Poliziotto e serial killer: il “lupo mannaro” Mikhail Popkov

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Estate 1992. La Polizia di Angarsk, nella Russia siberiana, riceve la chiamata di un uomo che in preda al terrore dichiara di aver rinvenuto il corpo di una ragazza in una foresta della zona. Facendo seguito alla segnalazione gli ispettori giungono sul posto indicato e constatano con sgomento la presenza di una giovane donna barbaramente uccisa.

Un delitto efferato e inspiegabile. Gli inquirenti avviano le indagini alla ricerca di possibili piste in grado di portare al responsabile, tuttavia l’inchiesta raggiunse un punto morto e il caso divenne irrisolto.

Nessuno sapeva che si trattava del primo omicidio di quello che sarebbe diventato uno dei serial killer più prolifici e perversi della storia Russa.

Negli anni seguenti si verificherà una lunga catena di delitti tra le zone di Angarsk, Vladivostok e Irsuk.

Le vittime sono donne tra i 16 e i 40 anni. I cadaveri presentano segni di violenza sessuale e la causa di morte varia tra colpi di coltello, ascia, martello, cacciavite, mazza da baseball. L’assassino infierisce sulle malcapitate massacrandole oltre l’inverosimile. I corpi talvolta presentano segni di morsi, per questo motivo il serial killer viene soprannominato “Il lupo mannaro”

Un soggetto totalmente folle e deviato, carico di una bestialità che non conosce limiti.

Gli inquirenti formano una task force dedicata alla ricerca di questo criminale. Dalle scene dei delitti viene estratto del materiale genetico dell’aggressore, tuttavia le indagini non portano da nessuna parte.

Improvvisamente all’inizio del nuovo millennio gli omicidi si fermano. “Il lupo mannaro” sembra aver fortunatamente interrotto il suo percorso di morte.

Con il passare del tempo la vicenda si raffredda e nei mesi successivi non si registreranno sviluppi. Tuttavia nel 2002 le indagini vengono riaperte.

C’è un particolare su molte scene del crimine che desta una certa attenzione: la presenza di tracce degli pneumatici di una Lada 4 x 4, un veicolo utilizzato dai membri delle forze dell’ordine. Emerge un angosciante sospetto: il serial killer è una persona interna all’ambiente investigativo?

Seguendo questa ipotesi e con l’aiuto dell’evoluzione delle scienze forensi vengono sottoposti al test del DNA 3.500 ufficiali ed ex membri della Polizia.

Grazie a questo screening nel 2012 avviene la svolta.

Uno dei campioni estratti corrisponde esattamente alle tracce genetiche lasciate dall’assassino sulle scene del crimine. Si tratta di Mikhail Popkov, 48 anni, un ex poliziotto che lavora come guardia di sicurezza per un impianto chimico e petrolifero.

Una scoperta amara. Il “lupo mannaro” era sempre stato a un passo da chi gli dava la caccia, riuscendo a passare inosservato.

Mikhail Popkov

Nato il 7 Marzo 1964 a Norilsk. Da piccolo si sposta con la famiglia per andare a vivere ad Angarsk.

Il resto della sua infanzia e adolescenza non è conosciuto, quello che sappiamo è che intorno ai 20 anni entra nella Polizia ed è qui che conosce Elena, la sua futura moglie. La loro relazione culmina in matrimonio e i due danno alla luce una figlia chiamata Ekaterina.

La vita di Mikhail sembra a tutti gli effetti soddisfacente: una bella famiglia, delle buone amicizie e una posizione lavorativa di tutto rispetto. È riconosciuto dai colleghi come un uomo socievole, appassionato di sport, caratterialmente estroverso e scherzoso.

Non è chiaro da dove abbiano avuto origine le perversioni che lo avrebbero trasformato in un futuro serial killer, tuttavia c’è un episodio che ha fatto da spartiacque nella sua esistenza.

Nel 1992, facendo ritorno a casa, Mikhail sorprende la moglie in compagnia di un suo collega. I due stanno parlando tranquillamente e la situazione non appare così anomala, tuttavia Popkov si accorge che nel cestino della spazzatura sono stati gettati due preservativi usati. Una circostanza che fa convincere l’uomo di essere stato tradito, facendolo calare definitivamente in un vortice di follia che si sarebbe espanso con conseguenze devastanti.

Decide a questo punto di escogitare una sorta di “punizione” per tutte quelle donne che, secondo lui, non rispettavano una certa morale.

Inizia ad aggirarsi di notte con la sua divisa e la volante da poliziotto, dando la caccia alle ragazze che si aggiravano da sole. Quando individuava la vittima si accostava ad essa, offrendole un passaggio. Una volta fatta salire Popkov la conduceva in una zona boschiva dove la uccideva. Non utilizzava sempre gli stessi strumenti per compiere i delitti ma cambiava in base alle circostanze, in quanto si avvaleva delle armi che erano state confiscate dalle forze dell’ordine. Quello che non cambiava era invece la ferocia con cui si accaniva sulle donne: tutte venivano martoriate brutalmente. In un’occasione decapitò una ragazza mentre in un altro delitto estrasse il cuore della vittima. Dopo averle uccise abusava sessualmente dei cadaveri.

Conduce questa folle “missione” fino al 2000, quando contrae la sifilide e si vede costretto a smettere.

In alcune occasioni aveva partecipato ai sopralluoghi delle sue stesse scene del crimine in qualità di ufficiale di Polizia.

Nel 1998 si licenziò dalle forze dell’ordine e iniziò a lavorare come guardia di sicurezza.

La condanna

Nel Gennaio 2015 Popkov viene riconosciuto colpevole di 22 omicidi e condannato all’ergastolo. Ma non finisce qui, dato che nel 2017 il sentenziato confessa altri 59 omicidi. I successivi accertamenti riusciranno a dimostrare la sua colpevolezza per 56 di essi, che lo porteranno ad essere condannato a un secondo ergastolo, il 10 Dicembre 2018.

Con almeno 78 vittime alle spalle Mikhail Popkov è ai giorni nostri rinchiuso nella Black Dolphin Prison, una delle carceri di sicurezza più dure di tutta la Russia. Passerà i primi 15 anni della condanna in isolamento. In galera continua a tenersi in forma ed è tuttora capace di fare 50 trazioni alla sbarra.

Alla fine di questa vicenda rimane particolarmente impresso il fatto di come questo assassino sia riuscito a condurre una doppia esistenza per molti anni. Da una parte il bravo padre di famiglia, impegnato in un mestiere per garantire la sicurezza dei cittadini e dall’altra un maniaco omicida che compiva atti inimmaginabili, straziando un enorme numero di vite umane.

L’unica nota rassicurante di tutta questa storia è che Mikhail Popkov sia stato catturato e che non possa più nuocere, trovandosi rinchiuso in un carcere da cui non uscirà più.

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Fonti:

medium.com – ‘The Werewolf’ killer who slaughtered women for two decades — Mikhail Popkov
mrandmrsmurder.com – EP8: Mikhail Popkov
reddit.com – Mikhail Popkov-serial killer in uniform (78-83 murders)