Strade Perdute: la spiegazione del film di David Lynch

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Immagini che prendono forma dal buio. Due fari di automobile che illuminano un breve tratto di strada notturno, con la striscia che delimita le due corsie che insegue se stessa frenetica, e un orizzonte di visibilità brevissimo: non siamo in grado di vedere oltre un metro di fronte ai nostri occhi. Intanto la voce di David Bowie canta disperata: “I’m deranged”. Sono uno squilibrato.

È così che iniziano le Strade Perdute di David Lynch. Con una voce che dichiara esplicitamente di aver perso il controllo e le immagini di una corsa folle senza destinazione. Eppure quel che vediamo nella prima parte del film è piuttosto lineare. È quel che succede spesso con Lynch: il regista ci conduce per mano come un genitore premuroso, mostrandoci con pazienza i contorni delle cose, assicurandosi che noi stiamo capendo tutto. E poi, con la stessa premura, sbatte violentemente la nostra testa al muro di fronte a noi. Il muro è lo sconvolgimento di personaggi, eventi, caratterizzazioni, persino della veridicità di quanto visto. E sta a noi trovare la chiave per andare oltre.

Tocca quindi analizzare bene quel che vediamo, quantomeno nella prima parte del film. Fred è un musicista che vive in una villa con sua moglie Renee. Sembra aver qualche problema a letto e a lavoro, e qualcosa ci fa pensare che la moglie lo stia tradendo. Oltre alle atmosfere tenebrose e alle aree di buio in cui accade ciò che non vediamo, due sono gli accadimenti più strani di questa fase: il Mistery Man dal volto bianco che dice di conoscerlo (e che risponde al telefono di casa sua, mentre è di fronte a lui) e quelle videocassette che continuano ad arrivare, che puntano ad entrare nella sfera privata della coppia. Ah, e poi quel messaggio dal citofono. “Dick Laurent è morto”. Noi ovviamente non conosciamo alcun Dick Laurent, quindi ci tocca mettere l’informazione da parte e procedere oltre. Fino ad osservare in maniera morbosa l’ultima videocassetta: quella che mostra Fred subito dopo aver ucciso sua moglie, nella loro stanza da letto. A quel punto, Fred si ritrova alla stazione di polizia e viene condannato a morte. Finisce in galera. Poi il muro che dicevamo prima: lampi blu che piovono dal tetto, qualcosa di tremendo accade in cella quella notte. L’indomani mattina, le guardie non credono ai loro occhi: il detenuto nella cella non è Fred. Non più. È Pete, un giovane meccanico.

The Lost Highway (1997) Trailer

Qui tocca fare una pausa. Prima di proseguire, è necessario scoprire qualcos’altro. Studiare, o eventualmente ripassare, nozioni che provengono da un campo scientifico di natura differente. Niente di strettamente legato alle prigioni o ai crimini di coppia. Se vogliamo capire Strade Perdute, dobbiamo conoscere alcune nozioni base di psicologia, per come sono state teorizzate da Sigmund Freud a inizio ‘900.

Per Freud, la struttura psichica umana è suddivisa in tre entità: Es, Io e Super-io. L’Es è la nostra natura più istintiva, quella detentrice dei nostri desideri, dei nostri impulsi, spesso irrazionali e non sempre completamente accettabili. Il Super-io è la necessaria controparte dell’Es: è quella responsabile di censurarne le derive più estreme, di tenerne sotto controllo gli effetti, di garantire che il comportamento umano resti accettabile, secondo le regole etiche, sociali, educative che abbiamo maturato durante la crescita. L’Io è la nostra coscienza, che dovrà fare del suo meglio per adottare il comportamento migliore, cercando di obbedire come meglio può alle pressioni di questi “padroni severi” che sono l’Es, il Super-io e il mondo esterno.

Adesso torniamo al nostro film e iniziamo a ricomporne i pezzi: quel che succede in quella cella è il tracollo psichico del protagonista. Da quel momento in poi, quel che osserviamo è ciò che sta avvenendo nella sua mente. Fred (l’Io, se vogliamo) non c’è più: è stato messo fuori dalla cabina di comando. Al suo posto c’è Pete, una proiezione di come Fred vorrebbe vedere se stesso. Se Fred era un musicista di scarso successo, Pete è un meccanico di gran talento. Se Fred aveva problemi di impotenza, Pete sembra riscuotere un successo enorme con le donne. Sopra ogni cosa, Pete è confuso, trascinato dagli eventi: se ha davvero fatto qualcosa (cosa che di Pete ancora non sappiamo, ma che invece si applica sicuramente a Fred), non ne è consapevole. Non gliene si può attribuire alcuna colpa.

Secondo le stesse chiavi di lettura, capiamo anche chi sono gli altri personaggi. Mr. Eddy, il gangster che ha una bella moglie, una macchina costosa e una autorità rispettata da tutti, è la rappresentazione lynchiana del Super-Io: ha sempre le idee chiare, sa cosa è accettabile e cosa non lo è, e vuole che tutto fili come deve andare. Quando un automobilista spericolato lo sorpassa in maniera azzardata, non esita a inseguirlo per darli una punizione esemplare.

“Comprati un cazzo di manuale di guida e imparalo a memoria, figlio di puttana! Tu lo devi rispettare il codice della strada!”

Mr. Eddy. Tailgate scene from Lost Highway (David Lynch)

Il Mistery Man, invece, è l’Es. Mentre Fred (l’io) dice di voler ricordare le cose a modo suo, l’Es riprende tutto con una telecamera, in modo da tenere memoria fedele di quel che succede davvero, senza possibilità che venga distorto da interpretazioni. L’Es è quello che sta “a casa” di Fred (la casa è la sua mente). L’Es è quello che, nell’incontro in cabina, gli chiede senza pudore: “E tu, sai chi sei?” Ed è sempre l’Es quello che passa a Fred l’arma con cui ucciderà Mr Eddy alla fine del film. Eccola, la rappresentazione visuale del tracollo psichico: L’Es e l’Io, insieme, hanno ucciso il Super-Io. Da adesso non c’è più censura, non c’è più etica o morale che possa arginare gli istinti umani. Il controllo è perduto. La strada è perduta. È Fred stesso ad annunciarlo a se stesso dal citofono. Dick Laurent (Mr. Eddy) è morto. Non hai più la tua parte razionale che stabilisce cosa è accettabile fare. È ora di uccidere tua moglie.

Tutto il resto del film può essere visto (e rivisto) come una costellazione di elementi psichici da rimettere al posto giusto, nel sistema di una mente folle. La moglie Renee e Alice sono la stessa persona, nel senso che la moglie (che tradiva Renee), nella proiezione postuma di Fred, è una sgualdrina che svende il suo corpo per porno amatoriali. Andy (l’amante di sua moglie, almeno nella percezione di Fred) è uno sfigato, e morirà per mano di Pete. E poi alla fine, il cerchio di chiude: Fred è in fuga, inseguito dalla polizia, e alla luce degli stessi fari d’automobile dell’inizio del film rivede i lampi blu, sotto i quali la sua testa inizia a fumare. I lampi blu sono quelli della sedia elettrica, la condanna a morte di Fred, il motivo ultimo per cui il protagonista era in quella cella quando li abbiamo visti per la prima volta. E quindi, da questo punto di vista, quel che succede dai lampi blu della cella a quelli della fine del film è il distacco psichico di Fred nel momento in cui sta ricevendo le scosse della sua condanna a morte, pochi istanti prima di morire.

I critici hanno paragonato Strade Perdute all’anello di Moebius: la figura astratta di un nastro circolare che gira su se stesso in modo che, se lo si percorre su una delle sue superfici, si ritorna al punto di partenza sul lato opposto. In Strade Perdute Fred diventa Pete e poi di nuovo Fred. Passando per l’uccisione del suo sistema di regolazione interno, per l’omicidio della moglie e per la perdita del controllo sulla propria vita. L’intero film è fatto in maniera da imporre allo spettatore uno stato di alterazione della realtà percepita, come ad indurre una sorta di dissociazione della personalità.

Nel 1997 Strade Perdute diede inizio al cinema psicologico contemporaneo, aprendo la strada ai capolavori che verranno anni dopo, da Inception a Shutter Island passando per gli stessi Mulholland Drive e Inland’s Empire, che completano il percorso cinematografico psicotico di David Lynch. A quel tempo la critica si mostrò generalmente perplessa, poco abituata a strutture in cui è tanto complesso rintracciare i significati. Fu soprattutto il pubblico ad amarlo, trasformandolo pian piano in un cult che andò alimentando l’amore crescente degli amanti del cinema per David Lynch.

“Possedete una videocamera?”
“No. Fred le odia.”
“Preferisco ricordarmi delle cose a modo mio.”
“Cosa intende?”
“Nel modo in cui le ricordo. Non necessariamente nel modo in cui sono accadute.”

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