Crisi Ucraina-Russia: cosa succede (ed è successo) spiegato in maniera semplice

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Negli ultimi tempi è al centro dell’attenzione la crisi ucraina, spesso con una narrazione a senso unico contro “la Russia brutta e cattiva pronta a muovere guerra contro uno Stato sovrano”. Le cause russe presunte che ci vengono raccontate dai grandi media occidentali sono le più disparate: irredentismo, leader affetto da demenza senile, deliri di onnipotenza, popolo da distrarre dai fallimenti interni con una bella guerra, varie ed eventuali. Come sempre la verità è lontana dai racconti ufficiali che possiamo leggere o ascoltare sui TG o sui giornali, sia di destra che di sinistra. Tra le analisi più decenti seppur parziali di quelle mainstream c’è quella della Gabbanelli, che potete vedere qui tuttavia non basta per capire la questione. Proviamo in questo articolo a riassumere in maniera fattuale e quanto più oggettiva possibile la storia, le cause e le cose successe fino ad oggi, che ci hanno portato all’attuale situazione.

La rivoluzione del 2014

Cominciamo dall’inizio. Questa storia comincia (si fa per dire) con la rivoluzione ucraina del 2014, quando il governo ucraino è stato soppiantato da un governo rivoluzionario con il supporto degli Stati Uniti. La Russia non ha inizialmente riconosciuto il governo rivoluzionario come legittimo, ma a seguito di pressioni statunitensi lo ha riconosciuto come “semi-legittimo” e l’Ucraina ha assunto lo status di “nazione sotto l’influenza straniera”. Questa rivoluzione viene vista in maniera diametralmente opposta in base alle funzioni di propaganda occidentali o russe: per l’occidente ci sono stati tentativi di brogli elettorali in favore del candidato filo-russo e incidenti causati da mercenari russi, per la Russia stessa cosa al contrario, cioè brogli e insurrezioni da parte di mercenari filo-occidentali pagati dagli USA.

Andiamo nel dettaglio: questa qui sopra è una mappa delle elezioni del 2004 in cui c’erano due candidati: uno era popolare ad est, tra i russofoni / russi etnici che desiderano una maggiore integrazione (se non addirittura un assorbimento) con la Russia. L’altro ad ovest, e l’ovest ha una storia molto particolare: l’Ucraina dell’ovest è stata accorpata a quella dell’est nel 1939 e dopo la guerra. Combatté a lato dei nazisti, e a tutt’oggi celebra ricorrenze storiche filonaziste come ad esempio la nascita della divisione SS “Galicia”. Costoro parlano ucraino e sono sempre stati nazionalisti e “puri”: ogni ucraino deve parlare ucraino, i russi devono diventare ucraini o andarsene.

Per molto tempo le elezioni sono state più o meno bilanciate, e solitamente finivano con la vittoria di una persona “neutrale”: se il presidente si muoveva troppo verso la Russia sorgevano proteste a ovest, perché a dir loro la Russia non è che l’invasore sovietico con i baffi finti. E se il presidente si muoveva troppo verso l’Europa le proteste erano a est, perché ci si andava ad alleare con “la NATO, il nemico della guerra fredda”. Già a partire dalla rivoluzione arancione, l’Ucraina rappresenta il confine tra Europa e Russia, uno Stato cuscinetto sul quale giocano due nemici storici potenti e pronti a tutto. La parte ovest del Paese è fortemente sotto influenza occidentale, con una buona fetta della ricca borghesia che è favorevole all’entrata in Europa; la parte est che si sente e vuole essere russa a tutti gli effetti, vedendo l’ipocrisia della propaganda occidentale sia volta a privare i cittadini poveri e medioborghesi delle risorse naturali dell’Ucraina, buona come pedina all’eterna guerra fredda ai russi.

Torniamo alla rivoluzione. Nel 2014, circa 20mila manifestanti, reclutati tra mercenari, black block e gruppi neofascisti, presero con la forza il potere andando a scontrarsi con polizia, conquistando di fatto i palazzi governativi e il parlamento, sconfessando il presidente Janukovyč. Curioso notare come l’esercito sia stato impegnato nel difendere le zone militari ed evitare che basi militari e depositi di armi potessero arrivare nelle mani dei “manifestanti. La fazione insurrezionalista salì comunque al potere grazie al supporto degli Stati Uniti, che sostenevano il governo rivoluzionario come “la via naturale per lo sviluppo democratico della nazione” (USA e golpe in Paesi stranieri, chi l’avrebbe mai detto?). Il nuovo governo era di stampo fondamentalista, e questo si è tradotto in azioni discriminatorie nei confronti degli elementi russi dell’est (includendo addirittura attacchi fisici alle scuole russe) e minacce di tirarsi fuori dal trattato di Kharkiv – che era parte delle condizioni che la Russia aveva per il riconoscimento dell’Ucraina indipendente.

In seguito ai fatti, la Russia, non riconosce il nuovo governo ad interim, chiamando la rivoluzione un colpo di Stato, e su richiesta della popolazione ucraina residente nelle zone est, entrò in territorio ucraino e portò alla “liberazione” della Crimea. Questo è l’ennesimo argomento controverso della questione, in quanto nei giorni di insurrezione a ovest il parlamento della Crimea decise per un referendum per entrare nella federazione russa oppure ripristinare la Costituzione del 92 e lo status della Crimea come parte dell’Ucraina. La Russia controllò lo svolgimento delle votazioni con la presenza di militari fuori dai seggi e il 95% dei voti furono a favore dell’integrazione con la Russia. Il referendum fu riconosciuto dalla Russia ma non dall’Ucraina, né dalle forze occidentali.

Per quanto non sia riconosciuta, i venti russi in Ucraina non erano isolati o una semplice azione invasiva: anche i ribelli (rispetto al golpe dei neofascisti) del Donbass ottennero la secessione con la creazione di due Repubbliche, entrambe non riconosciute ufficialmente: la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk. Le insurrezioni, sparse per tutta l’Ucraina, furono quasi tutte represse e trovato un accordo tra le parti: restaurare la Costituzione come fu tra il 2004 e il 2010; completare la riforma costituzionale entro settembre; indire elezioni presidenziali anticipate entro dicembre 2014; indagare sulla violenza condotta sotto il controllo congiunto delle autorità, l’opposizione, e il Consiglio d’Europa; imporre lo stato di emergenza; amnistiare i manifestanti arrestati dal 17 Febbraio; lasciare gli edifici pubblici occupati dai manifestanti; confiscare le armi illegali; “nuove leggi elettorali” per essere eletti e la formazione di una nuova Commissione elettorale centrale.

Che succede adesso?

In estrema sintesi: gli USA hanno occupato l’Ucraina supportando un colpo di stato legato all’estrema destra e piazzando lì un governo fantoccio, minacciando la Russia con un enorme dispiegamento militare. Le zone filo-russe si sono rese indipendenti (Donbass) o aderito alla Russia (Crimea), pur senza legittimazione internazionale. Successivamente, visti i venti di guerra, ci sono stati grossi interventi da parte di Stati Uniti e singoli stati dell’Unione Europea nell’armare e militarizzare l’Ucraina. Dagli Usa sono arrivati missili anticarro portatili Javelin a guida infrarossi autonoma e i potenti missili antiaerei (Manpads). Dalla Gran Bretagna armi leggere, anti-armatura, anticarro e personale militare di addestramento. Gli Stati baltici mandano missili anticarro e antiaerei. La Repubblica Ceca armi leggere. Il Canada un contingente di forze speciali. La Danimarca una fregata nel Baltico, più 4 caccia F-16 in Lituania. L’Olanda invierà 2 caccia F-35.

Per bloccare le aspirazioni dell’Ucraina a mettersi sotto la protezione Nato, la Russia ha intensificato l’ammassamento di truppe e mezzi corazzati: 130.000 uomini ai confini del Donbass, più 40 mila dislocati in Bielorussia, oltre che in Moldova e in Transnistria.La situazione è critica: ci sono divisioni intere di ucraini fondamentalisti armati dagli americani, e il governo sta spingendo verso il Donbass qualcosa come 120.000 truppe. La Russia risponde quindi schierandone altrettanti. Le negoziazioni che stanno avvenendo sono ridicole: da una parte la Russia intima agli USA di sgomberare le loro truppe dall’Ucraina, dall’altra gli USA intimano alla Russia di rimuovere le truppe russe dal territorio russo (assai più tragicomico).

La speranza è che gli USA siano abbastanza furbi da evitare un’escalation, perché lo stesso governo ucraino non ha il pieno controllo dei suoi fanatici e questi potrebbero fare un disastro. Il governo democratico è anche in difficoltà: la sua popolarità è in discesa e devono mostrarsi forti, ma rischiano di fare più danni che mai perché la Russia si sta preparando a rispondere. Se le cose degenerano l’Ucraina verrà asfaltata, e con grande probabilità nell’Ucraina dell’est l’esercito russo sarà accolto con gioia. Ma non è certo, d’altra parte sono 8 anni che vengono bombardati di propaganda occidentale, spinta dalla ricca borghesia filo-USA che controlla i principali mezzi di comunicazione (nulla a che vedere con l’Italia, assolutamente).

La Russia dal canto suo ha i suoi problemi di politica interna: il governo è stato ampiamente criticato per la sua passività negli ultimi anni, perché non ha risposto in modo deciso alle precedenti ondate espansive della NATO ma si è limitato ad “esprimere forti preoccupazioni” senza far nulla. Nemmeno Putin è contento: c’erano accordi con gli USA per mantenere certi equilibri, e gli USA si erano impegnati a non invitare nella NATO nazioni ex-Varsavia, cosa che invece è successa. La Russia ha poi detto “va bene, ma almeno non invitate le nazioni ex-sovietiche” – e gli USA hanno invitato le Repubbliche Baltiche. La NATO insomma si è regolarmente infischiata degli accordi presi con la Russia e si è mangiata nazione dopo nazione, col risultato che gli ultimi rimasugli di “amici” russofoni sono la Bielorussia e l’Ucraina.

Il ruolo dell’Europa

Nonostante le tante chiacchiere degli europeisti più convinti, l’Europa è un essere deforme senza consistenza e senza regole (basta vedere che gli Stati interni si fanno concorrenza tra di loro con sistemi fiscali diversi, leggi sul lavoro e sull’impresa diverse, arrivando a fare guerre ognuna per i suoi interessi, come successo in Libia). Politicamente parlando è un pupazzo in mano agli Stati Uniti, da anni sanziona economicamente la Russia nonostante sia dipendente dal suo gas per favorire accordi economici con gli Stati Uniti, che vogliono prendere il loro posto esportandoci gas e con notevoli rincari (pensate che l’aumento delle bollette sia dovuto semplicemente ai passaggi green delle compagnie? Sciocchini sciocchini). Il problema del gas russo va avanti da anni, prima passava in Ucraina, la quale lo boicottava facendoci la cresta, poi la Russia ha deciso di costruire il Nord Stream passando per il Baltico per evitare “interferenze” e per un po’ ha funzionato, ma con la costruzione del secondo gasdotto (Nord stream 2), curiosamente la Germania ha bloccato il progetto, obbligando la creazione di una società con sede legale in Germania che presenti una nuova domanda di certificazione, conformemente alla legislazione europea. Solo dopo tale procedimento riprenderà l’iter burocratico al cui esito si dovrà esprimere la Commissione Europea.

Nel frattempo, il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha esortato i politici statunitensi ad approvare un disegno di legge che impegni la Casa Bianca ad imporre sanzioni sul progetto russo-europeo, da bravo cagnolino addestrato. In sintesi tutte manovre a tagliare fuori economicamente (e non solo) la Russia dall’Europa per continuare a essere sudditi se non schiavi degli interessi degli USA. Davvero dobbiamo seguire le direttive di questi invasati schiavisti preda delle peggiori multinazionali?

Cosa serve per evitare la guerra

Per fermare l’escalation Putin chiede a Washington un impegno scritto: l’Ucraina non entrerà mai nella Nato, nessuna esercitazione Nato lungo i confini russi, niente truppe americane nei paesi Baltici. La risposta di Biden: discutiamo, ma è l’Ucraina a decidere di quale sistema di sicurezza far parte (ma è veramente libera di far decidere il popolo, da buona democrazia? No). E in caso d’invasione, ci saranno pesanti sanzioni e le banche russe fuori dal circuito bancario internazionale. Nessuna delle parti è intenzionata a tirarsi indietro, quindi quasi sicuramente vedremo una guerra sul suolo ucraino. I risultati futuri sono difficili da prevedere ma andranno a scapito sia dell’Europa, che della Russia (che darà probabilmente una prova di forza ma sacrificando la sua economia), che soprattutto dell’Ucraina. Se la rideranno USA e Cina.

Promemoria sugli interventi stranieri USA e sulla sua propaganda

Di seguito un breve ripasso sugli interventi stranieri di USA, NATO e l’Unione Europea attraverso lo strumento delle cosiddette “Rivoluzioni Colorate”, sono intervenuti in mezzo mondo per “difendere i diritti umani” contro il dittatore cattivone di turno. Lo chiamano “Regime Change”, oppure utilizzano l’agghiacciante ossimoro di “Guerra Umanitaria”. Ma quali sono stati i mirabili risultati delle destabilizzazioni golpiste? Quei popoli stavano meglio prima con al governo quelli che l’Occidente chiamava “tiranni sanguinari” oppure adesso che gli hanno esportato la “democrazia”?

  • La Libia di Gheddafi era un paese prospero e pacifico, con un benessere diffuso. Oggi è un territorio in preda a regolamenti di conti e stragi quotidiane diviso tra Signori della Guerra e Bande Jihadiste che hanno ripristinato la schiavitù. Gli innumerevoli profughi e immigrati che vivono, secondo le stesse ONG, nei lager e che vogliamo salvare dalla morte quasi certa nelle acque del mediterraneo parlano chiaramente del disastro economico e sociale creato.
  • L’Iraq, paese un tempo pacifico, laico e socialisteggiante, subisce carneficine quotidiane ed è in mano alla corruzione e all’ISIS. Per chi non se lo ricorda, il segretario di Stato Colin Powell portò all’ONU una provetta che dimostrava l’esistenza delle “armi di distruzione di massa di Saddam. Armi che in tanti anni di guerra non furono mai trovate. L’invenzione che portò alla guerra in Iraq.
  • La Siria paese laico, tranquillo e sviluppato ha subito una catastrofe umanitaria. Vorrei ricordare quando l’ONU blaterava delle armi chimiche di Assad usate sulla popolazione civile, mai rinvenute poi da nessuno (anche a logica, chi usa armi chimiche contro la sua popolazione?)
  • In Afghanistan dopo l’occupazione USA la produzione di eroina è aumentata del 1200%. E oltre ai talebani, hanno messo radici l’ISIS e altre 5 sigle di tagliagole. In venti anni di occupazione sono peggiorati tutti i parametri economici tanto che i talebani non hanno neanche dovuto combattere per riprendere in mano il Paese una volta abbandonato dagli eserciti occidentali.