L’illusione della libertà: Robert Hansen, il cacciatore di esseri umani

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A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 i paesaggi dell’Alaska vennero sconvolti da un serial killer il cui modus operandi rimane unico nel panorama mondiale. Un metodo di azione tanto sadico quanto spietato, elaborato da un soggetto che per un decennio ha seminato il terrore nella zona, portando alla fine di giovani esistenze.

I delitti di Anchorage

Tutto ha inizio il 21 Luglio 1980, quando nei pressi del lago Eklutna viene scoperto il corpo senza vita di una giovane donna. La ragazza è stata accoltellata numerose volte alla schiena. Tramite i successivi rilievi viene stabilito che la vittima aveva un’età compresa tra i 16 e i 25 anni. Non sarà possibile ricostruire la sua identità e verrà formalmente riconosciuta come “Eklutna Annie”. Anche il nome del suo assassino è momentaneamente avvolto dal mistero.

Passano poche settimane quando un cadavere affiora nelle vicinanze del fiume Knik. La vittima stavolta sarà identificata. Si chiama Joanna Messina, ha 24 anni e il suo corpo era stato posizionato in una cava di ghiaia.

Due omicidi scoperti nel giro di una manciata di giorni. Il sospetto è che entrambi gli episodi siano in qualche modo collegati e che nella zona stia accadendo qualcosa di sinistro. Qualche mese dopo giungeranno ulteriori conferme a supporto di questa tesi.

Settembre 1982. Due poliziotti fuori servizio rinvengono il corpo di una giovane donna, sempre nei pressi del Knik. La ragazza è stata attinta da colpi di proiettile alla testa. La vittima si chiama Sherry Morrow, 23 anni. Attraverso le analisi della scena del crimine emerge un particolare piuttosto bizzarro: sembrerebbe che Sherry sia stata spogliata prima di essere uccisa e che dopo l’omicidio il suo assassino l’abbia rivestita.

Gli investigatori sono ormai convinti che dietro a queste tre morti ci sia un’unica mano. La mano di un killer letale e perverso che deve essere fermato il prima possibile.

Passa un altro anno quando nel Settembre 1983 viene scoperto un quarto cadavere. Paula Goulding, uccisa nella stessa area e con le stesse modalità di Sherry.

L’intera faccenda è sempre più allarmante e a questo punto l’FBI viene coinvolta nell’indagine. A dare il suo contributo c’è anche John Douglas, celebre esperto di criminal profiling. È lui a stilare un profilo del serial killer. Secondo Douglas l’omicida ha circa 40 anni e soffre di un complesso di inferiorità dovuto a un passato in cui ha subito dei rifiuti. È una persona rispettata all’interno della comunità, ciononostante potrebbe avere una storia di reati alle spalle. Probabilmente si tratta di un cacciatore esperto e avrebbe conservato dei trofei dalle sue vittime.

Questo profilo sembra essere la descrizione perfetta di un soggetto attenzionato dal team di investigatori assegnati al caso. Un uomo che ha destato molti sospetti in seguito alla testimonianza di una giovane donna.

L’assalto a Cindy Paulson

13 Giugno 1983. Alla stazione della Polizia di Anchorage giunge la chiamata di un camionista, il quale dichiara di aver dato un passaggio in hotel a una ragazza che lo aveva fermato sulla Sixth Avenue in evidente stato di agitazione, parzialmente svestita e ammanettata.

Seguendo le indicazioni del testimone gli agenti localizzano la giovane. Si chiama Cindy Paulson, ha 17 anni e una storia sconvolgente da raccontare agli inquirenti. Cindy lavorava come prostituta nella zona di Anchorage e quel giorno era stata abbordata da un uomo, dall’atteggiamento timido, che l’aveva fatta salire sulla sua auto dopo averle offerto 200 dollari per una prestazione di sesso orale.

I due si erano appartati e dopo il servizio il soggetto aveva improvvisamente estratto una pistola, forzando Cindy a seguirlo fino alla sua abitazione. Una volta entrati nella casa l’uomo la violentò sessualmente e dopo aver finito la portò nel seminterrato, incatenandola a una trave e facendole passare la nottata lì.

Qualche ora dopo il suo sequestratore disse di volerle far vedere la sua cabina e per questo la fece uscire dall’abitazione per portarla nel suo aereo, che si trovava all’aeroporto di Merrill. Partirono in macchina e una volta arrivati il soggetto uscì dal veicolo per preparare tutto il necessario per il volo. Approfittando di questo momento Cindy riuscì a uscire dall’automobile e darsi alla fuga, raggiungendo la strada e chiedendo aiuto al camionista.

Attraverso una breve indagine gli agenti riuscirono a risalire al nome dell’assalitore che aveva tenuto in ostaggio la ragazza. Robert Hansen, proprietario di un forno a Anchelor.

Venne interrogato dagli inquirenti, fornendo un alibi per quel giorno che verrà confermato anche da alcuni suoi amici. L’uomo si dimostrò collaborativo e accettò che venissero effettuate delle ricerche all’interno della sua casa. La Polizia non trovò niente che potesse incolparlo. A questo punto alcuni ispettori cominciarono a dubitare del racconto di Cindy e la vicenda venne presto accantonata.

Tuttavia gli agenti dell’Alaska State Troopers che stavano investigando sugli omicidi irrisolti della zona avevano sempre considerato particolarmente sospetta la posizione di Hansen. Quando anche il profilo redatto da John Douglas sembrò supportare il loro presentimento, decisero di perquisire l’abitazione dell’uomo.

La ricerca portò alla scoperta di una mappa dove erano state segnate con una croce 24 zone diverse. Gli inquirenti realizzarono che 4 croci corrispondevano esattamente ai luoghi dove erano stati rinvenuti i cadaveri delle donne uccise. Proseguendo nell’ispezione vengono trovate una serie di armi da fuoco nascoste all’interno della dimora, una delle quali corrispondeva perfettamente a quella descritta da Cindy.

Robert Hansen viene immediatamente arrestato.

Robert Hansen

Nato a Estheville, nell’Iowa, il 15 Febbraio 1939. Figlio di genitori di origine danese, suo padre è titolare di un forno. Gli anni della gioventù sono piuttosto complicati per Robert. Il ragazzo soffre di balbuzie e di una pesante forma di acne che gli segna il volto. A causa di queste difficoltà è spesso vittima di attacchi di bullismo e viene costantemente rifiutato dalle ragazze.

Questi continui soprusi e delusioni lo spingeranno a rifugiarsi sempre di più nella solitudine per cercare un po’ di pace. È in questo periodo che comincia ad appassionarsi alla caccia all’aria aperta, attività che lo distrae dai problemi quotidiani.

Nel 1957 si arruola nell’esercito e dopo il servizio militare trova lavoro nella città di Pocahontas, dove conosce la sua prima moglie. Inizialmente tutto sembra andare per il verso giusto ma poco tempo dopo inizieranno a manifestarsi i primi segnali di una tendenza di Robert verso il crimine.

Nell’inverno del 1960 viene arrestato per aver dato fuoco a uno scuolabus, atto per cui verrà condannato a tre anni di prigione. Durante la detenzione gli sarà diagnosticato un disturbo bipolare alternato a episodi schizofrenici. Alla fine sconterà 20 mesi in carcere, durante i quali la moglie chiede e ottiene il divorzio.

Negli anni successivi si renderà protagonista di alcuni furti che gli costeranno il ritorno in galera per un breve periodo di tempo.

Nel 1963 conosce Darla, un’insegnante che diventerà la sua seconda moglie. La coppia si trasferisce ad Anchorage e dal loro rapporto nasceranno due figli. La vita di Hansen sembra aver preso una piega serena e normale, tuttavia alcune sue inclinazioni tutt’altro che rassicuranti continueranno a manifestarsi. Nel Dicembre 1971 viene arrestato per lo stupro di una prostituta e per il rapimento e tentata aggressione ai danni di una casalinga. Verrà condannato a 5 anni di carcere ma alla fine sconterà soltanto sei mesi, dopodiché sarà mandato in un istituto per la riabilitazione dei criminali.

Al termine di questo periodo la situazione non sarà migliorata in quanto nel 1976 viene nuovamente imprigionato dopo aver rubato una motosega da un grande magazzino. Sarà sentenziato a 5 anni di detenzione, ma a causa del suo disturbo bipolare la pena verrà ridotta a un anno.

Una volta scontata la condanna cercherà di ripulirsi l’immagine e sembrerà riuscire a trovare una sorta di stabilità nella sua vita. Apre un negozio di panetteria all’interno di un centro commerciale di Anchorage, continuando in questo modo la tradizione lavorativa del padre. All’interno della comunità è riconosciuto come un tipo tranquillo, gentile, disponibile e con una grande passione per la caccia che lo ha accompagnato per molti anni della sua esistenza.

Ma dietro a questa apparenza Robert nasconde un segreto di cui soltanto lui è al corrente. Un’attività sanguinaria che sta portando avanti da molti anni.

Hansen non era mai riuscito a superare i fantasmi dell’adolescenza che gli avevano causato una profonda lacerazione nell’anima e aveva meditato per molto tempo una forma di vendetta verso l’intero genere femminile, che considerava come la ragione di tutti i suoi mali.

Studiò nei minimi dettagli il suo piano e a partire dal 1971 cominciò a prendere di mira prostitute e ballerine di locali notturni della zona. Prima selezionava la vittima per rapirla e portarla nel suo aereo privato, tramite il quale raggiungevano la sua capanna, situata nelle remote zone selvagge dell’Alaska.

In questo luogo le malcapitate venivano violentate sessualmente e se non opponevano resistenza una volta consumato l’atto venivano riportate indietro. Se invece la donna provava a ribellarsi, Hansen metteva in campo il suo folle piano.

Inizialmente le lasciava libere di scappare attraverso la fitta vegetazione delle zone in prossimità della sua cabina. Una volta concesso un po’ di tempo di vantaggio alla sua “preda”, il serial killer instaurava una vera e propria caccia, armato di un fucile e un coltello, mettendosi alla ricerca della sua vittima.

Le donne che si ritrovavano in questa situazione passavano minuti e ore di terrore, cercando di scappare e nascondersi dal pazzo cacciatore di esseri umani, fino a quando non venivano localizzate dallo stesso, che le uccideva a colpi di arma da fuoco oppure tramite accoltellamento.

La condanna

Appena venne arrestato Hansen tentò di negare qualsiasi coinvolgimento nei delitti, ma le prove raccolte nei suoi confronti erano decisamente solide e alla fine si trovò costretto ad ammettere la sua colpevolezza. Alla fine confesserà l’omicidio di 17 donne e l’aggressione sessuale di altre 30.

Il 27 Febbraio 1984 viene condannato a 461 anni di carcere. Passò il resto della sua esistenza in prigione, fino al 21 Agosto 2014, quando morì per cause naturali all’età di 75 anni.

Ad oggi il sospetto è che il numero delle vittime di Robert Hansen sia maggiore rispetto a quelle confessate e che potrebbe aver ucciso più di 20 donne.

Il suo modo di agire ha raggiunto i livelli massimi di sadismo e di disumanizzazione delle vittime, considerate dall’assassino come animali da cacciare. Una mente malata e altamente organizzata nella sua deplorevole attività delittuosa, che per oltre dieci anni ha agito nell’ombra causando una serie di terribili morti.

La vicenda è rimasta notevolmente impressa nell’immaginario comune e nel 2013 è stato realizzato un film ispirato alla vicenda chiamato Il cacciatore di donne, diretto da Scott Walker e interpretato da John Cusack e Nicholas Cage.

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Fonti

truecrimeedition.com – The Butcher Baker of Alaska
allthatsinteresting.com – Robert Hansen, The Alaskan Serial Killer Who Hunted His Victims Like Animals