La Mitologia norrena: il fascino del nord

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Quando si parla di mitologia norrena si fa riferimento al complesso dei racconti che compongono la religione tradizionale precristiana dei popoli scandinavi, anche se la maggior parte degli studiosi ritiene che si tratti di un ramo derivante dalla metafisica germanica che, a sua volta, affonda radici antiche nella mitologia primigenia dei popoli indo-europei. Questo aspetto cosi rilevante è la ragione principale, per la quale numerose divinità norrene, nonché molteplici miti diffusi nell’area geografica scandinava, presentino notevoli somiglianze ed assonanze con gli archetipi della mitologia mediterranea, in particolare con il mondo ellenico.

Nel corso dell’epoca vichinga, i racconti mitologici erano trasmessi per via orale e, per questo motivo, le nostre nozioni in merito si basano, in primo luogo, sulle descrizioni di alcuni testi medievali, in particolare le due versioni dell’Edda, che furono compilate già quando la dottrina cristiana era penetrata nell’ambito dei diversi popoli di etnia germanica. Furono proprio alcuni religiosi cristiani che riuscirono a recuperare e a ricostruire alcuni frammenti della tradizione norrena. A tale proposito, si ricordano i due fautori principali, ovvero Snorri Sturluson, lo stesso compilatore dell’Edda e Saxo Grammaticus, autore delle Gesta Danorum. E’ necessario precisare che i due autori adoperarono un approccio interpretativo di tipo evemeristico, secondo il quale le divinità norrene sarebbero state delineate come eroi umani oppure come sovrani divinizzati. L’Edda in prosa fu composta tra il 1222 ed il 1225 dallo stesso Snorri Sturluson, per cui è anche chiamata Edda di Snorri, mentre la versione in poesia, detta anche Edda di Seemundr, perché inizialmente attribuita in maniera errata all’erudito Seemundr il Saggio, fu redatta presumibilmente nella seconda parte del tredicesimo secolo. E’ stato accertato, tuttavia, che i 29 lunghi poemi che contiene risalgano ad epoche molto più antiche, che arrivano perfino al IV o al V secolo. Tra questi poemi, alcuni trattano delle divinità, come il famoso Siguror, cioè il Sigfrido della tradizionale canzone germanica dei Nibelunghi. Ed, inoltre, è opportuno menzionare la presenza di numerose pietre runiche, sia nei Paese scandinavi che nel Regno Unito, che raffigurano alcune scene ricavate dai racconti norreni. Tra queste, è possibile annoverare “la pesca di Thor”, “Odino che cavalca Sleipnir”, “Odino divorato da Fenrir”e così via. E’ importante sottolineare come il ritrovamento di alcuni oggetti significativi abbia contribuito a far luce sulla misteriosa civiltà vichinga. In Danimarca, ad esempio, fu ritrovata una pietra sulla quale era raffigurato il personaggio di Loki ed alcuni idoli che ritraggono Thor con il suo martello e Odino con un occhio solo: si pensi alla similitudine con  i ciclopi di memoria omerica.

Passando a qualche breve cenno sulle teorie cosmogoniche norrene, il mondo tangibile era chiamato “Miogaror”, traducibile con l’espressione “terra di mezzo” mentre, circondata dalle acque, alla sua sommità si trovava Asgaror, la dimora degli dèi che, in un’immagine di grande forza poetica, era descritta come raggiungibile soltanto tramite il ponte dell’arcobaleno, chiamato Bifrost. Nel pittoresco mondo vichingo, vi era posto anche per i Giganti, la cui dimora era collocata ai confini del mondo,verso est, nella cosiddetta “Terra dei Giganti”, denominata “Jotunheimer”.  Il regno sotterraneo, luogo immaginato per ospitare i defunti, come l’Ade del mondo classico mediterraneo, era governato dall’enigmatica  dea Hel. E nella fantasia scandinava, c’era spazio anche per la dimora degli elfi chiari, degli elfi oscuri, per le miniere dei nani e per le case dei Vanir. Le divinità erano ovviamente antropomorfe, come nella maggior parte del mondo antico, e suddivise in due classi: gli Aesir ed i Vanir, anche se la loro distinzione eziologica non era così assoluta. Nei racconti più antichi le due fazioni di divinità erano originariamente in guerra fra loro, ma poi riuscirono a trovare accordi di pace, a similitudine di quanto poteva avvenire dopo i conflitti tra diverse tribù umane. Alcuni studiosi, in tale suddivisione, hanno voluto intuire una trasfigurazione dell’invasione delle tribù indoeuropee, che con i loro rituali guerrieri riuscirono a prevalere sulle precedenti divinità agricole. Altri studiosi, invece, hanno ritenuto tale suddivisione come il segno evidente di una vera e propria distinzione strutturale delle differenti funzioni svolte dalla popolazione abile al lavoro. Molto famose, tra le divinità erano soprattutto Fenrir, il lupo, e Miogarosormr, il grande serpente che cinge il mondo, entrambi nati dall’unione tra il dio Loki con una gigantessa. Vi erano, poi, creature che tendevano ad impersonare alcune funzioni dell’intelletto umano, come Huginn, il pensiero e Muninn, la memoria, i due corvi che rendevano edotto Odino in merito a tutti gli eventi che accadevano sulla Terra.

Un’importante osservazione da fare, dal punto di vista dottrinale e teologico, è che la mitologia norrena, come del resto tutte le altre religioni di spiccata derivazione indoeuropea non evidenziano una marcata contrapposizione tra il bene ed il male, come, invece, avviene nelle tradizioni medio-orientali abramitiche. In ambito scandinavo, infatti, Loki, che rappresenta il principe del disordine, alcune volte aiuta gli dèi con la sua astuzia, affinchè sia possibile preservare l’ordine cosmico, in altre occasioni, invece, li insidia, provocandone perfino la morte. I Giganti, analogamente alle narrazioni sui Titani nella mitologia greca, non sono tratteggiati come esseri eminentemente malvagi, quanto piuttosto come esseri rudi, vanagloriosi ed incivili. Si può affermare, con ragionevole certezza,  che in ambiente norreno l’opposizione sia più percepita tra l’Ordine ed il Caos, che non tra il bene ed il male.

Anche l’origine ed il destino del mondo sono delineati con molta confusione e senza adeguato metodo sistematico. La Profezia della Veggente, contenuta nell’Edda poetica narra di Odino che evoca lo spirito di una veggente allo scopo di conoscere gli eventi del passato e del futuro. Anche se malvolentieri, lo spirito cede di fronte alle richieste di Odino e, dopo aver rivelato tutti gli accadimenti del mondo, cade nell’eterno sonno della morte. Di grande fascino ed effetto suggestivo è la tradizione riguardante il principio della creazione: nel racconto norreno all’inizio c’erano il mondo del ghiaccio Niflheimer ed il mondo del fuoco Muspellsheimr e, fra di essi, si frapponeva un cosiddetto “vuoto spalancato”, il Ginnungapap. Nell’immaginazione norrena del luogo del “vuoto spalancato”, fuoco e ghiaccio si incontrarono, formando il primo gigante primordiale, Ymir e la vacca cosmica, Auohumia, il cui latte servì da nutrimento per il primo. Di seguito la vacca cosmica avrebbe leccato il ghiaccio, dando vita al dio Buri, padre di Borr, dal quale sarebbero discese le altre divinità, tra cui i famosi Thor e Odino. Il funzionamento del mondo era spiegato in funzione del volere degli dei, in un’ottica squisitamente deterministica. Le divinità avrebbero regolato il passaggio dei giorni e delle notti, nonché delle stagioni, finchè Odino non decise di forgiare dal legno i primi due esseri umani, Askr ed Embia, che significano “frassino” e “olmo”.

A differenza della mitologia mediterranea, dove la divinità del Sole è sempre rappresentata come una figura maschile, in ambito scandinavo Sol è la dea del sole, che ogni giorno cavalca nel cielo sul suo carro trainato da due cavalli, ma è perennemente inseguita da Skoll, un lupo che vorrebbe divorarla, che probabilmente serviva a fornire una spiegazione trasfigurata delle eclissi. Fratello di Sol è Mani, la Luna, anch’egli inseguito da un lupo, di nome Hati. Anche qui si nota un’evidente differenza con l’ambiente mediterraneo, dove la luna era sempre associata a divinità femminili. Di straordinaria suggestione è, poi, l’immagine dello scudo Svalinn, interposto tra la Terra e il Sole, che avrebbe la funzione di evitare che i raggi della  stella brucino il suolo del nostro pianeta con troppo ardore. La “Veggente”, a questo punto, introduce la nozione del grande albero “Yggdrasill” e le tre “norne” che tessono le trame del fato ai suoi piedi. Tale immagine, di nobile poesia, ci induce senza dubbio a ricordare le tre parche e le tre moire di classica memoria.

E cosa ci suggerisce la mitologia norrena in ambito escatologico? Cosa avverrà alla fine dei tempi? Secondo la visione leggendaria scandinava, al termine del tempo degli umani, le forze del Caos prevarranno, riuscendo a liberarsi da una prigionia durata millenni e, guidate dal dio Loki, daranno vita al Ragnarok, la battaglia finale tra le forze dell’ordine e quelle del disordine. Ma alla fine, non vi sarà un vero e proprio vincitore, in quanto le due forze in campo si annulleranno a vicenda, con il risultato soltanto apparentemente nefasto della distruzione dell’intera creazione. Non tutto, infatti, andrebbe perduto: in una visione ciclica e non lineare dello scorrere del tempo, dalla rovine del vecchio mondo, ne rinascerà uno nuovo. Una coraggiosa coppia, formata da Lif e da Lifbrasir, salvatasi dopo il Ragnarok, dopo essersi nascosta in un bosco incantato, comincerà a ripopolare il mondo, con l’inizio di un nuovo ciclo di ascesa a cui seguirà una progressiva quanto inevitabile decadenza.

Gli studiosi di miti hanno evidenziato le notevoli analogie tra il Ragnarok norreno e l’Armageddon descritta nel libro dell’Apocalisse di Giovanni di Patmos, dove si fronteggiano forze contrapposte, nonché sono state notate significative assonanze con le sequenze di cicli di nascita e di morte, tipiche di alcuni rituali misterici greci, in particolare quelli eleusini.

In alcuni contesti, è facile confondere i  miti norreni con quelli celtici. Ad esempio, la festa di Halloween, come già abbiamo avuto modo di illustrare, pur essendo una ricorrenza di origine celtica, risente di alcuni influssi della mitologia norrena. Le credenze celtiche sono giunte fino ai nostri giorni, non attraverso un corpo unico di testi codificati, ma sotto forma di leggende, fiabe e racconti, molto spesso modificati con elementi della dottrina cristiana.