Come decidiamo ciò che è giusto: i sei stadi della moralità di Kohlberg

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Una delle prime conquiste della storia della psicologia (e prima di essa della filosofia umanistica) è stata quella di riconoscere dentro di noi una parte responsabile di stabilire cosa è giusto e cosa non lo è. La nostra coscienza, se vogliamo, derivante dalle regole morali, dall’educazione, dal senso di giustizia che ci rappresenta. Oggi questo aspetto della psicologia umana è assodato, anche nella percezione comune del modo in cui la nostra mente funziona. Quello che spesso ci dimentichiamo è la conseguenza immediatamente successiva: siamo noi a decidere ciò che è giusto. Il giusto, il moralmente corretto, non è qualcosa che scende dall’alto su di noi, che è definito all’esterno, ma proviene da noi. Da una parte di noi consolidata che costituisce la nostra morale, ad esser precisi, ma ciò non cambia la sostanza, ossia che siamo noi a scegliere.

Questo concetto apparentemente semplice può tornarci utile in tutte le circostanze in cui sentiamo un conflitto interiore circa ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, nel momento in cui decidiamo come agire. Spesso ci capita di sentirci enormemente frustrati perché vorremmo agire in un determinato modo, che noi riteniamo giusto, ma ci sentiamo forzati da ciò che gli altri ci hanno detto di fare. Oppure scegliamo volontariamente di comportarci in maniera canonica e classica, come tutto il resto del mondo fa, perché dentro di noi una voce ci dice in maniera chiara che un comportamento alternativo sarebbe etichettato come scorretto, sebbene la sensazione sia che ci renderebbe sicuramente più soddisfatti. Sono i conflitti derivanti dalla nostra struttura morale, e possono generare stress, ansia, frustrazione. Da questo punto di vista, ci torna estremamente utile scoprire in che modo lo sviluppo della mente umana funziona nello stabilire ciò che è giusto.

Uno degli studiosi di riferimento nella descrizione del funzionamento della moralità umana è Lawrence Kohlberg, psicologo statunitense che alla fine degli anni ’50 definì la sua teoria dello sviluppo morale. Secondo Kohlberg, esistono sei stadi successivi in cui la mente si sviluppa, decidendo ogni volta in modo diverso quali parametri analizzare per stabilire ciò che è giusto per noi. Si parte dal funzionamento semplice della mente infantile, fino agli stadi più avanzati a cui solo una piccola parte della popolazione arriva.

Andiamo a fondo nei sei stadi della moralità descritti da Kohlberg. Le sei fasi si distinguono in due fasi di livello pre-convenzionale (le fasi dell’infanzia), due di livello convenzionale (i funzionamenti standard della vita adulta) e due di livello post-convenzionale (in cui si superano i funzionamenti convenzionali). Vediamole insieme:

  • Fase 1 (pre-convenzionale) – Obbedienza e punizione: è il primo modo in cui la nostra mente, nei primi anni della nostra vita, impara a ragionare in termini di giusto o sbagliato. Se il nostro comportamento comporta una punizione, è sbagliato, se ce la evita, è giusto. In questo stadio le regole sono definite da altri (al di fuori di noi) e sono fisse e inderogabili.
  • Fase 2 (pre-convenzionale) – Individualismo e scambio: è l’evoluzione naturale della prima fase e a questa aggiunge la motivazione di comportarsi in maniera giusta per riceverne una ricompensa. In questa fase si ha consapevolezza dei bisogni e dei desideri altrui, ma ci si muove verso di essi solo nell’ottica di uno scambio reciproco. Io do a te qualcosa se e solo se ne ottengo qualcosa di buono in cambio. Il comportamento resta guidato da una semplice logica di azione-reazione.
  • Fase 3 (convenzionale) – Sviluppo di buone relazioni interpersonali: questa fase emerge durante l’adolescenza e ci orienta a comportarci da “bravi ragazzi”. L’intenzione che muove il nostro comportamento è quella di essere riconosciuti come buoni, di essere integrati nello spirito morale del gruppo sociale in cui viviamo. Siamo orientati a conformarci e a rispettare le aspettative del nostro ruolo, per sentirci al sicuro e per mantenere relazioni di qualità con gli altri.
  • Fase 4 (convenzionale) – Ordine sociale e legalità: in questa fase si sceglie di far coincidere ciò che è giusto con ciò che la società e la legge hanno definito tale. La nostra intenzione è quella di partecipare alla società in modo responsabile, convinti che agire nel modo giusto mantenga l’ordine sociale e rispetti ogni singolo membro della società. Adempiendo ai nostri doveri, rispettando le leggi e legittimando l’autorità, diventiamo sostenitori convinti della società in cui viviamo e deleghiamo ad essa la definizione di ciò che è giusto. Questa è la fase in cui, secondo Kohlberg, l’85-90% degli individui adulti restano.
  • Fase 5 (post-convenzionale) – Contratto sociale e diritti individuali: in questa fase si è consapevoli dell’esistenza di diritti individuali più importanti, più legati alla dignità della vita, che possono entrare in conflitto con le regole della società. Si è consapevoli di come le regole della società servano a tutelare e rispettare la maggior parte degli individui, ma potrebbero non essere efficaci per una minoranza di persone. Tali regole possono dunque essere discusse, criticate, e devono essere concordate dai membri della società stessa. Si continua a rispettare l’autorità, ma lo si fa come scelta consapevole, e la partecipazione alla società assume la forma di un contratto: io scelgo di parteciparvi attivamente per averne i diritti di appartenenza, ma possiedo dei principi morali individuali che sono più importanti e che, se serve, guideranno le mie azioni prima delle leggi stesse.
  • Fase 6 (post-convenzionale) – Principi universali: in questa fase abbiamo ben presente l’esistenza di principi universali, etici ed assoluti, che eventualmente sono in conflitto con le regole della società in cui viviamo. Gli individui in questo stadio seguono i principi di giustizia fondamentali in cui credono, anche se ciò comporta atti di disobbedienza civile che vadano contro alla legge. È importante sottolineare che gli individui in questa fase riconoscono il diritto a comportarsi seguendo i principi universali a ogni individuo e rispettano gli altri allo stesso modo in cui rispettano loro stessi (altrimenti diventerebbe semplice individualismo ribelle). Secondo Kohlberg, pochissimi sono in grado di credere tanto fermamente nei valori etici universali da seguirli contro le leggi della società.

Nel collocarci in maniera consapevole in una delle sei fasi della moralità descritte da Kohlberg, ci sono alcuni concetti che ci possono essere estremamente utili. Ciò che è giusto non è uguale per tutti, ma è l’individuo a deciderlo in base a ciò che egli ritiene più importante. Esistono diversi livelli di valore morale/etico, più o meno vicini alla dignità umana dell’individuo, più o meno lontani dalle leggi della società e della morale collettiva, e tocca sempre a noi decidere quali regole adottare nella nostra vita. Con la consapevolezza che più agiamo nel rispetto di schemi morali definiti da altri, più potremmo allontanarci da ciò che è giusto per noi, nei casi in cui le due cose differiscono.