Il delitto del trapano: chi ha ucciso Luigia Borrelli?

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Una triste storia di cronaca, contraddistinta dalla brutalità dell’azione omicida e dal tipo di arma utilizzata. Divenuto noto come “Il delitto del trapano”, è un caso tanto inquietante quanto inspiegabile, avvolto da un alone di impenetrabilità dai contorni angoscianti.

La donna dai due volti

Genova, 1995. Luigia Borrelli è una donna di 42 anni che abita a Marassi insieme ai suoi due figli. Una signora graziosa, tranquilla, trasferitasi dalla Sardegna nel capoluogo ligure da una ventina d’anni. Appena arrivata aveva trovato lavoro come infermiera e si era dedicata a questo impiego per molto tempo prima di conoscere Mario, un magazziniere con cui instaurò una relazione dalla quale nacquero due bambini. Tutto sembrava scorrere in maniera tranquilla fino a quando il compagno decise di lasciare il lavoro e aprire un bar. Per sostenere le spese si rivolse a degli usurai, accumulando così un debito di 250 milioni di lire. Una situazione che arrivò a peggiorare quando nel Febbraio 1990 Mario venne stroncato da un infarto. Luigia si ritrova così senza il compagno di una vita al suo fianco e con un ingente somma di denaro da restituire agli strozzini.

Per riuscire a ripagare il debito si vede costretta a escogitare una soluzione che le permetta di accumulare soldi in breve tempo.

Inizia così a condurre una seconda esistenza: si fa chiamare Antonella e si prostituisce in un fondo in vico degli Indoratori. Si conquista un discreto giro di clienti: d’altronde è una donna piacevole anche dal punto di vista caratteriale, attenta al lato umano delle persone e per questo molti uomini soli o insoddisfatti si trovano bene a passare del tempo con lei. “Antonella” guadagna discretamente e arriva a pagare anche mezzo milione al giorno agli usurai. Forse inizia a intravedere la luce in fondo a quel tunnel in cui gli eventi della vita l’avevano intrappolata. Un bagliore che però sarà destinato a spegnersi per sempre.

Una morte atroce

5 Settembre. E’ un martedì e Luigia esce dalla sua abitazione per andare a lavorare. I due figli non sono a conoscenza del suo vero impiego, a loro ha raccontato che svolge l’attività di infermiera a domicilio per una signora anziana che vive nel centro di Genova.

Quando la mattina dopo la donna non risulta essere ancora rientrata a casa, la figlia si allarma e chiama il numero che la madre le ha lasciato della signora presso cui diceva di svolgere assistenza. Dall’altro capo del filo in realtà c’è la padrona del fondo che Luigia aveva affittato e in cui vendeva il suo corpo. La proprietaria si preoccupa a sua volta e decide di andare a controllare. Sul posto trova la serranda abbassata e anche la porta dell’ingresso è chiusa. Entra nella stanza e ai suoi occhi si apre uno scenario terrificante: Luigia giace supina sul pavimento, ai piedi del letto, circondata da un bagno di sangue e con un trapano piantato nel collo.

L’appartamento è immerso in un caos che dimostra l’azione violenta verificatasi in quel luogo: il televisore è a terra, all’interno del videoregistratore è presente la cassetta di un film pornografico. La borsa della donna è stata rovistata e le sono stati sottratti i soldi. Sul letto c’è uno sgabello distrutto e insanguinato.

Sopra al divano è presente la valigetta che conteneva il trapano con cui la vittima è stata uccisa.

E’ possibile tracciare il quadro dell’omicidio: prima la vittima è stata aggredita con dei pugni sul viso, successivamente le è stata scagliata sulla testa la sedia che si è rotta e infine l’assassino l’ha massacrata utilizzando il trapano come se fosse un piccone: 15 colpi con la punta di quell’accessorio spento, inflitti sul torace e sul collo.

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La furia cieca di un demone che una volta compiuto il delitto ha utilizzato il lavandino del bagno per lavarsi, lasciando dietro di sé numerose tracce del suo sangue. Nella stanza c’è un posacenere con residui di saliva e le successive analisi permetteranno di stabilire che si tratta dello stesso DNA delle tracce ematiche: il marchio genetico del killer, un soggetto sconosciuto di sesso maschile. Qualcuno che si è allontanato avendo cura di chiudere a chiave la porta e tirare giù la saracinesca.

Ma chi è il folle che ha messo in atto tutto questo?

Una vittima collaterale

Gli agenti iniziano a raccogliere le testimonianze di alcuni frequentatori della zona: alcune prostitute riferiscono di aver visto Luigia intrattenersi spesso con un uomo di mezz’età che sembrava particolarmente affezionato a lei. I Carabinieri riescono a rintracciarlo grazie alle descrizioni: viene fuori che si tratta di un infermiere, un suo ex collega con cui era rimasta in buoni rapporti. Ha un alibi più che solido, quando avvenne il delitto si trovava da tutt’altra parte.

La pista si chiude ma se ne apre subito un’altra quando gli agenti risalgono al proprietario dell’arma utilizzata per l’omicidio. Il possessore dell’attrezzo è un elettricista di 52 anni che nel tempo libero svolge lavoretti in proprio. Aveva effettuato anche delle operazioni manuali per il fondo in cui lavorava Luigia ed è durante uno di questi interventi che aveva lasciato lì il suo trapano, visto che sarebbe dovuto ritornare per completare alcune attività. Quando viene interrogato rilascia delle dichiarazioni contraddittore e oltre a ciò vengono notati dei graffi sulle sue braccia. L’uomo viene iscritto nel registro degli indagati. Il 14 Settembre alle ore 20:00 l’elettricista si dirige verso la sopraelevata di Genova, scavalca il guardrail e si butta di sotto, suicidandosi. Una tragedia che assumerà un sapore ancora più amaro quando otto giorni dopo il test del DNA lo scagionerà: non era lui l’assassino di Luigia. Il suicida aveva in tasca dei biglietti

“A lei avvocato. La ringrazio, ma non ce la faccio ad andare in galera innocente”. “Saluto tutti gli amici, sappiate che non ho fatto niente di male”. “Maresciallo, fai che la mia morte non sia stata vana. Cerca l’assassino di Antonella. Io sono innocente. So che lo troverete”. A. Casazza e M. Mauceri. Liguria criminale: 10 casi insoluti di cronaca nera . Fratelli Frilli Editori.

Una vicenda senza sfondo

Le indagini proseguono, trascorrono alcuni mesi senza sviluppi fino al sopraggiungere di un altro dramma. Anche la proprietaria del fondo dove la vittima si prostituiva viene ritrovata morta. Si è suicidata ingerendo dei barbiturici. Pare che fosse preda di una grave forma di depressione.

Una vicenda dove una serie di storie si intrecciano, con una costante in comune: la morte. Una storia maledetta che non lascia scampo e dove l’oscurità sembra non avere fine.

Gli agenti scandagliano anche la pista degli usurai: possibile che il delitto fosse opera di qualche criminale mandato sul posto per discutere dei debiti e il tutto sia degenerato? Si indagherà anche in questa direzione ma non emerge niente. La vittima stava restituendo i soldi con cadenza regolare e risulta poco probabile che i creditori la volessero uccidere proprio in quel periodo.

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Il tempo scorre inesorabile e la soluzione del caso appare sempre più inafferrabile. Per quasi dieci anni non si registrano novità fino a quando nell’agosto del 2004 arriva una lettera alla Procura di Genova. “Sono io il mostro del trapano. Anni fa ho compiuto un omicidio, non sono mai stato preso. Ho paura di finire per sempre in galera, la mia vita sta cambiando.”

Sembra che il contenuto della missiva riveli particolari noti soltanto all’assassino, tuttavia nel francobollo non c’è traccia di saliva per poter permettere una comparazione con il DNA del killer.

Dopo dieci anni arriva l’ennesima disgrazia all’interno di questa storia. Anche il figlio di Luigia, quarant’anni, si suicida gettandosi dal Ponte Monumentale di Genova.

La riapertura dell’inchiesta

Nel 2023, in seguito alla trasmissione della puntata dedicata al delitto del trapano della serie documentaristica Mostri senza nome: Genova è emersa una nuova testimonianza. La figlia di un ex collega di Luigia ha dichiarato di ricordarsi che ai tempi un primario dell’ospedale in cui lavorava tempo prima la Borrelli si era presentato sul posto di lavoro con ecchimosi e graffi. Secondo quanto riferisce sarebbe stato anche cliente della vittima e da essa avrebbe subito dei ricatti. La persona indicata era ormai morta ma è stato comunque possibile effettuare una comparazione del DNA, la quale ha dato esito negativo: non era stato lui ad ammazzare la donna.

Decodificazione di un crimine

Ma come potevano essersi svolti i fatti in quella sera di martedì 6 Settembre 1995?

E’ una parte della realtà che non conosciamo, almeno fino a questo momento. E’ possibile ipotizzare che chi si è presentato davanti alla serranda facendosi aprire non avesse assunto inizialmente un atteggiamento violento. Probabilmente c’è stata una prima fase colloquiale tra assassino e vittima, visto che entrambi fumano delle sigarette che spengono nel posacenere dell’appartamento. L’azione omicida è caotica e disorganizzata, l’assassino prima colpisce a mani nude e poi utilizza oggetti già presenti nella stanza per uccidere, il che potrebbe indicare una non premeditazione dell’atto o uno stato psichico alterato al momento della commissione del delitto.

Lo scenario sembra suggerire una situazione apparentemente comune e tranquilla nella fase iniziale e che successivamente esplode in una violenza schizofrenica del killer. Un soggetto che, una volta compiuto il massacro, tenta in maniera sorprendentemente lucida di ricomporre lo stato iniziale delle cose, richiudendo la porta a chiave, abbassando la serranda e rimettendoci il lucchetto. Come a voler dare l’impressione al mondo esterno, ma forse anche a se stesso, che in realtà non era successo niente.

Conclusione

Sono passati quasi 30 anni da quando il delitto di Luigia fece la sua comparsa nelle pagine di cronaca nostrane. La storia di una donna che aveva cambiato regione inseguendo i suoi progetti di vita e che sicuramente non si sarebbe aspettata di finire il suo percorso con un trapano infilzato in gola. Alla fine di tutto ciò ci resta l’auspicio di vedere prima o poi una risoluzione che possa portare un minimo di giustizia all’interno di questa triste storia.

Fonti:

Rai – Blu Notte – Antonella e Luigia, il delitto del trapano
A. Casazza e M. Mauceri. Liguria criminale: 10 casi insoluti di cronaca nera. Fratelli Frilli Editori.
RaiNews – Delitto del trapano, negativo il nuovo test del Dna: altre indagini della scientifica