Giuditta e Oloferne: il mistero del Caravaggio ritrovato a Tolosa

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Potrebbe accadere che eseguendo lavori di ristrutturazioni in una città carina ma alquanto anonima si possano scoprire dei tesori nascosti. Questo è quello che è successo in tempi recenti a Tolosa, l’avvenimento riguarda uno dei pittori italiani storicamente più amati nel mondo: Caravaggio.

Correva l’anno 2014 quando in un vecchio palazzo di Toulouse, per  fissare una perdita d’acqua nelle intercapedini, è stato rinvenuto un quadro. Il dipinto, tutto impolverato, in seguito è stato scrupolosamente osservato, analizzato, studiato e solo dopo due lunghi  anni  di indagini  è stata diffusa la notizia del ritrovamento.

Lo Stato francese ha rinunciato alla prelazione sul quadro che per alcuni studiosi è opera di Michelangelo Merisi meglio conosciuto come Caravaggio, mentre per altri esperti solo un falso.

La vendita all’asta era prevista per il 27 Giugno 2019, ma due giorni prima il quadro è stato venduto a sorpresa, acquistato da un collezionista anonimo. Occorre sottolineare che chi è dietro quest’opera gestisce molto bene l’aspetto marketing: ovunque nel mondo si è sentito parlare di questo quadro, e a ciò ora si aggiunge una vendita privata e confidenziale da parte di una persona in contatto con qualche importante museo. La probabile location è al momento ignota.

Il quadro rappresenta il tema di Giuditta e Oloferne, una storia descritta nell’Antico Testamento.

Giuditta e Oloferne – il dipinto rinvenuto a Tolosa

Questi due personaggi sono vissuti ai tempi di Nabucodonosor, nel 6° secolo a.C. Giuditta abitava a Betulia, città assalita dalle truppe degli Assiri, guidati da Oloferne. Giuditta, giovane e coraggiosa vedova ebrea, è decisa a salvare il suo popolo.

Una notte, accompagnata da un’ancella fidata, si avventura nella tenda del generale assiro, e quest’ultimo, davanti alla bellezza della donna, pensa di poterla sedurre, e così abbassa la sua difesa e comincia a bere e a ubriacarsi. Giuditta approfitta della situazione e taglia la testa a Oloferne. Improvvisamente, l’esercito degli Assiri si ritrova senza guida e non può più continuare ad assediare la città. In poco tempo tutte le truppe si ritirano e la città di Betulia è sana e salva.

I due dipinti di Caravaggio

Caravaggio aveva già dipinto questo tema nel 1559. L’opera è attualmente  conservata a Roma nella Galleria Nazionale di arte antica. Un altro dipinto che segue lo stile del Caravaggio con lo stesso tema, attualmente di proprietà della banca Intesa di Napoli, è stato attribuito a Louis Finson. Rappresenta una copia di un Caravaggio andata persa e, secondo alcuni, ritrovata proprio in questo dipinto. Cronologicamente quest’opera sarebbe stata concepita a Napoli.

Caravaggio visse a Napoli per un totale di 18 mesi. Il primo soggiorno è databile tra l’ottobre del 1606 e giugno del 1607. In questi nove mesi furono realizzati capolavori straordinari e ben documentati, come le Sette opere di Misericordia, la Flagellazione e il Martirio di Sant’Orsola. Dopo i suoi viaggi a Malta e in Sicilia, l’artista ritornò a Napoli, capitale del Viceregno spagnolo, nell’ottobre del 1609 e vi rimase fino all’estate successiva. È grazie alle testimonianze di Louis Frison che tutta la storia si è ricostruita.

Louis Finson è un pittore e mercante d’arte che gioca un ruolo essenziale per la diffusione europea dello stile del Caravaggio e del caravaggismo in generale. Si narra che aveva le opere del Merisi e anche opere dipinte da lui stesso, copie del grande Maestro, con sé. Dopo un documentato soggiorno nel sud della Francia, tra i quadri che aveva con sé c’era anche questo quadro rinvenuto.

Giuditta e Oloferne – il Caravaggio esposto a Roma

Se si confrontano le due tele che trattano lo stessa tema quella romana e quella francese diverse differenze emergono. La Giuditta romana si presenta imponente seducente nel suo raffinato abito bianco che evidenzia il suo corpo. In quello di Tolosa è  solo  tensione, preoccupazione, oscurità. La tela romana  insiste sui ritmi curvilinei in quello di Tolosa tutto diventa più oscuro. L’abito e il velo dell’eroina sono scuri, i suoi occhi  terribilmente  determinati e lo sguardo è rivolto verso l’esterno.

Oloferne nel quadro romano rappresenta lo stesso Caravaggio, un autoritratto nascosto del pittore. In diversi quadri Merisi è all’interno delle scene. Nella tela francese non è più Caravaggio, ma un uomo arrabbiato e con i denti digrignati.

L’arma che usa per uccidere nel quadro romano è una daga, nell’altro una spada tradizionale.

Il bellissimo drappo rosso che risalta in secondo piano occupa solo una piccola parte dello spazio, mentre nel quadro ritrovato occupa uno spazio maggiore.

Sono periodi diversi, momenti di vita diversi. Caravaggio, si sa, era tutto tranne che un uomo tranquillo. Al contrario, era una sorta di rockstar del suo tempo, un uomo attaccato alla vita e ai suoi piaceri. Spendeva  tutto  in bevute e in prostitute, non tralasciando mai le risse. Ed è proprio grazie ad una rissa, un violento combattimento con Ranuccio Tomassoni dove quest’ultimo perse la vita, che Caravaggio venne condannato a morte. Inizia così una fuga durata una vita intera. Una vita breve, intensa, movimentata e con quella dose di sfortuna che riesce sempre a completare il tutto. Infatti, neppure quarantenne, morì di febbre e stenti sulla spiaggia di Porto d’Ercole nel luglio 1610, senza mai sapere che il Papa Paolo V gli aveva concesso la tanto agognata salvezza.

Ad ogni modo, che sia un falso o un autentico, un quadro dove forse il Maestro è solo intervenuto o altro, è l’emozione che è capace di suscitare ammirandolo che conta. Sono emozioni che in pochi possono permettersi, ma si sa, l’arte è lo strumento che più stimola la presa in carico della soggettività e in questi casi anche del potere materiale.

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