Il primo bacio

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Stai bene attento, e accingiti a preparare a tempo una risposta, perché prima o poi dovrai fare i conti con una questione che ti verrà sparata in faccia senza nessun avvertimento: ricordi il primo bacio?

Di numerose ragazze ricordo il primo dato per prova, rubato, consistente in uno sbaciucchiamento focoso e adolescenziale, concesso nel poggiare e allontanare freneticamente cento e cento volte le labbra senza mai farle aderire del tutto, oppure il bacio duraturo, quello in cui non si staccano mai le bocche, premute l’una contro l’altra, fino a smarrirti e a non saper più neanche chi sei; ho memoria, prima dello scioglimento reciproco, di una smisurata timidezza e di un particolare imbarazzo – l’interminabile periodo di tempo trascorso a indovinare il momento giusto per trarsi fuori da indecisione, disorientamento, e, anche se nessuno sta lì ad accorgersene o a giudicare, da un fastidioso impaccio, che spesso mi espose alle reazioni fisiche più inaspettate e umilianti, dal rossore al tremolio delle mani, dalla mancanza del respiro alle palpitazioni cardiache, all’attacco di dissenteria, alla resipola. Senza accennare al dilemma: ci sta o non ci sta?

Alessandra Carloni, L’ equilibrio degli opposti, murale, San Pietro a Patirrno, Napoli. Fa parte del progetto Assafa a cura di Inward, Reti per la Creatività Urbana, realizzato nel 2019

La timidezza è genetica, ma anche quel che subisci da bambino non aiuta; l’educazione rigorosa, i rimproveri, la denigrazione, la mancanza di affettuosa protettività o di incoraggiamento per le minute virtù espresse non favoriranno, nel futuro, il compimento di quel piccolo maledetto passo in avanti, l’avvicinarsi al volto dell’altra.

Gabriele Arruzzo, senza titolo (the reunion), smalto e acrilico su tela, 120×120, 2007

Il primo bacio sana in un colpo solo tutte le domande che ti eri posto sul mondo, e ti apre il cielo dell’altro, che sta lì a incoraggiarti, ad apprezzare perfino la tua inquietudine, scambiata per misterioso atteggiamento dell’ombroso e affascinante ragazzino dal cupo sguardo interiore.

Il primo bacio è il pezzo di ghiaccio sull’ematoma, è il cerotto sulle ferite che il mondo ha dimenticato sulla tua pelle, è il bene che si fa bocca per te, in un’emozione irripetibile, quando scopri che ogni bacio è sempre il primo, è un mondo che si rivela a te, che vuole curarti e sostenerti, una benda sulla tua angoscia. Non sei solo, puoi congiungere le tue paure a quelle di un altro, puoi sovrapporre la tua solitudine a quella di un altro.

È un toccasana, è un’ancora di salvezza gettata nel tuo animo, non è una promessa, ma è la sua realizzazione, non è una speranza è la sua conclusione, è ciò che aspettavi da lungo tempo e che è arrivato, per te, per due, per il cosmo intero.

Nel bacio si donano le tue umettate oralità visibili al mondo intero e ne ricevi in cambio quelle piccole e profumate di fragola del mondo stesso e, miracolo, si scoprono identiche: combaciano! È assurdo, non ci puoi credere. 

Un bacio attraversa gli oceani, i giorni, è indistruttibile. Non li lesinare, i baci, ma quando lo stai imprimendo, sappi che all’altro stai donando non solo una verità intima e una parte di te stesso, ma la forma aptica e la suggestione tattile del mondo. È questo forse il motivo che spinge i giovanissimi a baciarsi senza nessun problema.

Alessandro Bazan, Ammuccata, olio su tela, 300×300, 1999

Da tanto tempo leggi che l’amore è completare te stesso nell’altro. Ebbene, se dai il bacio sai che lo stai dando a un altro se stesso, nel bacio ti sdoppi, ti trovi di fronte all’accoglimento di te. Ti accorgi di essere due in uno, e che la possibilità di completarti c’è.

Baci sempre te stesso nell’altro. Il vero bacio lo dai a te stesso, che resti, mentre l’altro, tanto, se ne andrà.