Trans: nel 1982 la distopia elettronica di Neil Young

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Il 1984 di Orwell non è ancora arrivato. È il 29 dicembre del 1982 e sul mercato discografico compare il nuovo album di Neil Young, il primo sotto contratto Geffen (il cantautore canadese aveva lasciato la Reprise per la richiesta da parte di quest’ultima di un album all’anno). Il titolo è Trans e, da subito, si capisce che sarà il suo lavoro più spiazzante: sono anni di sperimentazione. La musica elettronica la fa da padrone e anche un folksinger come Neil Young decide di sperimentare.

Neil_Young_1982
Neil Young nel 1982

Diciamolo subito: non è il suo lavoro migliore. Ma è sicuramente il più particolare. Sintetizzatori, drum machine e la sua voce filtrata che diventa quasi quella di un androide senza anima, così lontana da quella flebile e docile del Neil Young rockettaro o cantore delle lande americane.

Sono le tracce del disco a definire un percorso ben preciso: dopo un inizio con Little Thing Called Love, un classico rockabilly con un testo abbastanza banale, arriva la prima sterzata elettronica. Una drum machine e una chitarra filtrata introducono Computer Age, che può essere la traccia guida di tutto l’album. Cori spiazzanti e lontani, un mondo virtuale, su cui si può ballare anche su un pad molto oscuro.

We R in Control è una delle più attuali canzoni di Neil Young. Scritta in un’epoca dove le macchine e i computer stavano appena cominciando a nascere, lui scriveva una canzone orwelliana sul controllo che avrebbero preso sulle nostre menti, su una base molto rock e con un vocoder che decanta il testo. La seguente Transformer Man invece è la chiave di volta di tutto il disco: una canzone dedicata al figlio, costretto da una malattia su una sedia a rotelle, con la quale il padre cerca di comunicare. Una cassa in quarti che dà il tempo su un testo che è una perla di testo:

“Transformer man
Still in command
Your eyes are shining on a beam
Through the galaxy of love
Transformer man, transformer man
Unlock the secrets
Let us throw off the chains that
Hold you down
Transformer man, transformer man”

Si ritorna al rock elettronico in salsa western in Computer Cowboy, mentre nella seguente si riascolta con piacere la voce del buon Neil in una ballata a base di tastiere dolci e rilassanti (quasi in stile sixties) intitolata Hold On To Your Love. Poi comincia il capitolo che potrebbe essere un episodio di Black Mirror: una società di incontri virtuali tra umani o robot che si possono scegliere tramite parametri desiderati (le decantazioni all’inizio del brano) su un basso martellante sono il racconto di Sample and Hold. Un brano che oggi potremmo chiamare Tinder and Badoo e avrebbe lo stesso effetto.

La seguente Mr. Soul è un vecchio brano dei Buffalo Springfield, band capitanata dallo stesso Young, rivisitata nello stile elettronico dell’album. E questo passaggio porta alla conclusiva ed elettro-acustica Like an Inca, brano più lungo dell’album, con i suoi 9 minuti, in cui Neil fa ascoltare nuovamente la sua voce. Quasi a liberarsi dei demoni tecnologici.

Peccato che, ancora oggi, noi, siamo a dibattere su questi temi.

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