Sweet Talks, la preghiera indie dei Killers: il significato del testo

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Questa è una canzone che non devi ascoltare adesso. Non ora mentre siedi sul divano, o mentre bevi il caffè seduto in pace. Piuttosto quando sei in treno o in metro ed è mattina, e tra poco dovrai alzarti per scendere e immergerti nel flusso di pendolari che come te si dirigono fuori dalla stazione; ascoltala mentre vai al lavoro, o stasera, mentre sistemi lo zaino e affronti il buio invernale.

Lascia che ti accompagni mentre guidi verso casa perché questa non è una canzone pop, ma una preghiera indie. Parla di lotte quotidiane e di un ottimismo imperituro: ottimismo non da slogan incerto appeso sul balcone ma quello di chi-spoiler- cammina convinto in salita pensando continuamente alla cima.

Si tratta di una canzone dei Killers, che sono quel gruppo di cui hai già sentito parlare per Human. Gruppo appunto indie-pop, nato nel deserto di las Vegas, dietro alle case da gioco, vicino alla sera che si stende per chilometri e chilometri, cresciuti tra feste dei locali e silenzio della sera cittadina appena oltre la zona turistica.

Il gruppo nasce quando il futuro frontman, Brandon Flowers,  contatta il chitarrista David Keuning rispondendo a un annuncio. Si uniranno poi Ronnie Vannucci Jr. e Mark Stoermer, rispettivamente batterista e bassista

Brandon Flowers se vuoi dalla vita ha avuto quello che sognava in adolescenza: la fama mondiale, i concerti, la possibilità di farsi ascoltare ovunque, il matrimonio con la donna di cui era innamorato. Il brano è contenuto in Sawdust, album raccolta di b-sides del 2007. Il gruppo è esageratamente famoso ormai da tre anni, un periodo che ha cambiato tutto per chi scrive.

E poi, come in ogni storia, è subentrato il “poi”. Sembrava il premio per aver fatto tutto giusto, sembrava il riconoscimento di quel Signore che sin da bambino aveva imparato a pregare in famiglia, nella comunità di mormoni dove è cresciuto, per essergli rimasto fedele. Poi ogni classifica diventa un banco di prova,un giudice severo che si aggiunge a quello interiore.

Il riconoscimento non salva dalla tristezza: la stessa fatica e i dubbi di prima lo aspettano.

Sweet Talk

Brandon scopre sulla sua pelle che non esistono premi, che in fondo anche se sei bravo sei totalmente umano, fragile e impotente e che soprattutto mentre tu arranchi il mondo là fuori non si ferma ma continua a chiederti di dedicargli tempo e attenzioni. C’è una famiglia da mantenere, dei fan da accontentare, un’ispirazione da ritrovare,un senso di vita di cui dirsi convinti.

Brandon deve rispondere di tante cose a sé stesso, i complimenti non bastano, lui si sente ancora incompleto.

Fammi rompere questo incantesimo
Sollevami sul mio onore
Liberami da questo peso-l’ho portato con cura
Allenta queste manette di pressione
Scioglimi da queste catene
Non indurmi in tentazione

È il tempo della fatica questo, della prova, è questo il momento in cui devo scendere dal monte e scoprire che no, non avevo la risposta definitiva a tutto.

Non è la vita in sé che lo affatica ma il suo onore, il credersi più forte di tutto che l’ha schiacciato, la presunzione di poter mettere la parola fine alla sua salita.

Fine delle fatiche, delle domande che pensava di lasciare agli altri che ancora non ce l’avevano fatta. E poi.

Stringimi la mano  più forte
Fammi calmare
Lascia che svanisca questa cortina di fumo e apri il cielo

È la storia piu vecchia del mondo, l’uomo che arriva in cima alla salita e deve rimettersi in marcia alla ricerca della sua verità: pensiamo ai Beatles con Help, o a Bob Dylan con Like a Rolling Stones. Qui Brandon voce dei Killers torna a pregare, a riconoscere che da soli non ce la si fa.

Lasciami volare
Ho bisogno di liberarmi da questi pensieri che mi tormentano
Ferma i miei piedi quando inciampano
Lo sai che a volte fa male, lo sai che a volte sanguinerà

Lo so, me lo aspetto che ricapiti ancora, ma per ora chiedo solo di ripartire. Accetto che questo fa parte del percorso umano, che da solo non sono perfetto e perciò non sono completo: mi mancherà sempre qualcosa e dovrò continuare a cercare la mia verità. Però aiutami a perdonarmi questa fragilità e ripartire guidato da un desiderio di felicità a cui da solo non rispondo.

Tirami fuori da questo rovo di spine
Aiutami a seppellire il mio peccato
Tieni i miei occhi lontani dal fuoco

Non possono reggere le fiamme
Il perdono tolto ai miei fratelli
Quando molti di loro sono crollati
L’ho portato con cura

Brandon Flowers non è insolito inserire richiami biblici e questo rovo di spine ne è un esempio.

Ora resisti
Non ho bisogno di falsi complimenti
Ho bisogno di un momento
Un momento per camminare nel sonno profondo
Fratello, perché a volte fa male
Lo sai che a volte sanguinerà
Resisti

Eccola quell’onestà che lui riesce a catturare con poche righe: quando ti scivola il pavimento sotto i piedi non hai molte alternative: scappare o ricominciare . Ma lui, dichiara, Non ha bisogno di falsi complimenti cioè non vuole sentirsi dire che è la vita che gli è contro e che la vita è male:piuttosto di prendersi un momento per realizzare che cosa non va piu bene, o anche solo accettare che non è un fallimento stare male, ma una fase da cui riparire.

Resisti

resisti nel senso di: abbi pazienza.

Mi arrampicherò fino a dove regna l’armonia e la farò mia
Lascerò che la sua risonanza mi illumini la via
Vedi, tutti questi sofferenti pessimisti tendono a trascinarmi giù
Ma in questo modo potrò usarla per proteggere ciò che ho trovato di buono

È l’armonia, una Bellezza che sta oltre me, il percorso di ricerca che mi fara stare sempre meglio: non me stesso.

Quando scrive non è più il tempo delle canzone di amore. L’album da cui è tratta la canzone si chiama Segatura, come la polvere che nascondi dopo aver scolpito nel legno, la natura della materia da cui hai creato un capolavoro. Anche se la nascondi, era prima un tutt’uno con quello che volevi mostrare: e infatti troviamo qui brani molto personali che sono l’altra faccia delle hit internazionali.

Quando Brandon scrive sta diventando adulto, e ti scopri adulto quando non c’è più il traguardo chiaro, e neppure l’applauso facile. Stavolta chi ti si avvicina per commentare la musica non dice: hai del potenziale, ma invece viene a chiederti di più, a farti sentire che non è abbastanza. E tu cerchi di accontentare tutti, di tenere in equilibrio i vari piatti che stai reggendo mentre ti chiedi se questo è proprio quello che vuoi dalla vita.

Prima di scrivere di Sweet Talk sono andata a rileggere delle note prese in giornate di sole.

Mi sono presa del tempo per rivivere momenti belli, perché il bello costa fatica e la fatica non deve essere fine a sé stessa. Quelle incertezze, quelle paure, quei momenti di solitudine non sono errori o cadute o perdite di tempe, ma quello che ti costruiscono e che ti indicano che cosa cerchi.

Certo, devi avere l’ostinazione di seguire quell’inquietudine: non a caso l’autore fa riferimento all’ arrampicarsi, un termine che contemporaneamente fa riferimento a un’ascensione a una fatica.

Non abbiamo bisogno di complimenti, di sentirci dire che siamo arrivati- significherebbe sentirci dire che non possiamo avere di più. Sarebbe come dire all’artista che non serve insistere con lo scalpello. E invece c’è ancora da lavorare su di noi, per crescere ancora.

Noi siamo come quel legno da scolpire, noi siamo immagine e trucioli, e senza segatura non avremmo la scultura: perché alla fine sono quei dubbi e quelle paure che ci portano a cambiare in meglio, e quella fatica, quello sgomento e anche quella richiesta sono essenziali.

Mi tengo stretta Sweet Talk, perché va oltre i discorsi facili o slogan motivazionali e ci esorta a lasciarci scolpire: interrogandoci sempre, chiedendo aiuto, rivolgendo il senso del nostro sforzo al di là di noi stessi e al desiderio di autodeterminarci, dicendo che non ci bastiamo da soli, e che solo così possiamo proseguire verso la cime a proteggere tutto ciò che prezioso ancora troveremo lungo la strada.

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