La Donna Che Visse Due Volte: l’amore impossibile secondo Hitchcock

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Questo articolo rivela elementi importanti della trama e della spiegazione de La Donna Che Visse Due Volte di Alfred Hitchcock, svelandone il significato, gli eventi e le prospettive migliori per apprezzarne i pregi. Se ne suggerisce dunque la lettura solo ed esclusivamente dopo aver visto il film, e non prima, per evitare di perdervi il gusto della prima visione.

Miglior film di tutti i tempi: così è stato votato Vertigo da un migliaio di registi e critici cinematografici nel 2012. La ragione va senz’altro al di là della magistrale regia di Hitchcock. C’è qualcosa in questa storia che ci riguarda da vicino. Dietro l’apparenza del thriller, questo film getta uno sguardo mortale nella più abissale delle esperienze umane, l’amore.

Abissale è la trama, costruita su una spirale di riflessi che fa venire il capogiro. Scottie deve sorvegliare la moglie di un amico, l’inquieta e bellissima Madeleine, e fatalmente se ne innamora. Madeleine sembra ritenersi la reincarnazione di Carlotta, un’antenata morta suicida, vista in un quadro. Si acconcia come lei, ne segue le orme. Scottie si svela, convinto di salvarla dalla mania. Madeleine, pur ricambiando, non resiste al richiamo del destino mortale e si getta dal campanile.

Scottie s’innamora di Madeleine o di Carlotta? Non è facile separare le due figure. Abbiamo di fronte Madeleine ma in lei rivive l’anima di Carlotta. Anzi, questa scintilla tragica e misteriosa la rende ancora più bella. Madeleine è il riflesso della donna del quadro, ne è la seconda possibilità. A questa indicibile speranza si aggrappa Scottie.

Questo è il primo giro di spirale. Ogni uomo pensa di salvare la persona amata, donandole la pienezza dell’essere, liberandola dall’irrealtà. Eppure ogni uomo si innamora di un ideale. L’esito di questo paradosso è spesso tragico, e questo contribuisce a farci sentire così vicina la prima parte del film.

Dopo una crisi depressiva, Scottie incontra Judy. Ha i medesimi tratti di Madeleine ma è truccata vistosamente, è prosaica. Sembra la parodia di Madeleine. Scottie la frequenta ossessivamente, costringendola al gioco crudele di acconciarsi e vestirsi esattamente come la defunta. Judy appare infine trasformata in una Madeleine rediviva, ma la luce verde che l’avvolge è un’aura spettrale.

In questo secondo giro di spirale tutto è specchio e degradazione del primo. Scottie trasforma Judy in un riflesso di Madeleine, come Madeleine era riflesso di Carlotta. La contagia d’irrealtà. Il processo ricorda le cosmogonie gnostiche in cui un crudele Demiurgo fabbrica il mondo materiale creando copie di copie del mondo delle idee.

Ma un colpo di scena capovolge totalmente la prospettiva: Judy è davvero Madeleine. O meglio, ha interpretato Madeleine (per fornire un alibi all’amico di Scottie, uxoricida). Quindi Madeleine, la donna che abbiamo amato, che abbiamo visto morire, non è morta, non è mai esistita, non era reale. La realtà sono il trucco pesante, la volgarità di Judy. Lei è l’originale, Madeleine era un abbaglio. Ancor meno reale è Carlotta, mero pretesto per la finta caduta dal campanile. Abbiamo solo immaginato di sentire la sua anima riflessa in Madeleine? Quella scintilla tragica e misteriosa era finta?

Scottie è l’uomo che si risveglia dall’amore come da un sogno. Guarda per la prima volta i tratti del viso amato, estranei. Vorrebbe sovrapporre a quei tratti il viso vagheggiato. Ma sa che ormai è tutta un’illusione. Eppure ha amato perdutamente.

Tra parentesi, a lungo Hitchcock si interrogò se mantenere nel montaggio la scena in cui Judy si rivela Madeleine. Tenerla significava sciogliere il mistero assai prima del finale. Ma anche aggiungere una sfumatura al comportamento di Judy. La scelta di tenerla dimostra che questo film è molto più che un giallo.

Infatti, in quella scena si scopre anche che Judy ama davvero Scottie. Interpretando Madeleine, fingendo di innamorarsi, si è innamorata. Ritrovata tra la folla, ha accettato il contrappasso atroce di re-indossare gli abiti del suo personaggio. Per amore accetta l’irrealtà e il riflesso, accetta di farsi contagiare da un destino fittizio. Dietro il trucco eccessivo, Judy è l’eroina più tragica di Hitchcock.

La spirale si chiude in cima al campanile, con la seconda caduta di Judy, stavolta vera. Judy si suicida imitando la sua Madeleine, come Madeleine si suicidava imitando l’archetipo spettrale originario, Carlotta.

La suprema crudeltà di questo film è che entrambi i personaggi si amano, ma non contemporaneamente. Pur incontrandosi due volte, non gli è mai dato di incontrarsi davvero. Pur essendo nello stesso luogo, non gli è concesso d’essere insieme. Singolare destino, che tuttavia rende il film una delle più belle parabole sull’amore impossibile (sull’impossibilità dell’amore?) mai immaginate.

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