Rapper’s Delight, il brano che sdoganò il rap

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Il 1979 fu l’anno in cui il rap riuscì a farsi notare finalmente non solo dall’industria musicale, ma anche dal pubblico: fino a quel momento i dirigenti della case discografiche avevano quasi sempre ignorato o evitato di approfondire il fenomeno, che stava invece spopolando soprattutto nelle strade di New York. A permettere al genere di scalare le classifiche fu un gruppo nato per caso, gli Sugarhill Gang, che grazie alla loro canzone di debutto, Rapper’s Delight, entrarono nelle classifiche statunitensi. Il rap aveva attraversato tutti gli anni 70 sotto traccia, vivendo del passaparola creatosi attorno ai DJ e i primi MC, che avevano iniziato a sviluppare il linguaggio del nuovo genere e, attraverso le cassette clandestine che giravano tra i ragazzi, stavano facendosi un nome.

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Grandmaster Flash, uno dei primi esponenti Rap

Questa carriera clandestina veniva vissuta con un certo orgoglio dai primi rapper (che puntavano a realizzare la propria professione al di là fuori del mercato tradizionale), ma i più avveduti sapevano che senza l’appoggio di una casa discografica e di una distribuzione organizzata il fenomeno rap sarebbe probabilmente scomparso o comunque non avrebbe avuto modo di varcare i confini della Grande Mela. Sul finire del decennio, però, i tempi sembravano ormai maturi, anche perché la diffusione del rap era arrivata alle orecchie giuste.

Sylvia Robinson bazzicava da sempre l’ambiente musicale: a lungo cantante (con un’unica hit, Love Is Strange), aveva appeso il microfono al chiodo nel 1968 per poi indossare le vesti del proprietario di una etichetta discografica, che rilevò addirittura il catalogo della leggendaria Chess Records. Per tutti gli anni ’70 Sylvia si era dedicata a questo nuovo business senza particolari successi da classifica, fino a quando s’imbatté nel 1979 in uno dei famosi nastri che i ragazzi si passavano di mano in mano e che era giunto fino in New Jersey, dove l’ex cantante abitava. L’idea che i ragazzini fossero attratti da questa inaudita commistione di musica e parole la convinse che forse potesse esserci il modo di sfruttare il fenomeno prima che lo facessero altri: e così fece.

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Sylvia Robinson, la mamma dell’Hip Hop

I tre componenti della futura Sugarhill Gang vennero scelti tra le conoscenze della famiglia Robinson e, dopo una veloce audizione, spediti subito a registrare il pezzo di debutto non solo loro, ma anche del nuovo soggetto discografico della signora Sylvia: la Sugarhill Records. In tre giorni Wonder Mike, Big Bank Hank e Master Gee registrarono Rapper’s Delight: come base venne usato il campionamento del nuovo successo degli Chic, Good Times, che stava sbancando proprio in quei giorni estivi nelle radio internazionali. Il 16 settembre nei negozi di dischi giunse quell’infinita (quasi quindici minuti) cascata di ritmo e scioglilingua che portò ben presto la Sugarhill Gang in classifica: Rapper’s Delight cambiò il corso della storia della musica.

The Sugarhill Gang - Rapper's Delight (Official Video)

La canzone simbolo del neonato gruppo arriverà alla trentaduesima posizione nelle charts e sarà il più grande successo discografico di Sylvia Robinson, che capì l’importanza di arrivare per prima a incidere su vinile ciò che ormai era il genere più diffuso tra i ragazzini. Non si fece scrupoli anche a sfruttare la base di Good Times (senza alcun accredito, se non posteriore, a Nile Rodgers e compagni) e il lavoro di Grandmaster Caz (il cui libro di rime fu saccheggiato da Big Hank e compagni, anche in questo caso senza accredito).

La celebrità di Rapper’s Delight lo ha erroneamente fatto considerare il primo brano della storia del rap: in realtà questo primato è da attribuire a King Tim III dei Fatback Band, uscito pochi mesi prima senza ottenere lo stesso riscontro del brano degli Sugarhill Gang.

The Fatback Band - King Tim III (Personality Jock) (Official Audio)

“I said a hip hop, a hippie, a hippie to the hip hip hop” non sarà stata la prima frase della storia del rap, ma di sicuro è quella che è entrata per prima nell’immaginario collettivo, definendo anche il genere con un nome (Hip Hop) che negli anni e decenni successivi sarebbe diventato parte integrante della cultura non solo musicale.

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