Album: Junior Boys – Big Black Coat

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Quando inizi l’ascolto, dalla prima traccia con Jeremy Greenspan a ripetere “I am the dirty one” nel suo stile riconoscibile fino a tutta la prima metà del disco, hai la sensazione che nulla di nuovo arriverà dal quinto disco degli Junior Boys. Senti che il sound è esattamente lo stesso dei loro dischi precedenti, capisci presto che una volta assimilati i primi tre (da Last Exit a Begone Dull Care) non c’è altro da scoprire: è il loro pop fatto d’eleganza, note dolci e malinconiche e un paio di mosse più dance. E sei subito tentato di accantonarlo tra i dischi che agiscono d’inerzia, ripresentando un sound proprietario senza novità per le conferme richieste dagli affezionati. Nonostante ci siano ancora pezzi come quello qui sotto, che valgono ancora i tempi migliori.

Poi però arriva la seconda metà, e a sorpresa inizi a sentire una manciata di tracce più dure, che non fatichi a definire techno (come What You Won’t Do For Love), che non solo senti estranee allo stile naturale degli Junior Boys (che resta comunque legato alla dolcezza del pop), ma proprio male assortito con le loro caratteristiche (And It’s Forever mostra chiaramente lo stridore, sembrano due tracce diverse in mash up). E allora capisci che quando il sound inizia a ripetersi, serve sì qualche elemento nuovo, ma va scelto in maniera oculata, secondo le proprie compatibilità, e soprattutto seguiti dall’ispirazione. Così sembra tanto una decisione di risposta a una situazione di stallo, presa più in base al trend del momento che alle proprie caratteristiche. E allora no, la situazione è più difficile del previsto.

5 / 10

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