Il talent show Top DJ spiegato alla signora del terzo piano

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Lo so, signora. La capisco benissimo. Lei chiede a me di spiegarle cos’era quel programma che ha visto per caso, l’altra sera su Italia Uno, pieno di ragazzetti messi dietro strani aggeggi elettronici con tanti pulsanti colorati, mentre di fronte tutti saltano con le mani all’aria come se stessero alla finale di coppa campioni. E io non posso che risponderle che lei ha tutta la mia comprensione. Anzi, le dirò di più: qualsiasi cosa lei dica, qualsiasi punto di vista esprima riguardo un programma della televisione italiana, lei avrà ragione sempre e comunque. E lo sa perché? Perché, in quanto donna cinquantenne casalinga, lei rappresenta perfettamente il campione più rappresentativo del telespettatore medio italiano. Le statistiche parlano chiaro. E se lei non capisce che senso ha un programma che ha visto in tv, la responsabilità primaria non è di certo sua. È di chi quel programma ha deciso di farlo e di mandarlo in onda, sottoponendo l’immagine del canale di appartenenza alla roulette russa dei dati Auditel, le cui sorti son decise da migliaia di persone come lei.

Ma c’è un’altra cosa che posso dirle: la domanda che mi ha fatto poco fa, sul “che senso ha” un programma del genere, se la stanno facendo quasi tutti. Perché già la questione talent show è una moda di cui si stanno stancando tutti, ma finché l’oggetto del talento è alla portata di un pubblico più o meno ampio, la cosa può ancora funzionare. Per esempio, prendiamo lei, che resta sempre la telespettatrice modello. A lei, nonostante questi talent l’abbiano stufata, piace ancora guardare i vari programmi di cucina, da Masterchef alla Clerici, perché cucinare resta comunque una pratica che la riguarda da vicino, e quindi il programma la coinvolge. Come le piace guardarsi X Factor, perché anche se non fa la cantante di professione, la musica la ascolta e può comunque divertirsi ad apprezzare o stroncare per gioco questo o quell’aspirante cantante. Un dj, invece, lei magari non sa nemmeno cos’è. È normalissimo. Quindi se ieri sera ha scagliato il telecomando contro il televisore al plasma urlando “ridateci Toto Cutugno” ha tutta la mia comprensione. E anche un pizzico di compassione.

E qui arriviamo alla vera domanda, che è sorella gemella della sua “che senso ha“: chi segue davvero un programma come Top DJ? È la domanda che si stanno facendo tutti e a cui pochi in realtà hanno saputo dare una risposta. A qualcuno piace raccontare che gli ascolti del programma sono buoni (per un programma in seconda serata), ma ora che siamo su Italia Uno la domanda ovviamente torna valida. Vuole che glielo dico io? Allora guardi, il pubblico di Top DJ è composto esattamente da:

  • 70% di dj veri che si son piantati in poltrona per un paio d’ore con birra e popcorn e si son messi a guardare il programma più contestato dalla propria categoria, riempendo intanto i propri canali social di commenti caustici (ve lo dico io, signora, ‘sto programma lo segue soprattutto chi lo disprezza. Non è mica grave eh. Porta a Porta è una vita che va avanti così).
  • 20% giovani under 30 che hanno già una mezza idea di entrare nel business dance dalla porta principale e vorrebbero essere lì al posto dei concorrenti (metà di loro presumibilmente ha anche fatto i provini).
  • 10% spettatori casuali come lei, che han guardato il programma per nemmeno cinque minuti e han cambiato con una smorfia stampata in faccia (non si illuda, signora: nel complesso, quelli che si son guardati il programma dall’inizio alla fine si contano sulla punta delle dita, e anche tra le categorie precedenti la maggior parte han spento la tv quasi subito lanciando imprecazioni random)

topdj

Signora mia, la sa qual è la verità? Il dj, come ruolo, negli ultimi tempi è stato stravolto in maniera vergognosa. Fino al decennio scorso era una figura stimata e autorevole, che usava un mix particolare di abilità tecnica e sensibilità musicale per trasformare una serata e divertire la gente. Poi, complice l’arrivo di strumentazioni che non richiedono più abilità pratiche e di generi dance che fanno impazzire i giovani a prescindere da tutto, la figura del DJ ha smesso di richiedere un vero e proprio talento ed è stata spettacolarizzata all’estremo. Lei l’inizio della stagione non l’avrà seguito, ma le posso assicurare che sentire la speaker dire che i DJ “sono le nuove rockstar del momento, gli idoli delle discoteche di tutto il mondo” mentre scorrono le immagini di decine di sbarbatelli che ancora non hanno finito il liceo, è una cosa che fa nello stesso tempo ridere e piangere.

Lei comunque non si preoccupi. È una fase, e sta per concludersi. Già per questa stagione son fuggiti i precedenti membri della giuria, che erano tre dj veri, e dentro ci hanno messo una cantante pop bollita, un rapper chiacchierato e – ahimé – un importante dj americano che avranno pagato profumatamente per star lì seduto con la faccia mezza schifata cercando di partecipare allo scempio senza perdere la dignità. Presto ‘sta moda dei dj finirà e sparirà anche dalla sua televisione. Ok, magari la rimpiazzeranno con un altro programma da seconda serata di Italia Uno che a lei non convincerà. Tipo uno speciale sui drogati. Ma tant’è.

Intanto lei faccia così: continui a stare lontana dal programma e lasci che faccia il suo corso da sé, tanto sanno come rovinarsi con le loro stesse mani. Nel frattempo ci pensiamo noi a darci un’occhiata, tra una cosa e l’altra, e prendere per il culo le varie gaffe che si susseguono, visibili probabilmente solo a un occhio più esperto. Come quando alla prima puntata si presenta il primo concorrente, il giudice David Morales (che, per farle capire, è tipo l’Al Pacino dei dj) gli spiega che ha mixato in modo troppo spezzettato e lui risponde alla telecamera “eh, il mio è uno stile veloce, lui non c’è abituato, fa altri generi“. È questo lo spirito, signora. È il programma dei giovani arroganti figli della soggettività imperante, sicuri che per aver successo basta essere nel posto giusto al momento giusto, indipendentemente dal proprio talento. Si tenga stretta la Clerici, signora. Dia retta a me.

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