L’incredibile vita di Simone Weil

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Filosofa, mistica, volontaria nella Guerra di Spagna, partigiana durante l’occupazione nazista, Simone Weil è stata definita santa e Anticristo. La sua vita ha ispirato Lars Von Trier in Dancer In The Dark e Rossellini in Europa 51. Camus ne conservava un ritratto sulla scrivania e si definiva suo “amico-innamorato postumo”. Del resto, che fosse insolita, Simone lo dimostrò fin da piccola.

Nata nel 1909 in una buona famiglia, era gracile e malaticcia. “Sono tutta da rifare” iniziò subito a scherzare. Era innamorata delle stelle e terrorizzata dai germi. Un inverno, per temprarsi, decise di camminare a gambe nude e, quando sua madre cercava d’imporle i calzettoni, imparò a piangere a comando. Faceva ridere a crepapelle i suoi genitori declamando Cyrano De Bergerac. Gli oppressi la infiammavano. A dieci anni si dichiarava bolscevica. 

Adolescente, iniziò a provare un senso di solitudine che la fece cadere in depressione. Fu contemplando un paesaggio alpino che ebbe la sua prima rivelazione. Fu invasa da un senso di purezza assoluto. “L’unica forza è la purezza” scrisse. “È il puro astenersi che agisce. Un essere puro agisce col suo solo esistere.” 

“Marziana”, “imperativo categorico in gonnella”, così divenne famigerata al liceo. I suoi compagni vedevano apparire in corridoio questo strano essere che sventolava petizioni. Indossava abiti maschili, scarpe basse. Aveva due grossi occhiali e una matassa di capelli selvatici. Fissava le persone con attenzione ardente. Era goffa, imbranata nello sport, cui tuttavia si sottoponeva con ridicola abnegazione. Il suo sorriso tenero sembrava farsi beffe di se stesso.

Attiva fra le file dell’anarco-sindacalismo, diffidava delle ideologie. A Simone De Beauvoir, che discutendo della carestia cinese disse che comunque la Rivoluzione doveva innanzitutto dare un senso all’esistenza, rispose sdegnata: “Si vede che non hai mai avuto fame.” Quando diede rifugio a Trockij nell’appartamento dei suoi genitori, le urla si udirono giù in strada. “Ma perché diavolo rischia la vita per me”, sbottò il russo, “se non è d’accordo con niente di quello che dico?”

Professoressa di filosofia, bandì i voti e il manuale, facendo studiare solo testi originali. Decise di vivere col salario di un operaio, distribuendo il resto fra i disoccupati. Quando sua madre, trovandola col riscaldamento spento in pieno inverno, le disse che i proletari si riscaldavano, comprò una piccola stufa. Fu vedendo questa mostruosa donna vestita da uomo alla testa di un corteo di scioperanti che un buon prete di provincia la definì “l’Anticristo”.

A ventiquattro anni decise che era pronta per il suo grande progetto. Si fece assumere in una fabbrica metallurgica. Mai ci furono mani meno da operaia delle sue. Si brucia, si taglia, conosce il supplizio della catena di montaggio e l’umiliazione della subordinazione perpetua. La mancanza di complicità fra gli operai, l’abitudine a quel destino, la sconvolge. “La loro sventura è entrata nella mia carne e nella mia anima. Poco è mancato che andassi in frantumi. Ho conosciuto il marchio della schiavitù”, scrisse.

Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola, raccontò ai genitori che aveva bisogno di una vacanza. In realtà andò al fronte e si unì alle truppe antifasciste. Si offrì per un’azione mortale. Fortunatamente i suoi compagni tennero questa inquietante professoressa fuori dal pericolo e, quando si ustionò nella cucina del campo, tornò a Parigi senza aver neanche imparato a caricare il fucile.

Tutti questi tentativi di condividere la sorte degli oppressi erano per Simone una lucida e deliberata forma di stoicismo. Nessuno, men che mai lei, avrebbe potuto immaginare che sarebbero sfociati in un’esperienza mistica.

Accadde durante un viaggio fra le bellezze artistiche dell’Italia, nella Porziuncola. “Qualcosa di più grande di me mi ha obbligata, per la prima volta in vita mia, ad inginocchiarmi.” Recitando fra sé la poesia Love del metafisico inglese Herbert, la sensazione di una presenza divina si intensificò. “Nel fondo di un grande dolore ho avvertito una presenza più reale di quella di qualunque essere umano. Un amore analogo a quello che si legge nel sorriso di un volto amato. Né i sensi né l’immaginazione hanno avuto alcuna parte.” Tenne per sé quest’esperienza, convinta che si debba essere mistici in segreto.

All’ingresso di Hitler a Parigi, fuggì coi genitori a Marsiglia. Collaborò con gruppi partigiani e la polizia perquisì il suo appartamento, trovando solo migliaia di fogli manoscritti. Lavorò alcuni mesi felici come bracciante, dormendo in una cascina abbandonata, scaldandosi al fuoco e mangiando sempre meno. Nel frattempo sviluppava la sua filosofia, rileggendo in controluce Platone, gli gnostici, i Vangeli, testi sanscriti, buddismo e taoismo. La sua scrittura assunse la purezza di un diamante. Scrisse ininterrottamente, come chi sente di avere poco tempo.

Mentre era a Londra scoprì di esser malata di tubercolosi. Ricoverata, smise progressivamente di mangiare. Chi la visitava la descrisse come “trasparente”. Dopo aver espresso il timore di non poter più trasmettere l’oro puro nascosto in lei, aggiunse: “Ciò non mi fa soffrire. La miniera d’oro è inesauribile.” Il 15 aprile 1943 morì. Aveva trentaquattro anni.

L’incredibile mole dei suoi scritti venne scoperta solo allora. Fu Camus a prodigarsi per la loro diffusione, affermando nel suo discorso al Nobel che l’opera e la vita di Simone Weil sono un antidoto al nichilismo contemporaneo. Vanno ricordati almeno, secondo l’edizione italiana, gli scritti sociali La condizione operaia, gli scritti filosofici La prima radice e La rivelazione greca, la tragedia Venezia salva, gli scritti mistici L’ombra e la grazia. Leggendoli, Paolo VI affermò che l’avrebbe proclamata santa, se solo Simone non avesse rifiutato fino all’ultimo il battesimo.

3 comments

  1. Ho un desiderio molto forte di avvicinarmi a Simone Weil, alla sua figura e ai suoi libri. Quale mi consigli per cominciare? Mi miei complimenti per il tuo post. Buona domenica. Fritz.

  2. Ciao, grazie mille! Non era semplice parlare della filosofia di Simone Weil così ho scelto un approccio più piacevole e divulgativo, convinto che a sua vita parli da sé. Fra i libri ti consiglierei L’ombra e la grazia!

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