Perché No? La quotidianità dell’amore cantata da Lucio Battisti

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“L’amor che move ‘l sole e l’altre stelle”, scrive Dante alla fine della Commedia. Ma se avesse conosciuto il nostro mondo, probabilmente avrebbe incluso anche la musica italiana.

Sembra che faccia parte del nostro DNA scrivere e cantare d’amore, come se non potessimo fare a meno di dare una colonna sonora ad ogni sua declinazione: sentimenti non ricambiati, storie finite oppure appena nate, relazioni turbolente o idilliache con tanto di lieto fine da favola. Per colpa di alcune perdiamo la voce, altre invece le sussurriamo appena così da viverle nella nostra intimità e così funziona da tantissimo tempo. I detrattori potrebbero – un po’ a ragione – sostenere che manchino gli argomenti, ma non lo si fa apposta: dal punto di vista dell’industria questo tipo di produzione frutta in modo abbastanza uniforme in qualsiasi epoca, da quello degli ascoltatori è un conforto sapere che qualcuno sappia esprimere le loro stesse emozioni con parole, nel migliore dei casi, più adatte.

Tra le mille declinazione dell’amore, però, una che poco è stata frequentata perché, ad essere onesti, è probabilmente la più delicata e difficile, in cui scivolare nel ridicolo e nella banalità è davvero quasi un obbligo, è quella legata alla quotidianità. Uno dei risultati migliori, in questo senso, è offerto da due delle menti più geniali della musica italiana, Mogol e Lucio Battisti, e si intitola Perché no.

Contenuta nell’ultimo album frutto del loro sodalizio artistico, Una donna per amico, questo brano ci presenta una serie di tranche de vie, spaccati di quotidianità di una storia apparentemente senza colpi di scena, dichiarazioni esagerate o invenzioni linguistiche da rivoluzione del primo cantautorato. Un po’ lo immaginiamo Lucio Battisti, così schivo nei confronti di un divismo mai accettato né praticato, che gira per il supermercato e si lamenta con la moglie del prezzo dei surgelati che è aumentato. Andiamo con ordine.

Perché no

Su tempo di walzer in 3/8, Perché no ci fa subito ambientare con l’atmosfera del supermercato di un grande magazzino, un po’ asettica ma ormai familiare, al punto da permettere dalla donna a cui si canta di appoggiarsi a lui. La strofa continua con la coppia che parte per la settimana bianca, o forse più probabilmente solo il weekend: insomma, li vediamo partire di casa alle sei del mattino con gli sci e gli scarponi in auto, fermarsi e metà strada per il pranzo e per poi arrivare finalmente in albergo e voler restare a letto due giorni.

Arriva qui il ritornello, così breve, essenziale; “perché no?” si dice in tutta sincerità e rivolgendosi di nuovo alla donna, questa volta dandole del lei, le chiede se lo ama – non lo sa, però ci sta. Come, hanno una relazione, vivono insieme e mettono in discussione la base di tutto? È proprio in questi pochi versi, sempre uguali ad ogni ritornello, il punto fondamentale della questione: per gioco passano dal tu informale al lei, per provocazione e divertimento vogliono sapere se l’amore tra loro due davvero esista. Repetita iuvant, dicevano i latini.

La seconda strofa ci riporta alla vita di tutti i giorni, tra giardinaggio sul balcone – sperando non si affacci sulla Brianza velenosa da cui Battisti stesso si auspica di fuggire nel 1980 in Una Giornata Uggiosa – e insalata che sparisce. Li seguiamo poi in giro per a città, a fingersi turisti inglesi che visitano musei e chiese, perché immaginarsi altro da sé li diverte e li distoglie per un attimo dalla normalità più noiosa. Eccoci un’altra volta al ritornello, con i suoi “Perché no?” ripetuti e l’informalità del tu che diventa un lei… Ha un risvolto tenero lo scambio di battute “Mi ama o no?”/”Non lo so, però ci sto”, perché, in fondo, è vero che è una domanda retorica fatta in modo provocatorio e scherzoso, ma un minimo gradiente di sincera curiosità in quel breve dialogo c’è e non può che far sorridere: il bisogno di sicurezze è nella natura anche dei legami più forti.

Il testo del brano, così semplice ma non banale – ennesima dimostrazione delle grandi capacità di scrittura di Mogol – cantato da Battisti, però, è leggermente diverso da quello contenuto all’interno dell’LP: si suppone, infatti, che due strofe siano state tolte all’ultimo forse perché non in linea con il resto della canzone.

Pensandoci bene, siamo fortunati ad aver lasciato che due geni come Lucio Battisti e Mogol si occupassero (anche e non solo) dei nostri sentimenti e li rendessero a disposizione di tutti. Quasi quasi viene voglia di innamorarsi per poter vivere in una loro canzone, magari proprio nella quotidianità di “Perché no”.

One comment

  1. Questa glossa su una canzone di Battisti, rivela la passione e l’incanto del redattore per una creatività fatta in due che in quel “momento” erano così uniti nel guardare la vita di due innamorati in tutto il suo svogersi, quotidiano affascinante e vibrante di prosa significante oltre.

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