più difficili da gestire.

Da questo punto di vista, la domanda che ci poniamo di tanto in tanto è se sia possibile controllare le emozioni, “spegnerle” in qualche modo, o smettere di provarle. E la risposta che ci siamo dati, forti delle conoscenze psicologiche consolidate negli anni, è no. Non c’è modo sano ed esente da effetti indesiderati di desensibilizzare il loro lato emotivo, costringendolo a non sentire una data emozione.

Ma questo significa davvero che non c’è modo di guidare, gestire, accompagnare le nostre emozioni nella direzione che noi vorremmo? Davvero al cuor non si comanda?

A questo quesito non risponderemo con un “sì” o un “no” netto. Per un semplice motivo: entrambe le risposte possono essere vere. Dipende tutto da come scegliamo noi di vedere le cose. Dipende dalla vita che decidiamo di voler vivere.

Proviamo a chiarire la cosa con un esempio pratico. Supponiamo di essere delle persone profondamente sensibili. Di percepirci come individui dotati di una sensibilità superiore alla media, e di sapere dunque che siamo in grado di percepire le emozioni in modo più intenso rispetto agli altri. Supponiamo di identificarci in maniera netta e convinta in questa nostra caratteristica, e che magari è proprio questa nostra particolarità a guidarci nella vita, magari definendo la nostra vita professionale (potremmo avere un lavoro nell’ambito del sociale o dell’aiuto degli altri) o privata (magari siamo dei genitori, dei figli o dei partner appassionati, empatici e attenti ai bisogni dell’altro). Se fondiamo la nostra intera esistenza sull’importanza che le nostre emozioni hanno nel guidarci, e sulla saggezza che il nostro cuore sa darci, è molto probabile che noi crediamo fermamente che al nostro cuor non si comandi. Che se proviamo un’emozione forte, non c’è alcun modo di controllarla o guidarla. E che dunque ogni tentativo possibile risulti vano, perché non motivato e supportato da ciò in cui crediamo fermamente.

Questo potrebbe rassicurare ciò che pensiamo di noi, riconfermarci l’unicità della nostra sensibilità, che probabilmente è qualcosa che tutti apprezzano di noi. Ma allo stesso tempo potrebbe darci una sensazione di incertezza riguardo a quello che potrebbe capitarci nella vita. Perché se domani dovessimo provare un’emozione forte per qualcosa di nuovo, come una persona che non conosciamo ancora bene, o un pericolo che non abbiamo ancora inquadrato pienamente, quell’emozione potrebbe passare alla guida nella nostra vita, e potremmo ritrovarci a seguire l’impeto di quell’emozione senza poterci fare molto. Guidati proprio dalla convinzione che se proviamo qualcosa di forte, in base alla sensibilità straordinaria che abbiamo, non c’è modo di impedirci di seguirla. In questo modo, il prezzo da pagare per alimentare la nostra identità di persone guidate dal cuore è l’incertezza di poterci far qualcosa quando il cuore ci spinge in direzioni che preferiremmo essere in grado di controllare. Ad esempio quando ci innamoriamo di qualcuno che non ci fa stare bene, o ci facciamo prendere dal panico per un pensiero fisso che ci preoccupa ogni giorno.

Esiste un modo di vivere alternativo? Esiste la possibilità che al cuore in realtà si possa un po’ comandare, nel senso che si possa entrare in contatto con le nostre emozioni, assorbirle e guidarle nella direzione a noi più congeniale?

Sì, in generale esiste. È anch’essa una filosofia di vita consolidata e perfettamente possibile. A patto che siamo noi per primi a crederci in grado di farlo. A vederci come individui in grado di guidare le nostre emozioni con intelligenza. Attraverso le altre parti di noi in cui ci identifichiamo. La logica, l’anima, o qualsiasi altra sfera personale che sentiamo forte nel nostro carattere.

Vivere nella consapevolezza che le emozioni possano essere guidare significa prima di tutto smettere di identificarsi esclusivamente in esse. Significa che quando sentiamo di provare un amore incommensurabile, una rabbia incontrollabile o una tristezza senza limiti, non “diventiamo” per intero quell’emozione. Non “siamo” innamorati folli, perdutamente tristi o immensamente arrabbiati, ma “proviamo” amore, rabbia, tristezza. È una delle cose che sta fluendo in noi in quel momento. Trattandole come una parte di noi (e ciò implica che in noi esistano allo stesso tempo anche altre parti, ancora ben presenti e in grado di dire la loro mentre l’emozione divampa), possiamo interagire con le emozioni in modo intelligente. Chiedendoci cosa ci stanno dicendo, qual è il loro ruolo in quel momento della nostra vita, in che modo vogliono farci stare bene. Accogliendone i picchi, durante i quali le cose possono apparirci confuse e incerte. Imparando ad avere pazienza e indulgenza verso esse. Abbracciandole come parti di noi che non vogliamo rifiutare, proprio perché crediamo che possano renderci degli individui migliori (sì, anche nel caso di ansia, rabbia, dolore o tristezza: anche queste emozioni mirano a renderci più efficaci, a loro modo, e scoprire in che modo è un viaggio meraviglioso). Instaurando infine un dialogo con loro, che miri a integrarle con le altre parti di noi, a trovare un accordo in qualche modo efficace. Magari non perfetto, ma sufficientemente buono a chiarire a noi stessi in che modo possiamo andare avanti, senza che una parte di noi si senta irrimediabilmente tradita, scissa o trascurata.

Non è vero che al cuor non si comanda. O meglio: è vero solo se scegliamo di vivere nel segno di questa convinzione. Basta essere consapevoli che si tratta di una scelta. E come ogni scelta personale, rientra tra le cose che noi possiamo cambiare nel momento in cui ne sentiamo il bisogno. Ad esempio, quando ci accorgiamo che lasciarci guidare in maniera cieca dal cuore e dalle emozioni che proviamo può portarci a farci fare quegli errori ripetuti di cui vorremmo tanto liberarci.

Cambiare il modo in cui viviamo è possibile, insomma, con la giusta motivazione e le giuste consapevolezze. Spesso basta una guida esterna che ci fornisca gli strumenti base per interagire con le nostre emozioni in maniera intelligente, come può essere un buon life coach, o una lettura illuminante, o un corso di intelligenza emotiva. Ma dopo avere acquisito questi strumenti, il processo di crescita ed affinamento della nostra capacità di gestione emotiva diventa un percorso di crescita esaltante, che non smetterà più di stupirci. E saremo in grado di compierlo da soli.