I modi musicali e le scale modali: cosa sono e come funzionano

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Il musicista è come un pittore. E la sua tavolozza di colori è rappresentata dai modi musicali.

Cosa sono i modi? Diciamo prima di tutto che il loro nome, Ionico, Dorico, Lidio etc…, deriva da quello di alcune regioni dell’antica Grecia. È lì che sono nati i modi, almeno quelli che conosciamo e utilizziamo nel nostro sistema musicale occidentale.

Nel leggere i manuali di teoria e armonia musicale, una delle sezioni ritenute più importanti ma anche quella più ostica è proprio quella riguardante le scale modali. Vuoi perché vengono tralasciate alcune precisazioni, vuoi per il linguaggio astruso e inutilmente accademico, ecco che questo tema acquista il fascino dell’ignoto. Così l’innocua frase “dorica di Do” può dar luogo a improvvisi attacchi di panico. Oggi proviamo a portare un raggio di sole in questo buio.

Quando suoniamo una melodia o una scala, partiamo sempre da una nota. Questa nota diventa fondamentale perché il nostro orecchio, e quello di chiunque ascolta la nostra composizione, organizzerà e decifrerà mentalmente tutti i suoni che seguiranno, in relazione a tale nota.
Se suoniamo le stesse note, partendo però da punti iniziali diversi, ci renderemo conto che l’atmosfera, il paesaggio sonoro che si creerà cambia radicalmente.

Ad esempio se eseguiamo la scala di Do maggiore partendo dal “Do” e poi suoniamo la stessa scala partendo questa volta dal gradino successivo “Re”, percepiremo un mondo molto più malinconico rispetto al primo. Questo perché pur suonando le stesse note abbiamo cambiato lo spazio tra di loro, gli intervalli che le legano una all’altra. Ogni modo ha i suoi intervalli che lo caratterizzano e che ne determinano il carattere.

È come se nella prima scala avessimo dei fratelli che poi magicamente diventano cugini o amanti. Il loro nome non è cambiato ma la loro relazione è completamente diversa e questo si trasferisce nel suono che ci arriverà all’orecchio. Ogni volta che cambiamo la nota di partenza, avremo un modo diverso e un nuovo paesaggio sonoro.

I modi possono essere ordinati secondo un criterio di espressività iniziando da quello con sonorità più scura per arrivare a quello con sonorità più brillante. Il modo Dorico, che sta nel mezzo di questo ordine, costituisce il punto di simmetria, il riferimento di equilibrio nello spettro espressivo.

Ogni modo ha il suo carattere. Proprio come le persone. Lo Ionico, tra i modi maggiori, è quello più solare e radicato. Il Dorico, tra quelli minori, è quello più introspettivo e misterioso. Mentre il Frigio è chiuso, il Lidio è aperto ed è in grado di farci sognare e di sorprenderci. Il Misolidio è quello con più ritmo nel sangue. Non a caso è quello usato nel blues e nel rock and roll. L’eolico è quello relativo alla scala minore e pertanto è quello più malinconico, dimesso e triste. Per finire abbiamo il Locrio, quello più strano, instabile, sospeso e indefinibile.

Qual è l’utilizzo pratico di questi modi, di questi personaggi? Dipende tutto da cosa vogliamo esprimere con la nostra musica.

Ecco allora che i modi rappresentano i diversi colori e le sfumature che abbiamo sulla nostra tavolozza. Come dei bravi pittori dobbiamo conoscere le loro caratteristiche singole per impiegarli al meglio.

Tra i modi maggiori, il modo Ionico è quello comunemente conosciuto e utilizzato in moltissime canzoni, come per esempio Happy birthday, La canzone del Sole o Knockin’ on Heaven’s Door. È il modo più stabile, proprio grazie alla struttura dei suoi intervalli. Il modo Lidio, costruito sul IV grado, è una scala maggiore con la 4a aumentata che rende tipica la sonorità. La nota sigla dei Simpson è proprio costruita su una scala lidia. Si tratta comunque di un modo molto diffuso anche nel jazz modale e nella classica. Frank Zappa ne ha fatto largo uso, sia nelle composizioni che nei suoi assoli chitarristici. La nota caratteristica del modo Misolidio è, invece, la 7a minore, capace di generare una sonorità adeguata per rock, blues e funky. Alcune canzoni incentrate su questa sonorità sono: Boom Boom di John Lee Hooker, Sympathy for the Devil dei Rolling Stones, Cocaine di J. J. Cale, Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd e molte altre. Per individuare al meglio questa sonorità suggeriamo l’ascolto della scala eseguita sul ritornello di The man who sold the world di David Bowie.

Per quanto riguarda i modi minori, il modo Dorico lo possiamo definire come una scala minore naturale, ma con la 6a innalzata che crea, pertanto, rispetto alla tonica, un insolito intervallo di 6a maggiore. Costruito sul II grado della scala maggiore, è uno dei modi più usati sia a livello compositivo che nell’improvvisazione. La presenza della 6a maggiore smorza l’aspetto “scuro” del modo minore, portando una sonorità più “chiara”. La famosa frase al moog di Impressioni di settembre della PFM si basa proprio su questa scala (Mi dorico nello specifico) così come lo standard jazz So What di Miles Davis. Il modo Frigio è costruito sul III grado della scala maggiore e ha tra il suo I e II grado un semitono di distanza. La 2a minore diventa quindi l’intervallo che caratterizza questo modo. Molto comune nel flamenco, tanto che lo si definisce modo “spagnolo”. Il modo Eolico o Eolio corrisponde alla scala minore naturale. Viene utilizzato di frequente nelle ballate per il suo classico ed evocativo sound minore. Alcune canzoni sviluppate su questo modo sono: All Along The Watchtower di Bob Dylan, Otherside dei Red Hot Chili Peppers o Don’t Cry dei Guns N’ Roses. Il modo Locrio, infine, è un modo instabile come sonorità, costruito sul VII grado della scala maggiore. Usato nei fraseggi metal, ma anche da chitarristi come Steve Vai e Satriani.

Nel video seguente cerchiamo di riassumere tutto il nostro viaggio nei Modi:

Modi musicali: come dipingere paesaggi sonori

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