È così che una personalità autorevole dovrebbe rilasciare la propria musica nell’era web matura. Non con la solita collezione di mezzucci furbetti tesi a fare impazzire l’hype, come la storia del misterioso utente soundcloud venuto fuori nel 2014 prima dell’arrivo dell’album Syro, che scatenò la caccia alle streghe e rese insopportabile il nome di Aphex Twin prima ancora dell’uscita dell’album. Un grande artista oggi rilascia la propria musica senza troppi strombazzamenti, e lascia che sia la musica stessa a far valere la propria qualità. Come quest’anno han fatto James Blake e Beyoncé, che infatti son stati apprezzati in maniera sana e sincera da pubblico e critica. Come invece non han fatto i Radiohead, che infatti hanno ricevuto un feedback generale più contenuto.
Aphex Twin è tornato questo mese. Senza giochetti. Ha semplicemente annunciato l’uscita, un EP di 6 tracce su Warp Records, e poi ha lasciato tutto alla sua musica. Musica che arriva come una bella sorpresa, largamente diversa dal sound che da lui ci si aspetta normalmente e in ogni caso differente da quella IDM che lui, insieme ad alcuni altri esimi colleghi tra cui i Plaid, ha inventato negli anni ’90. Stavolta il sound è più calmo, regolare, ritmica lenta e quadrata e atmosfera realizzata tramite il suo solito talento ai sintetizzatori. È più acid jazz che techno cerebrale, e somiglia vagamente ad alcune produzioni di Venetian Snares sotto il moniker Last Step. La dimensione è sempre quella mentale e in quella, quando è in forma, Aphex è fondamentalmente inarrivabile. Infatti, guarda caso, non servono stratagemmi per aumentarne la visibilità. Guarda caso.
7.5 / 10
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