Saw X: il ritorno dell’orrore con l’unico, vero enigmista

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Il cinema horror è estremamente sensibile al tempo che passa. Spesso le pellicole si legano troppo alla cultura del momento e invecchiano male. È fisiologico. L’horror funziona solo quando riesce a risvegliare le paure e gli incubi collettivi, che tuttavia cambiano di epoca in epoca. Oggi, un’opera come L’esorcista, capolavoro che sconvolse il pubblico degli anni Settanta, è ancora perfettamente godibile per gli amanti del genere, ma può angosciare solo i più impressionabili, chi ha trascorso poche serate e notti a guardare quei film che toglievano il sonno. Nonostante i mutamenti delle emozioni umane più oscure permettano all’horror di rinnovarsi evitando spericolate sperimentazioni, il rischio che un titolo finisca in un circolo di monotonia e autocitazioni è concreto, soprattutto quando si ha a che fare con una serie che attraversa oltre due decenni, come nel caso di Saw. Eppure, il cult concepito nel 2003 dalle menti di Leigh Whannell e James Wan, poi portato avanti da più testimoni che si sono alternati alla regia, è riuscito a sopravvivere, pur tra mille difficoltà.

“Voglio fare un gioco con te”

La storia la conosciamo più o meno tutti. John Kramer, un uomo miracolosamente sopravvissuto a un tentato suicidio in seguito alla diagnosi di cancro al cervello in stadio avanzato, intrappola in giochi mortali persone che, secondo lui, non apprezzano il dono della vita e lo sprecano con condotte sbagliate e immorali. Ogni prova si svolge in edifici dimessi, e comincia quando il giocatore, dopo aver trovato e ascoltato l’audiocassetta in cui l’enigmista spiega le regole da seguire, fa la prima mossa per liberarsi dalla trappola. L’altro mezzo con cui l’enigmista comunica con i soggetti è un pupazzo inquietante a bordo di un triciclo, originariamente pensato come regalo per il figlio mai nato. Nel caso in cui il giocatore non riesca a risolvere il “puzzle” entro un tempo prestabilito, il macchinario si azionerà provocandone la morte.

L’innovazione introdotta da Wan ha portato freschezza nel filone horror-splatter: non ci troviamo di fronte a un demone malvagio o a un alieno, né al classico serial killer psicopatico anni ’80-’90; pienamente razionale, Kramer afferma più volte, anche davanti alle autorità, di non essere un omicida, e che anzi le sue trappole danno al prossimo una possibilità di riscatto, per dimostrare attaccamento alla propria esistenza. Il male non risiede nella coscienza del game master, bensì nelle colpe dei giocatori, che non si troverebbero in quella situazione se avessero agito rettamente. La vita e la morte diventano così una scelta del prigioniero, a seconda che superi o meno la prova. Mentre il suo successo sarebbe premiato da John con la libertà e “una nuova vita”, il suo fallimento non susciterebbe in quest’ultimo alcun piacere malato e lo renderebbe clamorosamente vittima di sé stesso. Game over.

SAW X (2023) Official Trailer – Tobin Bell

Teoricamente, il franchise avrebbe dovuto chiudersi nel 2010 con The Final Chapter e risparmiarci gli inutili e deludenti Legacy e Spiral, l’ottavo e il nono capitolo, lontanissimi dall’estetica e dalla suspense dei primi Saw. In effetti, la trama aveva già cominciato a essere ripetitiva e prevedibile dopo Saw III: morto John Kramer, si sono persi il carisma e l’essenza filosofica dell’enigmista; in sua assenza, i suoi allievi e successori, l’ex tossicodipendente Amanda e il detective corrotto Hoffman, si rivelano degli spietati assassini cui poco importa del codice etico di John e che intrappolano i giocatori in trappole dalle quali è pressoché impossibile liberarsi. Il concetto dell’autodeterminazione non è più fondamentale, poiché ai partecipanti non viene data una reale libertà di scelta. Anche la moglie di John, Jill Tuck, non intende proseguire i fini riabilitativi del marito, e infatti usa la trappola ricevuta in eredità per sbarazzarsi proprio di Hoffman, che però alla fine ha la meglio. Forse, l’erede più onesto dell’enigmista è il dottor Gordon Lawrence, scampato all’inferno nel primo capitolo per poi diventare il braccio destro di Kramer nella preparazione delle trappole. Il ritorno dell’architetto e ingegnere in Saw X, uscito per il grande schermo lo scorso autunno, era l’unica scelta che potesse rigenerare e restituire credibilità a una storia che non aveva più niente da dire. Inserito temporalmente tra il secondo e il terzo capitolo, il film diretto da Kevin Greutert rimette Tobin Bell (John Kramer) al centro delle vicende e Shawnie Smith (Amanda) al suo fianco, nel ruolo che meglio esalta questo personaggio complesso, bisognoso di una guida che l’aiuti a mantenere una qualche stabilità.

Nuovi elementi, vecchie regole…

Saw X è un film sensato, scritto per il 2023 ma fedele alle sue origini. Da un lato c’è un vago romance, l’emotività, la fragilità dei protagonisti che si manifesta in una scena che vede i due “unirsi” in un pianto condiviso e in un abbraccio d’amore platonico, l’umanità di John Kramer, che stringe amicizia con un bambino (l’innocenza!) e induce lo spettatore a passare dal livello della stima a quello dell’empatia; dall’altro ritroviamo il cinismo di Jigsaw, l’enigmista alle prese con un gruppo di finti medici che lo hanno ingannato, arricchendosi sulla sua pelle e quella di altri pazienti. La logica resiste e non cede al desiderio di vendetta. Anche qui, il gioco non è una punizione, bensì un insegnamento a vivere diversamente.

Aiuto le persone a superare gli ostacoli che arrivano dal loro interno. Li aiuto ad apportare dei cambiamenti positivi nelle loro vite

John Kramer alla dottoressa Pederson, prima di smascherarla

La grande differenza rispetto agli altri Saw è che stavolta John Kramer si mostra ai giocatori, li osserva in prima persona. Le regole, invece, sono sempre le stesse, così come il conto da pagare per chi non le rispetta:

Le regole sono regole. Le conseguenze per chi le trasgredisce saranno terribili

Ancora una volta, i giocatori sono posti davanti a un tremendo dilemma. Se rifiutarsi di giocare sarebbe insensato, poiché significherebbe restare bloccati nella trappola e condannarsi a una vita insensata, immobile, in attesa della morte, accettare la sfida implica la necessità di procurarsi un dolore fisico insopportabile per liberarsi. In ogni caso, non è mai Jigsaw a decidere: “Vivere o morire, a te la scelta!”.

Dal punto di vista tecnico, Saw X recupera gli elementi splatter che negli ultimi capitoli si erano ridotti, e non accenna alla minima tentazione di lesinare scene cruente e colpi di scena. Qualche buco di trama è stato riempito, tanti altri rimangono. Di certo c’è che John Kramer è la ricchezza e il limite di Saw, ed è difficile immaginarsi altri pezzi di storia cronologicamente successivi alla sua morte. Al di là di possibili prequel e spin-off, c’è un futuro per la serie?