L’Esorcista: storie e curiosità intorno al leggendario film horror

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Chiedete pure a chi c’era: incubi, inquietudine, orrore e quel titolo appena sussurrato, quasi potesse scatenare anche fuori dai cinema la sua malefica forza terrorizzante. L’Esorcista non passò inosservato nelle sale quando vi giunse nel dicembre 1973: gli spettatori non erano preparati allo shock scatenato dalla pellicola e spesso reagirono in maniera inconsulta alla proiezione, con scene di panico, svenimenti e convulsioni.

Molti paesi imposero restrizioni e censure al film, che incontrò non poche difficoltà di distribuzione, finendo per approdare in molti mercati mesi dopo l’uscita ufficiale statunitense (in Italia arrivò solo nell’ottobre del 1974). A preoccupare erano soprattutto le reazioni isteriche che colpivano le donne, incapaci apparentemente di sopportare lo spettacolo proposto dal film di William Friedkin, che, nonostante tutte le avversità, ottenne un enorme successo di critica e pubblico.

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Il Regista del Male (come poi venne ribattezzato Friedkin) trasse la storia de L’Esorcista dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, che oltre a produrre la pellicola ne scrisse anche la sceneggiatura. Il libro di Blatty, pubblicato nel 1971, si rifaceva a una storia vera: una presunta possesione demoniaca avvenuta nel 1949 a Cottage City, cittadina del Maryland. Sembra che il fatto cui si ispirò lo scrittore riguardasse un quattrodicenne che, nel tentativo di contattatare la zia deceduta attraverso la tavola Oujia (strumento di solito utilizzato nelle sedute spiritiche) finì per essere posseduto: la famiglia passò i mesi successivi alla ricerca di una cura, fino a che un prete li convinse che l’unico modo per liberare il giovane fosse l’esorcismo. La possessione terminò dopo svariati tentativi, anche se c’é chi dice che in realtà non fosse altro che uno scherzo ordito dal ragazzo per ricevere maggiori attenzioni.

La ragazza posseduta de L’Esorcista non doveva essere all’inizio Linda Blair, ma Pamelyn Ferdin, famosa per aver già preso parte a show televisivi a sfondo fantastico. Per il ruolo di Regan venne considerata anche Denise Nickerson, apparsa in Willy Wonka e la Fabbrica di cioccolato, ma i suoi genitori si opposero fortemente a farla partecipare al casting, preoccupati per le tematiche del film. A spuntarla fu la Blair, che trovò ironicamente proprio nella madre la sua migliore alleata: la signora spinse gli agenti della ragazza (che all’inizio non ne vollero sapere) a chiedere un provino alla produzione, ritenendo che L’Esorcista sarebbe stato un ottimo trampolino di lancio per la carriera della figlia.

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Blatty si rivelò scaltro quando decise di vendere i diritti del suo romanzo alla Warner Bros. per realizzarne un film, mantenendone però il controllo come produttore. Lo scrittore aveva già in mentre come far sviluppare la sua opera e scelse fin da subito Friedkin come regista, anche se non furono poche le pressioni che subì per ingaggiare altri nomi come Arthur Penn, Peter Bogdanovich e Mike Nichols. Si dice che la Warner tentò anche la carta Stanley Kubrick, l’unico che forse avrebbe fatto vacillare le convinzioni di Blatty, ma che alla fine declinò l’offerta: Friedkin, salito alla ribalta per Il braccio violento della legge, venne assunto alla regia.

Almeno per il ruolo del Padre Lankester Merrin la Warner tentò d’imporsi e provò a contattare Marlon Brando. Friedkin, consapevole della fama che Brando si portava dietro (raccontata da queste parti nel Padrino e Superman), si oppose fortemente alla possibilità che la produzione diventasse il tipico “Brando Movie” e pose l’assoluto veto sull’attore. La scelta ricadde così quasi subito sul poco più che quarantenne Max von Sydow (considerato molto brevemente in ballottaggio con Paul Scofield), che per interpretare la parte dell’anziano prete venne invecchiato con lunghe ore di trucco.

Blatty insistette a lungo per assegnare la parte di Padre Karras a Stacy Keath, nonostante ancora una volta la Warner provasse a infilare un nome di grido nel cast (Jack Nicholson, Paul Newman e Gene Hackman): alla fine l’ultima parola l’ebbe ancora Friedkin, che convinse il produttore a scegliere Jason Miller.

A interpretare Chris MacNeil, la madre di Regan, venne scelta da Friedkin (sempre più padre padrone del set) Ellen Burstyn, dopo che Blatty aveva promesso la parte alla sua amica Shirley MacLaine e la Warner (che non aveva ancora perso le speranze di poter inserire almeno una star nel film) aveva proposto Jane Fonda, Audrey Hepburn e Anne Bancroft. Alla Burstyn non andò comunque benissimo, poiché subì un danno permanente alla colonna vertebrale dopo un incidente, che tra l’altro non fu neanche l’unico.

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Le riprese del film, infatti, non furono esenti da imprevisti: la stessa troupe era convinta che il set fosse “maledetto”, visti i continui incendi e contrattempi che si avvicendarono nei mesi delle riprese. Inoltre, le misteriore morti di alcuni attori e membri della crew nei mesi successivi all’uscita de L’Esorcista non fecero che incrementare la terrificante fama che il film si trascinava dietro.

I film di paura non avevano mai ricevuto grandi gratificazioni da Hollywood, venendo sempre considerati di serie B: L’Esorcista, però, riuscì ad attirare così tanta attenzione da finire per essere candidato in dieci categorie agli Oscar (vincendone due), evento che sdoganò definitivamente il genere.

Friedkin lo girò come un film tendente al realismo più crudo e che documentasse una storia veramente accaduta (più dalle parti di un thriller, che di un vero e proprio horror): proprio la volontà di non concedere troppo all’occhio (utilizzando gli effetti speciali senza mai farsi prendere la mano), ma di sussurrare invece all’orecchio dello spettatore che la storia raccontata possa essere verosimile e più reale di quanto si creda, ha segnato il successo de L’Esorcista. E anche per questo il film sulla possessione di Regan e sulla relativa capacità dell’uomo di affrontare il Male è entrato di diritto nell’immaginario collettivo come il più pauroso e terrificante di sempre.

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