Le migliori canzoni per (ri)scoprire Fabrizio De André

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Lo abbiamo già fatto per Franco Battiato. È qualcosa che di tanto in tanto va fatto. Nel caso di De André si tratta di sintetizzare più di quarant’anni d’attività artistica in pochi brani, e potrebbe essere una missione impossibile. Durante la sua carriera Faber ha inciso quattordici album in studio; lavori contenenti non canzoni, ma vere e proprie poesie. Si tratta di uno dei pochi cantanti che prima di essere tali sono dei poeti; cercando paragoni viene da pensare a Luigi Tenco, a Francesco Guccini, a Francesco De Gregori. E riassumere una personalità tanto complessa può essere difficile.

Eppure impossibile non è. Personale, soggettivo, ovvio, ma possibile. Qui sotto trovate dieci canzoni che sicuramente sono emblematiche per la comprensione di Fabrizio De André. Possono essercene altre, certo, ma quello è il bello e il brutto di ogni selezione. Di suicuro, però, scorrere i brani qui elencati sarà un piacere per molti dei suoi estimatori.


Via Del Campo

Fabrizio De Andrè - Via del Campo

Via del Campo è ispirata da una strada genovese; in passato era un luogo di contrabbando ed era rinomata, ovviamente, per le case chiuse; i bordelli in cui vivevano – e godevano – le puttane con gli occhi grandi color di foglia…


Un Matto

DE ANDRE' - Un matto

Il brano fa parte dell’album Non al denaro non all’amore né al cielo; un lavoro nato grazie all’Antologia di Spoon River: una raccolta di poesie di Edgar Lee Masters pubblicata intorno al 1914; in cui si narra di un piccolo cimitero – del Midwest statunitense – in cui i protagonisti – per la maggior parte morti e quindi senza avere più nulla da perdere – si raccontavano le loro faccende più segrete e private.


Un Giudice

De Andrè - Un Giudice

Ci troviamo a Spoon River e quindi nello stesso album del brano precedente. Il brano parla di un giudice alto cinque piedi e due pollici, che per diventare procuratore studiava fino a tarda notte. Si racconta il percorso fatto da questo uomo così basso per diventare sempre più alto nella società.


Testamento di Tito

Fabrizio De Andrè - Il Testamento di Tito

Questo è un brano “pesante” e credo secondo me tutti siamo d’accordo sul fatto che si trovi in questa lista. Tutti sappiamo chi era Tito: il ladrone pentito. Nel brano è proprio lui a “parlare”, ad analizzare i dieci comandamenti; mostrando un punto di vista mai visto, scusate il gioco di parole; e dando alla luce un brano che dovrebbe entrare di diritto ovunque: edifici pubblici, privati, e soprattutto chiese.


Il Suonatore Jones

Il suonatore Jones di Fabrizio De Andrè

Siamo di nuovo a Spoon River; questa volta parliamo del musicante del paesino. Al centro di tutto ci sta la libertà artistica e spirituale; quella di un talentuoso come il chitarrista jones. Un musicista che vede la sua come una vera e propria missione e mai come un mestiere. Un uomo che insegue i propri sogni, che dopo aver capito i fallimenti terreni non perde il sorriso, perché ha avuto il coraggio di inseguire un sogno senza barattarlo con “gioie” di poco conto.


Cantico dei Drogati

fabrizio de andre - il cantico dei drogati

Qui non scriviamo nulla e lasciamo parlare Faber:

“Scrivere il cantico dei drogati, per me che avevo una tale dipendenza dall’alcool, ebbe un valore liberatorio, catartico. Però il testo non mi spaventava, anzi, ero compiaciuto. È una reazione frequente, tra i drogati, quella di compiacerci del fatto di drogarsi. Con il cantico mi rappresentavo e mi liberavo dall’imbarazzo di essere considerato un alcolizzato. “Tu che mi ascolti insegnami un alfabeto che sia differente da quello della mia vigliaccheria. È un modo di dire: tu che ti ritieni tanto furbo, insegnami un modo di comportarmi. Questo è un discorso delicato, perché c’è il rischio di fare apologia della droga, ma non c’è dubbio che potenzino le capacità creative […] e io sono a favore della liberalizzazione, anche per motivi sociali, per evitare che organizzazioni camorristiche o mafiose possano proliferare su di esse.”


Nella Mia Ora di Libertà

Fabrizio De Andrè - NELLA MIA ORA DI LIBERTA'

1973, Storia di un impiegato; questo è il brano che chiude l’album. Tematicamente ci ritroviamo nel ’68, nell’anno delle rivolte studentesche; e un impiegato ribelle sta al centro di tutto. Come un carcerato si ribella al potere.


Carlo Martello

Fabrizio de André - Carlo Martello

Il brano, insieme a “il fannullone”, vede la presenza di Paolo Villagio come coautore. Il periodo storico trattato è il medioevo; in particolare la battaglia di poitiers. Re Carlo sta tornando da una guerra e durante il tragitto si intrattiene sessualmente con una donna che a fine prestazione gli chiede il conto.

C’è una bella frase de L’Intellettuale Dissidente che è in grado di riassumere tutto: “Ma che cosa è alla fine una scappatella al termine di una guerra lunga e faticosa rispetto al valore dell’identità, della cultura e della stessa vita di interi popoli e città salvate dall’avanzata araba, fino ad allora mai fermata?”

L’ironia di Faber era unica.


Ho visto Nina Volare

Ho visto Nina volare - Fabrizio De Andrè

La canzone è ispirata a Nina Manfieri; un’amica di Fabrizio de André. È un brano pieno di ricordi, molto sentimentale, e dalla stessa è visto come una sorta di album fotografico. Ogni parola, ogni lettera, ogni pausa, riporta un ricordo nella mente della donna.


Don Raffaè

Fabrizio De Andrè - Don Raffaè

Una denuncia alla situazione delle carceri italiane degli anni ’80; una critica allo Stato e alle organizzazioni malavitose. Il carcere è quello di Poggioreale e Pasquale Cafiero – brigadiere sottomesso e corrotto da un boss – è il protagonista della canzone. Secondo molti il boss in questione è Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, attualmente – purtroppo – ancora in vita. 

One comment

  1. No, no e no! Non puoi non mettere brani come “L’infanzia di Maria”, “Il sogno di Maria”, “Se ti tagliassero a pezzetti”, “La Città Vecchia”, “Creuza de ma'”, “Sally”, “Verranno a chiederti del nostro amore”, “Dolcenera”, “Volta la carta”. Per non parlare della “Canzone di Marinella”, della “Guerra di Piero”, della “Canzone dell’Amore perduto”, “Bocca di rosa”, “Il pescatore”, “Khorakhame”, “Il bombarolo”, “Un blasfemo”, “Amore che vieni amore che vai”.
    Vabbè, scherzo, dài.
    Però, secondo me era giusta la premessa che avevi immaginato: nel caso di De André è davvero una missione impossibile sintetizzare la sua arte…

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