La simbologia dell’uovo di Pasqua

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Nel periodo pasquale, siamo abituati allo scambio del tradizionale dono: l’uovo di cioccolato presentato e confezionato in infinite varianti. L’uovo pasquale, nel nostro immaginario collettivo occidentale, è quello legato alla festa cristiana della resurrezione di Gesù di Nazaret, come simbolo della sua tomba lasciata vuota. In linea generale, tuttavia, le uova già in epoca precristiana erano considerate come simbolo di fertilità e di rinascita. L’attuale versione dell’uovo ricoperto di cioccolato si deve al re Sole, Luigi XIV che, all’inizio del Settecento, fece realizzare un uovo di crema di cacao dal suo personale pasticciere di corte.

Come introdotto, da sempre presso le civiltà antiche l’uovo ha svolto un ruolo altamente simbolico: secondo alcune credenze ancestrali Cielo e Terra, unendosi, davano vita ad un grande uovo, il cui significato complessivo finiva col coincidere con lo sviluppo della vita stessa. Per gli Egizi l’uovo era alla base dell’origine di ogni elemento, comprendendo i quattro punti di riferimento classici della cosmogonia: aria, acqua, terra e fuoco. Anche presso i Persiani, era attestato lo scambio del dono delle uova all’inizio della primavera, come segno della natura che si rinnova. L’uovo, pertanto, come simbolo universale della rinascita e del cosmo, era intimamente collegato al mitico uccello, denominato “fenice” che, secondo la leggenda, prima della sua morte, preparava un nido a forma di uovo. Su questo nido la fenice si adagiava, lasciando che i raggi del sole la raggiungessero per ridurla in cenere. Nei Paesi celtici del Nord Europa, invece, si faceva rotolare le uova dalla cima di una collina, durante la festa di Beltane, tra il 30 aprile ed il 1 maggio, allo scopo di imitare il movimento del sole nella volta celeste. Lo storico delle religioni Mircea Eliade sottolinea come il motivo dell’uovo cosmogonico sia stato individuato in tutte le principali culture antiche, con estensione geografica in tutti i continenti del nostro pianeta.

L’uovo, pertanto, è da considerarsi un archetipo presente nell’inconscio collettivo dell’essere umano. Nella religione induista, l’uovo cosmico, era denominato Hiranyagarbha, traducibile con l’espressione  “gambo d’oro”  e veniva identificato con l’anima stessa del mondo. Negli antichissimi libri della Bhagavad Gita e delle Upanishad, che costituiscono il fulcro della cultura induista, l’uovo cosmico era descritto come una sorta di nucleo che galleggiava nell’universo primordiale, avvolto dalle tenebre della non esistenza.  La grande divinità Brahma, per mezzo dell’Aum, avrebbe reso vitale l’uovo dischiuso, imprimendo quindi quella sillaba che per la religione induista costituisce il soffio vitale originario. E’ impressionante la similitudine con la parola creatrice che plasma i primi esseri viventi di cui parla l’Antico Testamento biblico nella Genesi.

Una vera e propria immagine plastica del concetto esistenziale dell’uovo la ritroviamo nella dottrina del Mitraismo, dove il dio Mitra, chiamato in alcune occasioni anche Phanes, viene spesso raffigurato mentre sbuca da un uovo forgiato in oro. E come dimenticare, in ambito ellenico, il mito dell’uovo di Leda, fecondato da Zeus che, per riuscire nell’impresa, si trasforma in un maestoso bel cigno. Dall’unione nacquero i gemelli Castore e Polluce, da alcuni autori individuati come il simbolo dei due poli opposti della creazione. In  maniera quasi simile, nel suggestivo racconto dei Pelasgi, si racconta di come la dea Eurinome emerga dal caos e sia fecondata dal serpente Ofione, in grado di deporre il cosiddetto “uovo universale”, generatore dell’intera realtà. In estremo Oriente, e precisamente in Cina, si tramandava un mito più o meno simile, dove una creatura immaginaria, forse un drago o un basilisco, provvedeva alla deposizione di un uovo portatore di nuova vita. Desta meraviglia notare come immagini abbastanza simili a quelle mitologiche siano state delineate dagli astrofisici, quando è nata l’idea che l’universo possa essere stato originato da un nucleo primordiale preesistente ed oscuro, dal quale sarebbe derivata l’esplosione nota con il nome di Big Bang. Come è risaputo, l’idea nacque dal tentativo di conciliare l’osservazione di un universo in espansione individuata da Edwin Hubble  con le equazioni sulla relatività generale formulate da Albert Einstein. Ovviamente si tratta di immagini affascinanti ed ancora lontane da una chiara verifica epistemologica, ma che uniscono le credenze antiche con le scoperte o le ipotesi della scienza moderna.

L’uovo ha anche una stretta relazione con la matematica: infatti lo zero è una delle sue principali rappresentazioni grafiche. Ciò acquisterebbe un senso compiuto valorizzando la spiegazione esoterica, secondo la quale l’uovo coincide con il fondo primordiale e femminile di tutti i  numeri, ossia la forma da cui scaturiscono tutti gli altri numeri, a seguito della fecondazione dell’Uno. Analogamente all’uovo, anche lo zero esprime il concetto di un nulla capace di produrre qualcosa di attivo, a seguito di un intervento divino che ordini il caos. Non a caso la figura dell’unità racchiusa nello zero anticamente simboleggiava la divinità, l’uomo e l’universo, come un microcosmo che comprenda in sé il macrocosmo. La forma ovale è stata sempre studiata a fondo nella geometria. Di immediata evidenza sono le tre curve chiuse più rappresentative e conosciute: l’ellisse, l’ovale di Cartesio e l’ovale di Cassini. Gli studiosi di astronomia hanno paragonato la gestazione dell’uovo alla nascita di una stella: all’interno delle nebulose, a causa molto spesso dell’esplosione di una supernova vicina, si formano zone di forte condensazione che progressivamente tendono a collassare, mentre aumentano sempre di più la densità e la temperatura. All’interno di questi nuclei hanno origine le stelle che, dopo aver deposto una sorta di “placenta” costituita da gas e da polveri, raggiungono il pieno sviluppo celeste. In  maniera poetica, si potrebbe dire che si tratta di vere e proprie “uova stellari” che, all’interno, racchiudono la cosiddetta “stella pulcino”.

 In ambito alchemico l’uovo è stato sempre considerato l’archetipo principale capace di riportare qualsiasi elemento alla sua purezza originaria, riuscendo a contrastare la corruzione insita nella materia. Lo stesso concetto di pietra filosofale veniva legato indissolubilmente all’immagine dell’uovo, di frequente immaginato di consistenza vitrea, le cui parti fondamentali, cioè il guscio, l’albume e il tuorlo erano assimilati ai tre ingredienti alchemici del sale, del mercurio e dello zolfo. Come è ben noto, i tre precitati ingredienti, se sapientemente combinati, potevano portare al compimento della “Grande Opera”. Nel contesto alchemico, di straordinaria importanza è l’opera prodotta dal rosacrociano Michael Maier, denominata l’Atalanta fugiens, dove compaiono due figure: un  uccello ed un uovo. L’opera vuole stimolare l’osservatore a riflettere su una serie di similitudini e di metafore esistenziali sull’origine dell’uomo e dell’intero universo.

Anche le arti figurative hanno spesso scelto come soggetto da rappresentare l’uovo cosmico. In numerose scene funerarie dell’antico Egitto, della Grecia e dell’Etruria, sono stati individuati disegni dell’uovo, con diverse forme, che aveva la funzione di ricordare come l’esistenza dell’anima proseguisse anche dopo la vita terrena. Nella cultura cristiana, particolare sensibilità per la simbologia dell’uovo fu sviluppata in seno alla confessione copta e presso le comunità dell’Oriente ortodosso, dove tale oggetto veniva molto di frequente appeso nel catino absidale, come emblema del cammino salvifico dell’essere umano: nascita, vita, morte e resurrezione. Anche in epoca medievale, l’uovo fu ripreso come archetipo universale. Pregevole è l’uovo dipinto nella Pala di Brera, ad opera di Piero della Francesca. La scena è oltremodo significativa: l’uovo pende da un soffitto a volta ed è irradiato da un  fioca illuminazione. L’immagine appare una perfetta sintesi dell’uovo cosmico: esso si impone come una sorta di unità di misura, rappresentando il fulcro della tela, ad indicare il centro dell’intero universo: microcosmo e macrocosmo. Inoltre, essendo posto sulla testa della Madonna, l’uovo ne vuole rievocare l’immacolata concezione, come portatrice di vita, a similitudine della Iside di tradizione pagana. A ciò si aggiunge un’ulteriore considerazione di carattere storico e politico: l’uovo era proprio l’emblema della casata di Federico di Montefeltro, che aveva ingaggiato il celebre pittore per eseguire l’opera.

La simbologia dell’uovo si è diffusa anche nelle letteratura fantascientifica, come la creazione del personaggio della Marvel Comics Galactus: il protagonista viene indicato come l’unico sopravvissuto del Big Crunch, protetto dall’uovo cosmico e riapparso nell’universo presente, capace di esercitare poteri straordinari. Dal punto di vista temporale e metastorico, l’uovo esprime l’idea di tutti i futuri possibili, ergendosi anche a protettore dello stesso scorrere del tempo e dell’intricata rete di tutte le realtà verificabili. Non è forse adoperato come allegoria del grande mistero dell’esistenza il detto: è nato prima l’uovo o la gallina? Plutarco riporta una discussione fra amici che, fra i vari temi affrontati, si pone proprio tale interrogativo. E’ un certo Fermo a decidere: è l’uovo il principio generatore, così come affermato nelle mitologie di tutti i popoli antichi. Anche Aristofane, nella sua commedia “Uccelli”, rappresentata nelle “Grandi Dionisie”, cioè nelle celebrazioni dedicate a Dioniso, tramite uno dei suoi protagonisti, un volatile, afferma il primato dell’uovo primigenio su tutti gli altri elementi.

La simbologia dell’uovo era molto sentita nelle religioni misteriche di origine ellenica. In Beozia sono state ritrovate statue di Dioniso con un uovo fra le mani, a voler significare il ciclo di rinnovamento della vita. Agli adepti di alcune scuole orfiche era fatto divieto di mangiare uova, in quanto cercavano di uscire dal ciclo infinito delle reincarnazioni. L’uovo, come ripetizione della nascita esemplare del cosmo e come ritorno periodico all’esistenza, secondo la credenza orfica, poteva costituire un ostacolo alla liberazione finale dell’anima degli iniziati dalla prigione della materia.

Come si può facilmente intuire, la dottrina cristiana reinterpreta la simbologia dell’uovo alla luce delle Sacre Scritture. L’usanza di regalarsi le uova nasce in Germania durante l’epoca medievale, quando tra il popolo era consuetudine distribuire uova bollite, che venivano avvolte in foglie e in fiori, in modo che venissero colorate in maniera naturale. Tra le classi più ricche, come la nobiltà e l’alta borghesia, andò diffondendosi l’usanza di forgiare uova con metalli preziosi, in special modo platino, oro ed argento, a cui si aggiungevano pregevoli decorazioni.      La tradizione della “sorpresa” da inserire nell’uovo si deve, però, all’orafo Peter Carl Fabergè che nel 1883, su commissione dello zar Alessandro, preparò un dono preziosissimo per la consorte, la zarina Maria. L’orafo creò un uovo di platino smaltato di bianco che conteneva un altro uovo in oro, all’interno del quale vi erano due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino d’oro. Secondo alcune fonti, sarebbero stati i Piemontesi a perfezionare la tradizione dell’uovo pasquale. Nel diciottesimo secolo a Torino e dintorni si era diffusa l’abitudine di inserire un piccolo oggetto come dono all’interno delle uova di cioccolato. Fra le usanze più curiose, relative all’uovo di Pasqua, ancora oggi in voga, una menzione particolare merita l’East Egg Hunt, una sorta di “caccia alle uova” nata in epoca vittoriana e promossa dall’azienda Cadbury. Si tratta di una festa per i più piccoli: il giorno di Pasqua i bimbi, attraverso parchi e giardini, si lanciano alla  ricerca di uova, circondati da persone mascherate da coniglio. 

In Polonia è ancora viva la tradizione della swieconka, la benedizione del cestino pasquale in segno di ringraziamento al Signore per i doni materiali e spirituali ricevuti. Il cestino, decorato con nastrini e fiori colorati, viene portato in chiesa il mattino del sabato santo, per ricevere la benedizione del prete. All’interno del cestino è possibile trovare il maslo, il burro a forma di agnello oppure di croce ed il chrzan, il rafano simbolo della passione di Cristo, nonchè la kielbasa, un tipo di salsiccia che si trova soprattutto nell’Europa orientale. Protagonista della Pasqua svizzera è di nuovo il simpatico coniglio, che porta uova di cioccolato e sorprese. L’allegro animaletto, durante la notte, provvede a nascondere i doni nel giardino di casa e la mattina di Pasqua i bambini dovranno cercarli. Sempre in Svizzera, nella località di Rougemont, ogni anno, in occasione della Pasqua, sono esposte 12 uova giganti di cioccolato a tema, come se si trattasse di vere e proprie sculture. Una tradizione quasi analoga la ritroviamo in Argentina dove, per festeggiare il mirabile evento della resurrezione di Gesù, ogni anno nella città di Bariloche si allestisce un gigantesco uovo di cioccolato, che pesa circa ottomila chilogrammi e misura fino a dieci metri d’altezza. Mediamente, per poter realizzare un tale capolavoro, ci si avvale della collaborazione di settanta pasticceri esperti.

E concludiamo con un’altra opera di notevoli dimensioni: l’omelette gigante che i Francesi preparano per la ricorrenza. Certo, non si tratta tecnicamente di un uovo pasquale, ma per poterla predisporre occorrono davvero tante uova! Ciò si verifica nella cittadina di Haux, dove per la domenica di Pasqua, nella piazza principale, si prepara una colossale omelette, al cui banchetto possono partecipare, anche in tempi diversi, più o meno un migliaio di avventori. Secondo la leggenda, ad inaugurare questa folcloristica tradizione, sarebbe stato Napoleone in persona che, dopo aver lodato la bontà del piatto locale, appunto a base di omelette, chiese che ne venisse preparata una versione gigante anche per i suoi soldati.