La magia di Macao… o stregati dallo smartphone?

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Chi visita Macao, l’ex colonia portoghese che mescola palazzi europei cinquecenteschi e case affastellate in stile cinese, è diviso tra due mondi. Può godersi le meraviglie architettoniche della SAR odierna o le prelibatezze della sua cucina fusion, come il celebre pollo africano o i tortini alla crema pasticcera per cui il primato è conteso con la vicina Hong Kong. Oppure recarsi nella metà a sud di Cotai, una delle capitali mondiali del gioco d’azzardo, dove la concentrazione di casinò è pari solo ai fitti grattacieli del centro storico. Con un’ambientazione simile, come si può pensare che un turista rinunci all’opportunità di mettere insieme gastronomia, architettura e la possibilità di tornare in patria milionario per scaricare una app? Se si guarda, però, al fatturato di Bet22 e di decine tra le altre piattaforme per il gioco online più famose, ci si rende conto che questo mondo virtuale, in fondo, qualcosa di speciale deve avere per fare breccia sulle persone.

Macao non ha bisogno di introduzioni o di costose campagne di marketing. Le sue Avenidas con azulejos, le ville abbarbicate sulle colline e i ristoranti di pesce sulla baia bastano a convincere anche i giocatori più esigenti. Per un casinò, dire di avere sede nell’ex colonia è una carta di presentazione più che sufficiente per attrarre un flusso continuo di nuovi visitatori, casuali o affezionati, esperti o alle prime armi. Il ristorante di pesce dove hanno mangiato ieri può offrire un bonus per i giri alle slot di oggi, e viceversa il tavolo da blackjack di stasera può portare a una colazione gratis a base di dolci tipici domattina. Così funziona l’indotto dei casinò tradizionali, mentre i siti devono spendere ingenti capitali per promuovere sé stessi sulla rete. Questo senza mettere in conto la difficoltà aggiuntiva di doversi spesso misurare con legislazioni restrittive su questo tipo di contenuti o sulla concorrenza spietata di migliaia di altri pesci nell’oceano del gioco d’azzardo.

Il Wynn Palace, uno dei casinò più grandiosi dell’ex colonia, è una successione di marmi, eleganti caffè, pizzerie italiane e ristoranti thailandesi, dove i visitatori possono trascorrere anche giorni interi senza mai uscirne. Diversa è la vita del gioco online, dove sono sufficienti pochi secondi in più nel caricamento di una pagina, un pulsante che non funziona al primo click o una live chat non immediata a far perdere un utente a favore di un altro concorrente, e così via. La discriminante per il successo o il fallimento di una piattaforma in rete non sono fontane e fine Venezie da fotografia, ma una squadra tecnica stellare che garantisca un funzionamento perfetto al millisecondo.

Non sorprende, forse, visto che si tratta di una delle motivazioni principali del gioco d’azzardo, ma è proprio il denaro a distogliere gli utenti dagli splendori di Macao e portarli online. Se le sale del Wynn Palace o del Venetian richiedono di alzarsi e recarsi agli sportelli dedicati per depositare contanti e continuare a giocare, siti e app non richiedono alcuno sforzo. Basta infatti collegare il proprio metodo di pagamento preferito per poter ricaricare in automatico il proprio portafoglio elettronico, senza dover fare nulla, se non forse cliccare su un pulsante per approvare la transazione. Le piattaforme da gioco offrono inoltre una selezione di opzioni che i casinò non potranno mai pareggiare: da valute multiple come euro o dollari alle carte PostePay per gli italiani o le monete digitali per gli appassionati di Bitcoin e affini.

I detrattori della modalità online si lamentano per la spersonalizzazione dell’esperienza di gioco, che lascia gli utenti di fronte a un dispositivo elettronico senza emozioni. Questa critica era forse valida dieci anni fa, ma è certamente difficile da sostenere al giorno d’oggi in cui aziende leader del calibro di Atmosfera hanno creato un sistema di streaming per portare i croupier delle migliori sale sugli schermi di tutto il pianeta. Una pausa caffè o una mattina di pioggia sul divano di casa si può trasformare in un’esclusiva partita di poker, seduti virtualmente a fianco di giocatori russi, indiani, cinesi o peruviani, dialogandoci insieme o parlando direttamente con il croupier.

Con le operazioni quasi interamente trasportate online, è facile capire perché il fatturato delle aziende del gioco virtuale sia crescita vertiginosa e non accenni a incrinarsi, neppure, o anzi soprattutto, nei recenti anni di pandemia. Con una struttura ridotta all’osso, rispetto all’elefantiaca organizzazione di un casinò del calibro dei Venetian con decine di migliaia di dipendenti e metri quadrati da mantenere, le piattaforme possono indirizzare i propri investimenti a rimpinguare e ampliare l’offerta di giochi. Che, in fondo, è ciò a cui gli utenti tengono di più.

Insomma, se le battaglie sembrano avere esiti pari, chi vince alla fine la guerra? La risposta è entrambi. Perché ci saranno sempre persone che vogliono ammirare le rovine della Cattedrale di Macao prima di scommettere e altre per cui la comodità del proprio smartphone è il valore più importante.