20 giri di garrota: chi ha ucciso Gabriella Bisi?

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Rapallo, 1987. È il primo giorno di quello che sarà un rovente Agosto quando Gabriella Bisi arriva nel comune ligure a bordo della sua auto.

Gabriella, 35 anni, è il prototipo della donna in carriera. Laureata in architettura, lavora a Milano come arredatrice d’interni nell’azienda del padre. Dal carattere solare e dotata di un certo fascino, capelli mossi e sguardo brillante che senza dubbio non la fa passare inosservata.

C’è da dire che la vita non è stata tenera con lei, come dimostra il suo passato. Rimasta in giovane età orfana della madre, si era trovata costretta a crescere in fretta e a badare alla sorella più piccola. Nel 1974 si era sposata ma dopo quattro anni di matrimonio il marito perse la vita in un tragico incidente stradale. Gabriella ha una grande resilienza e nonostante tutto era riuscita ad andare avanti, guadagnandosi la sua indipendenza e arrivando nel corso del tempo a costruirsi una fitta rete di amicizie. Una tela di rapporti che da Milano si estende fino alla Liguria, regione dove si reca spesso appena ha del tempo libero.

Quel Sabato 1 Agosto giunge a Rapallo per passare il fine settimana: ha in programma di vedersi con delle amiche e con un’altra persona, un uomo di 37 anni, un imprenditore che da più di un anno ha una relazione con l’arredatrice. Si tratta di un rapporto da amanti visto che il trentasettenne è già sposato con un’altra donna.

Un fine settimana abbastanza normale

Nel comune ligure Gabriella ha un appartamento ed è lì che passa il pomeriggio prima che l’amante vada a prenderla: i due trascorrono la serata e la notte insieme, poi la mattina successiva l’uomo la accompagna a casa di un’amica, nella zona di Santa Margherita Ligure.

Gabriella rimane gran parte della giornata all’interno dell’abitazione insieme alla proprietaria di casa e a un’altra amica. Nel pomeriggio l’amante la chiama per comunicarle che quella sera non avrebbero potuto vedersi in quanto lui aveva in programma di recarsi a una festa dove probabilmente avrebbe dovuto essere presente anche la moglie. La trentacinquenne si mette allora d’accordo con le amiche per andare a cenare insieme a loro al ristorante, prima però vuole tornare a casa per prepararsi e prendere l’auto. Le offrono un passaggio fino alla sua abitazione di Rapallo ma Gabriella rifiuta dicendo che avrebbe preso la corriera o al massimo avrebbe fatto l’autostop. Prima di lasciare la casa dove è ospite si fa una doccia e si cambia i vestiti, poi esce intorno alle 19:00.

Dov’è finita Gabriella?

Sono ormai le 22:00, le amiche di Gabriella si sono recate al ristorante da tempo ma dell’arredatrice non c’è traccia. E’ strano che non abbia avvisato ed è ancora più strano che non risponda al telefono. La nottata passa e nessuno sa dove si trovi la donna. Neanche nelle giornate successive arrivano notizie da parte sua, motivo per cui viene denunciata la scomparsa.

La Polizia inizia le ricerche, gli agenti si recano nella sua casa di Rapallo. La porta è chiusa ma non a chiave, in cucina sono presenti una tazzina di caffè lasciata a metà e due milioni di lire appoggiati su un mobile, i soldi che le sarebbero serviti per l’imminente vacanza di due settimane a Ponza con le amiche. Una finestra dell’abitazione risulta aperta. La sua macchina è parcheggiata nelle vicinanze, il che allontana l’ipotesi di una partenza volontaria.

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Ma la donna era tornata nella sua dimora quella sera oppure no? Vengono interrogati tutti gli autisti delle corriere che avevano lavorato in zona nella giornata di Domenica 2 Agosto. Nessuno di loro si ricorda di una passeggera come Gabriella. Allora aveva forse fatto l’autostop? Arriva la testimonianza di una coppia che dichiara di averla vista nella sera della scomparsa. Si trovavano nel piazzale della chiesa di San Lorenzo e secondo quanto riferiscono la donna aveva chiesto loro se fossero diretti a Rapallo. I due risposero che si stavano recando in un’altra direzione e Gabriella si era congedata.

La giovane arredatrice sembra davvero essere svanita nel nulla. Passano dieci giorni di buio totale sulle sue sorti prima di giungere a una scoperta terrificante.

Da scomparsa ad assassinata

13 Agosto. Sono le 11:30 quando alla Polizia giunge una telefonata anonima: il chiamante riferisce di aver trovato un cadavere in mezzo ai rovi della collina dietro al Tigullio Rocks, un poggio panoramico vicino alla Via Aurelia.

Gli agenti arrivano sul posto, confermando la veridicità di quanto gli era stato riferito. La scena che si trovano davanti agli occhi lascia esterrefatti: quel corpo senza vita di una donna, distesa in posizione supina, è stato incenerito dal sole rovente di quei giorni. Nonostante questo si riesce lo stesso a capire quello che le è accaduto: il tutto è reso evidente da un paio di slip neri attorcigliati intorno al collo, i quali sono stati fatti girare attorno a un pezzetto di legno per formare una garrota.

Su quella povera donna hanno operato le mani di una mente sadica che hanno stretto alla sua gola quell’artificio mortale per venti volte fino ad arrivare a strangolarla.

Un omicidio agghiacciante. La Polizia non ci mette molto a identificare la vittima: si tratta di Gabriella Bisi.

Le indagini

Ma chi poteva essere l’autore di quell’atto così barbaro? Gli inquirenti avviano le investigazioni e come da prassi vengono passate al setaccio tutte le conoscenze della donna.

Tra questi anche il suo amante. L’uomo viene interrogato ma per la sera della scomparsa ha un alibi: si trovava a una festa in una villa di Santa Margherita. E’ un alibi che viene confermato da altre venti persone. La sua presenza non era sfuggita: secondo i testimoni aveva bevuto un bel po’ di alcool e tutti hanno impresso in mente il momento in cui cadde dentro la piscina con i vestiti addosso.

L’alibi dell’amante regge, a questo punto gli inquirenti si spostano su altre piste: una di esse porta a uno spasimante di Milano respinto da Gabriella, il quale sembra le spedisse delle lettere piene di disegni a sfondo sessuale. Un’altra conduce verso un ex fidanzato che ormai non risiedeva più in Italia. Nessuna di queste però si risolse con esiti utili ai fini delle indagini e il 15 Agosto 1990 l’inchiesta viene archiviata.

Alcune ipotetiche interpretazioni

A distanza di 36 anni risulta difficile dare una possibile chiave di lettura a ciò che accadde presumibilmente nella sera del 2 Agosto 1987.

I pochi dati certi sembrerebbero indicare che la morte di Gabriella sia avvenuta proprio su quella collina dove venne ritrovata, a dimostrarlo sarebbe quel pezzetto di legno con cui l’assassino ha arrangiato la sua garrota. Si tratta infatti di un rametto di robinia, una tipologia di albero presente in quell’area.

Tendiamo a escludere che la vittima fosse consenziente, il che ci potrebbe portare a ipotizzare che sia stata prima stordita e poi trasportata in quel luogo.

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Vengono alla mente due possibili scenari: la donna quella sera potrebbe aver perso la corriera e a questo punto aver deciso di fare l’autostop, imbattendosi in un maniaco che decide di dare sfogo alle sue pulsioni. Un folle che la tramortisce e la porta in quel luogo dove, protetto dall’oscurità, le sfila gli slip e glieli stringe attorno al collo con quello strumento di morte che si è auto-fabbricato.

Un’altra possibilità è che Gabriella fosse riuscita in qualche modo a tornare alla sua casa a Rapallo. Mentre si stava preparando potrebbe aver ricevuto la visita di qualcuno che conosceva, il quale l’avrebbe convinta con qualche scusa a seguirlo da qualche parte. L‘arredatrice sarebbe uscita senza neanche chiudere a chiave la porta, convinta che sarebbe rientrata in casa a breve. Sale in auto con quella persona, le cui intenzioni però si rivelano nefaste fino ad arrivare all’epilogo che conosciamo.

Naturalmente queste sono soltanto ipotesi, la verità resta ad oggi sconosciuta.

Il garrotamento

Quello di Gabriella Bisi è uno dei pochissimi omicidi perpetrati tramite garrotamento in Italia. Un modus operandi tanto spietato quanto particolare. Questo dato può fornirci qualche informazione?

In criminologia lo strangolamento con la garrota rimanda a delitti di matrice sessuale e riconduce spesso a soggetti con una natura sadica che provano piacere a veder morire la loro vittima in maniera lenta. Tali individui nutrono soddisfazione nell’esercitare potere e controllo e agiscono seguendo un meccanismo predatorio.

L’utilizzo di un legaccio per strangolare al posto delle mani nude potrebbe indicare anche una sorta di percezione di uno svantaggio fisico da parte dell’aggressore rispetto alla vittima o una non piena fiducia nelle proprie capacità di imprimere un certo tipo di forza.

Conclusione

Alla fine di questa storia resta l’immagine di Gabriella, donna intelligente e affascinante la cui vita si è eclissata improvvisamente, tradita da una calda serata agostiniana in cui le aberrazioni di una mente distorta hanno preso forma. Gabriella la cui morte resta irrisolta e attende ancora giustizia, una giustizia che ci auguriamo possa prima o poi arrivare.

Fonti

Il Secolo XIX – Delitti irrisolti, l’omicidio di Gabriella Bisi
Il Giornale – La vedova milanese di 35 anni che fu strangolata col suo slip
Rai News – Gabriella Bisi, il delitto degli slip: 36 anni fa l’omicidio dell’architetta
L’Unità – Archivio
ResearchGate – A Medico-legal Perspective on the Practice of Garrotting