Starless: i King Crimson e la magia di Robert Fripp

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Ha cominciato a suonare la chitarra a undici anni, pochi giorni prima di Natale. Non aveva per niente orecchio musicale, non aveva neanche il minimo senso del ritmo. Non sarebbe stato possibile immaginare qualcuno musicalmente meno dotato di lui. Parliamo di Robert Fripp, mitico chitarrista e fondatore dei King Crimson. Uno che la musica non solo l’ha fatta ma l’ha anche segnata. Per sempre.

“Quando sei così a secco di doti musicali, devi per forza cominciare a riflettere e a farti domande sulla natura del suono. Che cos’è che non ti permette di avvertire la differenza tra una nota e l’altra? Quali sono le parti dell’organismo che reagiscono alle diverse componenti della musica? Dove sono le barriere e i blocchi? Cosa puoi fare per eliminarli?”

Così ha dichiarato durante un’intervista. Insomma… si è messo sotto ed è diventato un mito.

Strano personaggio Robert Fripp.

Così, per iniziare questo viaggio nella sua personalità cominciamo da Starless, quello che per molti è il pezzo più bello dei King Crimson.

King Crimson - Starless (OFFICIAL)

Tratto da Red, disco del 1974, da molti considerato la massima espressione di quella corrente musicale che viene definita Progressive Rock. Red è la celebrazione delle ansie della vita, di accadimenti spesso crudeli, della stupida frenesia di ogni giorno.

“Starless” riprende una citazione da Dylan Thomas che significa in sintesi “buio pesto”. Il brano parla di una rottura, di una fine di un rapporto, si tratti di amicizia o amore, o simbolicamente del grande commiato di una band ineguagliabile.

Per comporre un pezzo così non basta essere tecnicamente eccelsi, bisogna avere il coraggio di osare.

Starless inizia in modo classico, in una sinfonia di archi e mellotron che introducono la voce malinconica di John Wetton, che pare miele colato, cullata dal carezzevole sax soprano di Mel Collins, dalle geniali ritmiche di Bill Bruford e dal fraseggio di chitarra di Fripp, che insieme dipingono una melodia romantica e struggente. Tutto evoca il profondo senso di vacuità della nostra vita, malata di incurabile solitudine. Quattro minuti di incanto: avrebbero potuto chiudere lì e sarebbe stato bellissimo, triste ma bellissimo. Ma non era quello che volevano descrivere i King Crimson, sarebbe stato troppo facile.

Volevano invece far percepire quanto sia difficile trovare l’armonia anche dentro di noi. Per farlo dovevano spezzare l’incanto con la dissonanza che ci guida con passi incerti in quel buio, accompagnati dal tempo dispari del basso lento e dalle due sole corde della Gibson di Fripp che inizia a ripetere in modo ossessivo un accordo che sale progressivamente di tono in modo tagliente e minaccioso. Poi, quando ormai la vertigine è insopportabile, la musica esplode, in modo convulso e caotico, quasi free jazz. Un viaggio musicale per portarci a esplorare il buio senza stelle che talvolta impedisce alla nostra anima di far entrare la luce. Ma perché? Semplice… perché la bellezza, quella vera e profonda, si accede solo attraversando il buio e affrontandolo.

Sundown dazzling day
Gold through my eyes
But my eyes turned within
Only see
Starless and bible black

(Tramonto di un giorno abbagliante
Oro attraverso i miei occhi
Ma i miei occhi si girarono in dentro
Vedono solo
Una notte senza stelle e nera come la Bibbia)

Una poesia irraggiungibile per chiunque.

Commovente nel suono “allungato” della chitarra, che pare piangere. Robert Fripp è il vero e unico Re Cremisi, una sfinge, un enigma difficile da risolvere, un genio capace di ideare una sua accordatura divenuta leggendaria: il New Standard Tuning (NST).

L’accordatura C-G-D-A-E-G, ovvero dal Do basso a Sol cantino. Se si esclude l’intervallo tra il Mi e il Sol delle corde più sottili le corde vengono accordate per quinte.

Vantaggi? Il timbro dello strumento è fantastico, risuona in modo sorprendente e prende un “colore” unico.

Robert Fripp's New Standard Tuning | Reverb Learn to Play

One comment

  1. _ Posso suggerire che non è stato capace di ideare la NST, le è arrivata in mente mentre era in una sauna a New York, non sapeva a cosa sarebbe potuta servire ma l’ebbe memorizzate per poi farne un uso decisamente valido, usandola re-imparando tutti i pezzi (dei K.C.) in questa nuova accordatura e nel contempo condividendola in ciò che è stato il Guitar Craft con tutte le sue connessioni.
    Credo sia importante far sapere che non è stato un atto volitivo, tutto qui.

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