Dell’assoluto

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Il Nulla è lo stato paradossale e parossistico del Tutto; è tutto ciò che non è il Tutto, compreso il Tutto.

Il Tutto sminuisce il Nulla, ne è un’unghia laccata, la caricatura beffarda, viene ingannato dal Nulla e reso inutile, inetto, incapace, foriero sempre di metamorfosi.

Non c’è corrispondenza fra Tutto e Nulla, il Tutto è una parte mancante del Nulla, è carenza di Nulla. Come fa il Tutto a diventare la carenza di Nulla?

Il postulante del Nulla?

Gottfried Helnwein, The Golden Age 39 (Marilyn Manson), Fotografia, 2003

Proprio con la metamorfosi che perpetra l’inganno continuo e onnipotente provocato dalla sé/parazione dal Nulla.

Il Tutto è forse la cancrena del Nulla?

Esso deriva dall’autolimitazione del Nulla.

Dall’autolimitarsi del Nulla.

Il Nulla dimora in sé, perfetto specchio finché la sua perfezione non coincide più con gli infiniti sé specchiantisi. Il Tutto nasce da un’imperfezione del Nulla, da uno sguardo che nasce spezzando un frammento di specchio; quel frammento è il Tutto, che vaga perduto alla ricerca di tutti gli altri frammenti. Il frammento è un’imperfezione.

Quest’imperfezione è il nulla del Nulla che si autolimita, che cioè perde l’Assoluto, la Quiete.

Il Tutto è una violazione d’Assoluto.

Nicola Samorì, Ultima Scena, olio su tela applicata su tavola, 40×60, 2020, omonimo nonchè modello del grande dipinto,190×350

Che cosa può violare il Nulla se non se stesso, l’Assoluto?

L’Assoluto nega il Tutto e proprio nel negarlo, scheggia un frammento di Nulla.

Il Nulla pertanto inizia. Ma questo Inizio deve ancora iniziare, perché non è mai iniziato.

Il Nulla torna verso se stesso, l’Assoluto, ed è in questo che si abbraccia il dispiegarsi di tutti gli Inizi che non trovano mai inizio, fra i quali l’andare degli enti verso l’inizio. Niente è necessario, perché Tutto è necessario. Se Tutto è, perché ingannato dal Nulla, è il Nulla che inganna se stesso, Tutto dunque è nel Nulla, senza dubbio e senza necessità, ma come autolimitarsi dell’Assoluto.

Il Tutto è radicalmente impossibile. È possibile soltanto perché determinato come impossibile, già deciso nell’Assoluto, che è l’Onnideterminazione, la trascendenza della impossibilità.

La libertà è solo nel Nulla.

Il Nulla e il Tutto sono dunque la stessa cosa, sono l’Uno Assoluto, e dunque ciò che è, l’ente appartiene sia alla dimensione del tutto sia che a quella del Nulla, nell’uno attivo, nell’altra in potenza, nell’uno come nell’altra, ad infinita ed eterna illibera manifestazione e misura.  

È il commisurato – il Pensiero – che non può entrare nell’incommensurabile (pur essendone espressione di autolimitazione, tutto ciò che non accede all’Assoluto in quanto ne è autolimitazione), ma ne può ipotizzare l’alterità, l’illimitatezza, proprio essendo ciò che vi si determina.

Che cosa, che cos’è che determina il Pensiero assoluto nel pensiero?

La coscienza Assoluta nelle coscienze finite?

Alfio Giurato, Testa, olio su carta applicata su tela, 100×70, 2017

L’illimitato che si autolimita, l’imperturbabile che si autoinquieta, l’accesso dell’infinito al finito che apre e disvela la finitezza come autolimitazione dell’infinitezza, ciò che rende Nulla e Tutto possibili, infinito attuarsi dell’Assoluto in Sé come Potenza.

Nell’incommensurabile è possibile dunque la decadenza, il decadimento, la corruzione, che avviene perché nel momento stesso in cui è Uscita, l’Assoluto è Entrata, e dalla divaricazione tra le due componenti si crea un’Energia infinita (che si potrebbe definire “Amore”, slancio Assoluto), la Potenzialità Infinita si dispiega nell’Inizio di ogni inizio.

E nel principiare di questa Potenza che Tutto diventa Nulla e viceversa, e l’Amore si dispiega nella sua Inesistenza, come Inesistenza. L’Energia si dispiega e si annulla. Il Nulla e il Tutto sono impossibili, sono la negazione dell’Assoluto che vi si autolimita creando l’Inizio Assoluto, perché l’Assoluto tutto può, rendendo possibile l’impossibile, e cioè il Tutto il Nulla e viceversa.

© Massimo Pamio, 2023
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