Il Mostro di Firenze e il mondo dei guardoni

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Uno degli elementi che ha fatto da contorno alla tragica storia del Mostro di Firenze è quello che riguarda il mondo dei “guardoni”, ovvero i personaggi che in quel tempo si aggiravano nelle campagne fiorentine, alla ricerca di coppie in atteggiamenti intimi da spiare.

L’avvento di internet era ancora lontano, esistevano i giornali pornografici ma poteva essere “scomodo” recarsi in edicola a comprarli. Accadeva così che alcune persone organizzassero un metodo più “anonimo” per assistere a determinate situazioni. I ragazzi erano soliti appartarsi in macchina nei luoghi isolati, mentre occhi nascosti nel buio spiavano le loro gesta.

Anche i famosi “Compagni di Merende” Pacciani, Vanni e Lotti vengono riconosciuti nell’immaginario comune come voyeur, accusa che Pacciani ha sempre rigettato. Sarà un curioso episodio riguardante il delitto di Calenzano del 1981 a far entrare di diritto i guardoni nella vicenda.

Enzo Spalletti

6 Giugno 1981. A Mosciano di Scandicci vengono ritrovati all’interno della loro auto i corpi di Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi. Si tratta del terzo duplice omicidio riconducibile al Mostro di Firenze, dopo quelli di Signa (1968) e di Rabatta (1974).

Una telefonata anonima segnala agli inquirenti la presenza di un’auto nella stessa data e orario nelle vicinanze del luogo del delitto, una Ford Taunus rossa di cui viene riferita anche la targa. Questa telefonata anonima è piuttosto particolare: chi si è messo in piena notte ad annotare un numero di targa di una macchina ferma? Questo è uno dei tanti dubbi che ruotano intorno alla vicenda.

Attraverso i dati forniti dall’anonimo si risale ad Enzo Spalletti, autista della Misericordia, sposato e con tre figli.

Il 12 Giugno Spalletti viene interrogato, insieme alla moglie. Inizialmente cerca di crearsi un alibi per la sera dell’omicidio, ma alla fine è costretto ad ammettere la sua attività di guardone e di aver passato la serata insieme all’amico Fosco Fabbri, nel tentativo di trovare una coppia appartata da spiare. La serata non aveva portato frutti e quindi verso mezzanotte ritorna a casa.

Ma le dichiarazioni della moglie lo smentiscono, in quanto ella dichiarerà che il marito quella sera rientrò a notte fonda, molto dopo la mezzanotte. Inoltre riferisce che il coniuge gli avrebbe parlato dei delitti il giorno dopo, ossia la Domenica. Quindi prima che la notizia uscisse sui giornali, ovvero Lunedì 8 Giugno. A questo punto Spalletti si giustifica dicendo di aver appreso la notizia al bar, ma la cosa non convince gli inquirenti, che decidono di arrestarlo.

Qui arriva un altro elemento interessante. Durante la permanenza di Enzo Spalletti in carcere, la moglie e il fratello ricevono un’insolita telefonata. L’anonimo interlocutore dichiara:

“Ditegli che stia zitto e tranquillo, che presto sarà scagionato, presto uscirà di carcere, però gli sta bene un pò di galera, a quello scemo. Che gli è saltato in mente di dire che aveva saputo dei morti dai giornali, quando i giornali sono usciti con la notizia la mattina dopo?”

Il 22 Ottobre 1981 il Mostro torna a colpire, uccidendo Stefano Baldi e Susanna Cambi, a Travalle di Calenzano. A questo punto è chiaro che Spalletti non è l’autore dei delitti, e così il 24 Ottobre 1981 viene scarcerato.

Sulla vicenda rimangono comunque molti interrogativi che non sono stati mai chiariti. Spalletti aveva visto qualcosa? E chi era l’anonimo che ha rassicurato i familiari sull’imminente scarcerazione? Una semplice coincidenza o c’è qualcosa di più?

Fosco Fabbri

Proprietario di una fabbrica di mobili, Fabbri entra nella vicenda in seguito alle dichiarazioni di Enzo Spalletti. Conferma la circostanza secondo cui si trovava insieme a lui in cerca di coppie da spiare, nella stessa sera e nella stessa zona in cui avvenne il tragico duplice omicidio. I due erano soliti ritrovarsi alla Taverna del Diavolo, locale di Scandicci.

Fabbri riferisce anche di un curioso episodio avvenuto pochi anni prima del delitto, nel 1977. Durante una delle sue “scampagnate” in giro per i boschi, incontra un uomo, con una divisa che non seppe riconoscere. L’individuo in questione, con la pistola in mano, gli intima di salire in auto. Una volta salito, il tizio comincia a fargli una predica che riguarda il voyeurismo, dichiarando anche una certa mentalità ostile verso le coppiette che si appartano.

Dopo circa mezz’ora lascia andare Fabbri. Circostanza piuttosto singolare, ma che non verrà mai approfondita.

Il mondo dei guardoni

Appare evidente quindi come il mondo “sotterraneo” dei guardoni potesse risultare molto utile ai fini delle indagini. Sfortunatamente nessuno che appartenesse a quell’ambiente deciderà di parlare. Al contrario si chiuderanno ancora di più nel silenzio, forse a causa del timore di finire in carcere, come era successo per Spalletti.

Possibile che nessuno abbia mai visto nulla? D’altronde è risaputo che l’attività voyeuristica si svolgeva in tempi e luoghi familiari anche al Mostro (coppie appartate in macchina, zone isolate). Tasselli di un puzzle che si aggiungono a questa storia, nota come il caso di cronaca nera italiana più complicato di sempre, che ancora oggi, a distanza di 52 anni dall’inizio dei fatti, continua a far parlare di sé.

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