Poesia senza tempo: la Camera Sul Vuoto di Bruno Galluccio

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Bruno Galluccio introduce nella poesia italiana il simbolismo della narrazione scientifica: un mondo di parole e di concetti, di ritmo, di postura.

Significati e concetti nuovi, figli di idee, a loro volta immaginate, che arricchiscono l’universo del suo io creativo.

Il ritmo ricorda quello degli enunciati fisici e matematici. Lento, calmo, che penetra con rigore, parola dopo parola, quasi con autorevolezza, con un senso di religiosità laica e matematica, magica del mondo.

Nella sua poesia c’è un connaturato senso della scoperta, o del racconto di essa, mostrando l’universalità degli accadimenti e delle vite. Si sviluppa una sorta di dialogo, di dualità, lungo il binario della sua sensibilità di poeta. Anima e scienza, viaggio e racconto del viaggio, concetti astratti e vissuto.

La sua poesia è intrisa di un senza tempo, dell’infinito, dello spazio microscopico, di sentimenti paralleli, di buio e di luce che attorniano le nostre anime.

Articolo pubblicato originariamente su arturosanninoblog.it e concesso ad Auralcrave per la ripubblicazione.