Chi (altri) vuol essere DJ?

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Venghino signori, venghino, che il tappo è già saltato da un pezzo e ormai nessuno vuol lasciarsi sfuggire l’occasione di saltare sul carrozzone della professione più ambita del mondo negli anni ’10: fare quello che guadagna un quantitativo stratosferico di soldi stando semplicemente dietro alla consolle a battere le mani a ritmo di musica mentre tutti lo adorano. I 15 minuti di celebrità warholiana sono quasi arrivati, vi basterà aspettare il prossimo programma televisivo tipo masterdj per amatori e, di fronte a una giuria composta da Simona Ventura e Barbara D’Urso, farete vedere di che pasta siete fatti. L’obiettivo alla fine è arrivare alla situazione seguente:

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Morte a 33 giri

D’altronde, seriamente, chi davvero considera tutto ciò un problema? Ormai solo io, tu e quell’amico tuo tanto bravo a mettere dischi ma di cui nessuno riconosce il talento. Siamo una nicchia invisibile, capisci? Ti rendi conto che gli adolescenti di oggi sono nati negli anni ’90 e entrano in crisi anche solo se gli mostri un computer con Windows ’95? Figuriamoci spiegargli la storia e la gloria della figura del dj dai tempi in cui per mettere a tempo due dischi dovevi passare la notte sveglio a imparare a memoria il momento del cambio ed esercitarti. È roba per fissati, capisci? Alla fine ci si vuole solo divertire, il dj perfetto è Calvin Harris che in fondo non fa altro che mettere la musica che ci piace e chi se ne frega di quanto guadagna e quanto si sforza. D’altronde la musica è a tempo. Con la tecnologia moderna solo un deficiente non la metterebbe a tempo. Anche perché quel deficiente metterebbe un mix preregistrato e via. E tu che fai, ti indigni? Sei vecchio! Conservatore! Oserei dire bigotto.

DAVVINCI IS THE KING“, insomma. Questi video-parodia li fai tu, vero? Tu che da bravo frustrato e nostalgico cerchi di far risaltare le contraddizioni della cosa a… già, a chi? A me, che sono frustrato quanto te, mica ai giovani che stanno lì fuori. Ne hai fatte decine di video-parodia così, no? A partire da quello storico di Paris Hilton, che ha lanciato il fenomeno all’urlo di “dopo il porno amatoriale non so più che cazzo fare, vediamo com’è una consolle” (tradotto in inglese con “from BJ to DJ“), passando per i tre geni del Miami Mixmash 2014 e la risposta caustica sugli Art Department di chi si era offeso. Mentre tu fai video però il fenomeno del dj senza qualità si estende, e a ogni nuovo caso che si registra la cosa sembra sempre meno strana, sempre più normale. Perché ciò che vende e fa divertire il pubblico non è più la tecnica ai piatti, ma le luci, la location, il personaggio famoso. La fama tira, anche e soprattutto in discoteca, capisci? Se no i personaggi del Grande Fratello a che servono?

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DJ Deputy is coming

Quindi ti prego, non indignarti come se fosse scoppiata la tragedia se Nicole Minetti si fa una foto a casa sua in tenuta da dj, giusto per citare uno degli ultimi casi mediatici di questa escalation. Funzionerà. Siam tutti ansiosi di farci un selfie accanto a quella che organizzava i festini di Villa Certosa e che ha raggiunto così tanti successi e traguardi nella vita che qualunque teenager di oggi pagherebbe per far riuscire l’emulazione. Sono i tempi moderni. Prendila con filosofia, no? Ridici su. Come ha fatto l’anno scorso Bill Gates, che per promuovere la lettera della sua fondazione di beneficenza si è finto dj in un clip anche abbastanza divertente, con tanto di tubo di alimentazione per ricoverati in corsia. Questa è ironia. Questa è la magia dei tempi social, e c’è sempre qualcuno che può fregarti coi tuoi stessi mezzi.

Anche perché, la cosa veramente grave è un’altra, sai? Tipo quanto successo sempre l’anno scorso, quando un magazine internazionale serio e competente come sulla carta è Earmilk ha ospitato sulle sue pagine e sul suo canale soundcloud il mixtape esclusivo di… Sasha Grey. Infiocchettato anche niente male, eh. D’altronde la ex-pornostar ormai, se ho fatto bene i conti, ha quasi cinque anni di esperienza in consolle e, a parte che i numeri in termini di pubblico sono dalla sua, ormai è anche in grado di fare un mix quantomeno accettabile. Se lo ascolti, a tratti ti piace pure. Ci sono diversi classici, anche scelte di gusto prese dal sound disco. Se cancellassi il nome e lo facessi ascoltare a dieci addetti ai lavori, otto di loro lo apprezzerebbero. E questa è tutta ottima pubblicità per i prossimi che stanno per arrivare, nel mondo in cui il dj è una delle professioni più accessibili e proficue per un personaggio già famoso. Il baraccone è lanciatissimo e non mostra alcuna crepa, funziona anche e soprattutto a livello virale e di idee di marketing possibili ne escono una al mese. Incluso il bimbo di tre anni che ha sbancato Got Talent Global tempo fa.

Per cui venghino signori, venghino. Ormai a non essere dj siam rimasti quattro gatti e ‘sta cosa che non vogliamo seguire le mode ha anche un po’ rotto. E poi, se proprio vuoi stare lì a pontificare e lanciare anatemi contro lo svilimento dei tempi moderni, ricorda: anche quella è una moda, lo è sempre stata, e ci sei dentro fino al collo. E se tu, giovane dj pieno di qualità che fatica a imporsi sulla scena, volevi da me una risposta su cosa si può fare, cosa pensare e come indignarsi senza essere banali, beh, la risposta non ce l’ho. Ho più domande di te, sono più frustrato di te e sto qui a scrivere articoli pieni di passione sui veri dj e sui veri giovani talenti che emergono ogni giorno, articoli che non legge nessuno perché la bacheca di facebook è furba e preferisce mostrarti i post dove la probabilità di clic è più alta, tipo quelli dei personaggi famosi o delle pagine da trentamila fan che postano foto di gattini. Siamo tutti sulla stessa barca, bro. Siamo tutti nella stessa merda.

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