Il wonky in dieci dischi #8: Shlohmo – Bad Vibes

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Venuto fuori in maniera molto simile a Lapalux nello stesso periodo, Shlohmo è il figlio d’arte meglio riuscito di Flying Lotus. I suoi primi EP (tutti di qualità altissima e piacere d’ascolto che è rimasto nel tempo) escono già intorno al 2009-2010 e sono perfettamente dentro al sound del momento. È una delle espressioni più ingegnose del wonky di quel tempo, così ben permeato delle sfumature jazzy e delle sensibilità glo-fi che  imperversavano in quel periodo. Quando uscirono, Camping, Shlohmoshun e Places diventarono un piccolo fenomeno a diffusione rapida tra i scopritori di nuovi talenti, e il nome Shlohmo iniziò ad arrivare alle orecchie di chi stava cercando la novità.

Poi, nel 2011, arrivò il primo album, Bad Vibes. Fioccò un altro 4.5/5 su ResidentAdvisor e la consapevolezza di avere a che fare con un talento purosangue. Il disco aveva mille sfumature e altrettante morbidezze, era accessibile a qualsiasi categoria di ascoltatore eppure riusciva a dare stimoli forti anche alle orecchie allenate. Ancora una volta, non era uno di quei dischi che ti limiti ad apprezzare per e sensazioni che provoca. Potevi delineare con precisione chirurgica tutti i motivi per cui era un disco d’eccezione: il riuso di certe sezioni ritmiche ritenute da sperimentazione che invece qui apparivano di facilissima fruizione, le sensazioni chillwave stavolta libere dallo stereotipo, e a serpeggiare tra una traccia e l’altra lo spirito future jazz, lo stesso che ogni volta ti fa secco perché a saperlo fare bene, ma davvero bene, sono in due o tre in tutto. Fu uno dei picchi del sound wonky nel momento migliore di un visionario del genere, ed è un peccato che oggi ce ne si ricordi troppo raramente.

Shlohmo è rimasto uno dei personaggi più ingegnosi della faccenda modern beats di questo decennio. Ce n’è un altro che lo ha eguagliato in capacità di definire una visione fuori contesto. Arriva domani.

Leggi tutta la storia:
Many Faces Out Of Focus – Il wonky in dieci dischi

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