Il ragazzo e l’airone: ringraziare Miyazaki col silenzio

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Parlando con Noemi, che è la più grande ingorda che conosco sull’argomento, ci siamo resi conto che il modo opportuno di scrivere un articolo sull’ultimo film di Hayao Miyazaki “Il ragazzo e l’airone”, è di non scriverlo. L’unica forma per rispettare la filosofia che l’autore ha creato dentro e fuori l’opera, è di non dire niente. Possiamo al massimo scegliere qualcosa che il film ci ha dato durante la proiezione, che neanche a farlo apposta, era accompagna da un vecchietto di nome Lino sulla destra, alla prima visione di un film di Miyazaki, e da un altro vecchietto di nome Enrico alla mia sinistra, che invece conosceva l’autore e gli rendeva omaggio con una folta barba bianca.

Nello scendere nel mondo di sotto del film, e risalire in quello di sopra con l’ascensore del mio condominio, sono sbucato nella terza versione de “L’isola dei morti” di Arnold Böcklin.

Il cielo, i cipressi, le rocce, la tomba, la barca e le due figure. L’interpretazione dell’opera di Böcklin abbraccia il film di Miyazaki, che a sua volta richiama Dante, che ancora nel dipinto viene illustrato nella forma di Caronte. Per tutti gli approfondimenti internet offre articoli sicuramente migliori di quelli che avrei potuto scrivere io scopiazzando qua e là.

Si trovano pochissime immagini del film, ma per chi ha intenzione di vederlo e per chi lo ha già visto, scorgerà con facilità l’isola di sopra, che poi in realtà è di sotto, oppure ne trovare una tutta sua. Non è importante. Si tratta solo di un modo scoordinato per ringraziare il maestro Hayao Miyazaki.

Grazie.