Stai bene attento, e accingiti a preparare a tempo una risposta, perché prima o poi dovrai fare i conti con una questione che ti verrà sparata in faccia senza nessun avvertimento: ricordi il primo bacio?
Di numerose ragazze ricordo il primo dato per prova, rubato, consistente in uno sbaciucchiamento focoso e adolescenziale, concesso nel poggiare e allontanare freneticamente cento e cento volte le labbra senza mai farle aderire del tutto, oppure il bacio duraturo, quello in cui non si staccano mai le bocche, premute l’una contro l’altra, fino a smarrirti e a non saper più neanche chi sei; ho memoria, prima dello scioglimento reciproco, di una smisurata timidezza e di un particolare imbarazzo – l’interminabile periodo di tempo trascorso a indovinare il momento giusto per trarsi fuori da indecisione, disorientamento, e, anche se nessuno sta lì ad accorgersene o a giudicare, da un fastidioso impaccio, che spesso mi espose alle reazioni fisiche più inaspettate e umilianti, dal rossore al tremolio delle mani, dalla mancanza del respiro alle palpitazioni cardiache, all’attacco di dissenteria, alla resipola. Senza accennare al dilemma: ci sta o non ci sta?

La timidezza è genetica, ma anche quel che subisci da bambino non aiuta; l’educazione rigorosa, i rimproveri, la denigrazione, la mancanza di affettuosa protettività o di incoraggiamento per le minute virtù espresse non favoriranno, nel futuro, il compimento di quel piccolo maledetto passo in avanti, l’avvicinarsi al volto dell’altra.

Il primo bacio sana in un colpo solo tutte le domande che ti eri posto sul mondo, e ti apre il cielo dell’altro, che sta lì a incoraggiarti, ad apprezzare perfino la tua inquietudine, scambiata per misterioso atteggiamento dell’ombroso e affascinante ragazzino dal cupo sguardo interiore.
Il primo bacio è il pezzo di ghiaccio sull’ematoma, è il cerotto sulle ferite che il mondo ha dimenticato sulla tua pelle, è il bene che si fa bocca per te, in un’emozione irripetibile, quando scopri che ogni bacio è sempre il primo, è un mondo che si rivela a te, che vuole curarti e sostenerti, una benda sulla tua angoscia. Non sei solo, puoi congiungere le tue paure a quelle di un altro, puoi sovrapporre la tua solitudine a quella di un altro.
È un toccasana, è un’ancora di salvezza gettata nel tuo animo, non è una promessa, ma è la sua realizzazione, non è una speranza è la sua conclusione, è ciò che aspettavi da lungo tempo e che è arrivato, per te, per due, per il cosmo intero.
Nel bacio si donano le tue umettate oralità visibili al mondo intero e ne ricevi in cambio quelle piccole e profumate di fragola del mondo stesso e, miracolo, si scoprono identiche: combaciano! È assurdo, non ci puoi credere.
Un bacio attraversa gli oceani, i giorni, è indistruttibile. Non li lesinare, i baci, ma quando lo stai imprimendo, sappi che all’altro stai donando non solo una verità intima e una parte di te stesso, ma la forma aptica e la suggestione tattile del mondo. È questo forse il motivo che spinge i giovanissimi a baciarsi senza nessun problema.

Da tanto tempo leggi che l’amore è completare te stesso nell’altro. Ebbene, se dai il bacio sai che lo stai dando a un altro se stesso, nel bacio ti sdoppi, ti trovi di fronte all’accoglimento di te. Ti accorgi di essere due in uno, e che la possibilità di completarti c’è.
Baci sempre te stesso nell’altro. Il vero bacio lo dai a te stesso, che resti, mentre l’altro, tanto, se ne andrà.