Maria Maddalena Berruti: il cioccolatino mortale e un inspiegabile omicidio

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La storia di Maria Maddalena Berruti si dipana nel tempo, attraversa due epoche ed è accompagnata da una costante: la morte. Una morte dolorosa e straziante, un terribile destino che si ripresenta a distanza di mezzo secolo. Se non fosse accaduta realmente penseremmo alla trama enigmatica di un giallo, in stile Agatha Christie, invece è un terribile fatto di cronaca verificatosi più di trent’anni fa nel nostro paese.

Genova, 1987.

In un palazzo situato in Via Colombo arrivano i Vigili del Fuoco. A richiedere il loro intervento è stata la portinaia, in quanto da diversi giorni non ha più notizie dell’inquilina del terzo piano. La signora Maria Maddalena Berruti, vedova di 83 anni che nessuno ha più visto uscire dall’appartamento e che non risponde al campanello di casa.

Gli operatori entrano nell’abitazione, trovandosi davanti a una scena straziante: la donna giace prona sul pavimento, senza vita. Sul collo le è stata annodata una corda di nylon, quelle che vengono solitamente utilizzate per stendere i panni e che la signora conservava in grandi quantità all’interno della casa. L’assassino l’ha strangolata da dietro.

Sulle prime gli agenti pensano all’azione di un ladro, una rapina a casa di una persona anziana con conseguente omicidio a scopo di tacitazione del testimone. Uno scenario molto comune, purtroppo. Tuttavia c’è qualcosa che non quadra. Nell’appartamento non ci sono segni di effrazione, i gioielli e i contanti non sono stati sottratti. Infine c’è un elemento piuttosto bizzarro: la dimora è tempestata di macchie di vernice spray verde, sparse sui muri, sui mobili, sugli oggetti, persino sulle chiavi di casa. Una situazione anomala e inspiegabile. Quale ladro si metterebbe mai a perdere del tempo sulla scena del crimine per imbrattarla di vernice? Forse allora la matrice dell’omicidio è diversa. Torneremo più avanti su questo punto.

Prima però, occorre capire qualcosa di più sulla vittima. È quello che fanno anche gli inquirenti, percorrendo a ritroso la vita di una tranquilla signora ultraottantenne che abitava da sola e non amava parlare di sé. E’ in questo modo che emerge una storia che ci porta a fare un salto indietro di 50 anni.

17 Maggio 1937. Una giovane Maria Maddalena Berruti sta passeggiando per il centro di Genova. Maria non è certo una donna che passa inosservata. E’ bella, avvenente e veste bene. Per questo motivo la notano anche due ragazzi di vent’anni, Guido De Grandis e Mario Fulpiani, dei giovani di buona famiglia attratti dalla vita di lusso e alla ricerca di emozioni forti. Sulle loro teste pende un debito che hanno contratto dopo aver noleggiato una macchina costosa e che devono saldare il più presto possibile. Per trovare i soldi hanno escogitato un piano diabolico: riempire un cioccolato con della stricnina, un veleno altamente tossico, offrirlo a una signora apparentemente ricca, convincerla a farsi ospitare nella sua casa cosicché una volta che il veleno fosse entrato in circolo avrebbe perso i sensi e loro sarebbero stati liberi di svaligiarle la casa.

Maria Maddalena è la vittima scelta dalla coppia, i due si avvicinano, le danno il cioccolatino e fanno la loro proposta. La Berruti però rifiuta portando via nella sua borsa il dolcetto. Torna a casa e lo offre alla figlia, Irma, di dodici anni. La bambina lo mangia e poco dopo comincia a sentirsi male, viene portata in ospedale dove perderà la vita dopo ore di atroci sofferenze. Una tragedia straziante.

Maria, colpita da un grandissimo dolore, riferisce l’accaduto alla Polizia. In poco tempo i due ragazzi vengono individuati e arrestati. Saranno processati e condannati a 20 anni di carcere. De Grandis si suiciderà in prigione, preda del rimorso che lo stava divorando dall’interno. Fulpiani invece sconterà tutta la pena e una volta uscito di galera si costruirà una nuova vita fino a che non verrà stroncato da un infarto nel 1986.

Una vicenda incredibile, un incubo dai tratti surreali che ha coinvolto numerose esistenze. Uno spartiacque nella vita di Maria Maddalena, attanagliata dai sensi di colpa per aver donato quel cioccolatino a sua figlia. Una parte di lei se ne era andata quel giorno e ha continuato a portare con sé quel dolore con grande dignità e riservatezza per il resto dei suoi anni.

Possibile che questa triste storia abbia qualcosa a che fare con quello che è accaduto 50 anni dopo? La responsabilità dei ragazzi dell’epoca è da escludere, vista la loro morte precedente al delitto Berruti. Viene da chiedersi piuttosto se è plausibile che qualcuno possa esser venuto a conoscenza di questa vicenda dopo tanto tempo e per qualche motivo abbia deciso di mettere in pratica quel terribile omicidio. E’ un’ipotesi che resta aperta, senza dimenticare che le coincidenze esistono e magari quel fatto risalente al 1937 non ha niente a che vedere con l’assassinio.

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Torniamo adesso sull’elemento più particolare presente sulla scena del crimine: quella vernice verde a cui nessuno ha saputo dare un significato. Durante le indagini emerge che in un cinema a luci rosse, situato nelle vicinanze dell’abitazione di Maria, erano state imbrattate le locandine dei film con una vernice spray identica a quella presente sul luogo del delitto. Si fa strada l’idea che nella zona si aggiri uno psicopatico che attribuisce un significato particolare a quelle macchie verdi, come a voler simboleggiare una sorta di purificazione o chissà cos’altro. Gli agenti indagano tra i frequentatori del cinema e gli habitué della vita notturna nella zona, ma non emerge niente. Possibile che chi ha deturpato le locandine del cinema fosse la stessa persona che ha lasciato quei segni in casa della Berruti? La singolarità del gesto farebbe pensare che si tratti del medesimo soggetto, ciononostante in mancanza di riscontri concreti tutte le variabili restano aperte.

L’inchiesta prosegue, gli inquirenti passano al setaccio ogni pista ma gli esiti non sono positivi per la soluzione del caso, motivo per cui l’indagine viene chiusa. Difficile riuscire a tracciare una linea su ciò che poteva essere accaduto. Maria conosceva il suo assassino? Lo aveva fatto entrare lei in casa oppure era stata colta di sorpresa da un intruso? Perché era stata uccisa? Tante domande che restano sospese.

Con il passare del tempo la vicenda finisce sempre più lontana dai riflettori fino a quando, molti anni dopo, emerge un particolare inedito. Un evento che viene riportato in un libro in cui Don Andrea Gallo racconta la sua biografia. Il prete riferisce di una confessione che raccolse da un uomo, il quale ammise di essere l’assassino di Maria Maddalena. Si trattava di uno sbandato che, secondo le sue dichiarazioni, si era intrufolato nella casa della signora per rubare. Il soggetto ricevette l’assoluzione e di lui non si è mai saputo più niente. Era realmente l’assassino oppure si trattava di un mitomane? E se si era introdotto nell’abitazione per rubare, perché non aveva sottratto i contanti e i gioielli? E come si spiegano le macchie di vernice verde?

Qualunque sia la verità, ad oggi l’omicidio di Maria Maddalena Berruti resta irrisolto, avvolto da una serie di elementi che rimangono senza spiegazione. Un rompicapo dove non si riescono ad incastrare le pedine nella maniera giusta e alla fine si ha l’impressione di essere tornati al punto di partenza. Ci auguriamo che in futuro possano arrivare delle risposte e che la memoria di Maria possa avere la giustizia che merita.

Fonti:

Mostri senza nome – Genova – La maledizione del cioccolatino – Crime + Investigation

Delitti e misfatti Angela Di Pietro – Il cioccolatino avvelenato

Archivio La Stampa