Assassinio a Venezia: trama e pregi del film di Kenneth Branagh

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Assassinio a Venezia, titolo originale in lingua inglese A Haunting in Venice, è un film uscito da pochi giorni nelle sale cinematografiche, diretto dal regista, attore e produttore britannico Kenneth Charles Branagh. La pellicola è un adattamento, per la verità notevolmente rimaneggiata, del romanzo scritto da Agatha Christie e pubblicato nel 1969 (Halloween party), conosciuto in Italia con il titolo di Poirot e la strage degli innocenti, ambientato nell’Inghilterra degli anni Sessanta del secolo scorso. Inoltre, il film rappresenta il terzo capitolo della serie, con protagonista il famoso ed eccentrico investigatore belga, prodotto da Branagh, dopo Assassinio sull’Orient Express, uscito nelle sale nel 2017 ed il più recente Assassinio sul Nilo nel 2022. Con i primi due film, Branagh si era cimentato con dei classici della regina del giallo inglese, mentre questa volta opta per una produzione più coraggiosa, scegliendo uno dei romanzi meno conosciuti della fortunata scrittrice.

La vicenda si svolge nell’onirica e misteriosa Venezia del 1947, appena dopo la devastante tragedia del secondo conflitto mondiale. Hercule Poirot, interpretato dallo stesso Branagh,  deluso dai fallimenti dell’umanità, ha deciso di auto-esiliarsi in una delle città più magiche del mondo, rifiutando le decine di casi che quotidianamente gli vengono proposti.  L’isolamento di Poirot dura indisturbato, con l’aiuto della sua vigile guardia del corpoitaliana, finchè un giorno Ariadne Oliver, scrittrice di grande successo e sua vecchia amica non bussa alla sua porta, invitandolo ad una seduta spiritica fissata per la notte di Halloween. Poirot si mostra scettico e poco propenso a credere in eventi soprannaturali, ma l’invito riesce a solleticare la sua curiosità e la sua proverbiale vanità di impareggiabile investigatore. La seduta spiritica ha luogo nel fosco palazzo che appartiene all’ex cantante lirica, Rowena Drake, ritiratasi dalle scene dopo il suicidio della figlia Alicia, oppressa da disturbi mentali, avvenuto in circostanze che saranno chiarite in seguito, proprio in quell’edificio, reso ancora più spettrale e sinistro da un’antica storia di maltrattamenti ed uccisioni di poveri orfanelli durante un’epidemia di peste del passato.

Ariadne cerca spunti per il suo nuovo romanzo e convince Poirot a partecipare alla seduta per smascherare la truffa della medium Joyce Reynolds, ex infermiera di guerra, la cui missione è quella di mettere in contatto Rowena con la figlia defunta Alicia. Nel corso della seduta spiritica Poirot riesce a smascherare molti trucchi della medium, ciò nonostante accadono eventi in apparenza inspiegabili, fino al momento in cui la Reynolds, con la voce della giovane Alicia, annuncia di essere stata assassinata. Quando il detective belga aspramente contesta alla medium la sua truffa, questa lo congeda allacciandogli, in maniera sarcastica, la maschera con la quale era arrivata. Poirot, indossando la maschera, prova da solo il gioco delle mele galleggianti, mentre un’altra figura mascherata cerca di annegarlo nel contenitore pieno d’acqua, giungendo all’improvviso alle sue spalle. Poirot viene salvato dall’intervento della guardia del corpo, ma si rende conto subito che il vero obiettivo dell’assassino era la medium, con la quale era stato confuso indossando la sua maschera. Pochi minuti dopo, la Reynolds cade da un parapetto del palazzo e muore macabramente impalata su una statua collocata nel cortile.

A questo punto, mentre fuori imperversa una forte tempesta che impedisce l’intervento della polizia e qualsiasi collegamento con il mondo esterno, Poirot serra i cancelli del palazzo per risolvere il caso: di certo il colpevole deve essere uno dei partecipanti alla seduta spiritica. Nel film i personaggi sono meno numerosi che nel libro originario redatto dalla Christie: l’ex suora e cameriera di Rowena, Olga Seminoff, l’ex medico  di famiglia Leslie Ferrier ed il suo strano e precoce figlio Leopold, i due assistenti della Reynolds, Desdemona e Nicholas, profughi dell’Europa orientale con un passato da dimenticare, Maxime Gerard, ex fidanzato di Alicia, convocato in maniera anonima all’evento, oltre naturalmente alla padrona di casa Rowena, alla scrittrice Ariadne, a Poirot ed alla sua guardia del corpo Vitale. Durante la notte, in un susseguirsi spettrale di eventi e di intuizioni, ci sarà un altro omicidio, collegato a quello della Reynolds e ad un evento del passato. Soltanto la geniale mente di Poirot riuscirà a risolvere il rompicapo. Non mi dilungherò oltre nello spoiler, per non togliere il gusto della sorpresa a coloro che vorranno vedere il film.

Come abbiamo già detto, i cambiamenti rispetto al romanzo della Christie sono notevoli: al posto della cupa campagna inglese, si sceglie l’ambientazione veneziana, che proprio in pieno autunno forse vive il suo momento più suggestivo. La figura di Poirot , così sospeso tra la ragione e le tentazioni di approcci soprannaturali, crea empatia con lo spettatore. L’interpretazione di Kennet Branagh rende il detective belga più umano e dedito all’introspezione, risultando più gradevole rispetto ad altre rappresentazioni cinematografiche e televisive, in cui alla figura di Poirot si attribuivano con maggiore frequenza i soliti clichè dell’originalità leziosa ed egocentrica. L’investigatore belga si trova ad affrontare anche i propri fantasmi interiori in questa lunga notte tempestosa, intrappolato in un palazzo infestato, dove sembra che le leggi della fisica siano sovvertite e le sue stesse convinzioni, basate sul rigore dell’intelletto, vacillano in un sorprendente gioco di specchi. Simbolo dell’intelligenza logico-matematica e del “metodo” ordinato, a cui ha sempre fatto ricorso in ogni indagine, Poirot si trova in un mondo che gli è del tutto estraneo, quello cioè dell’irrazionalità e dello spiritismo, dove abbondano riferimenti perfino alla fede nel divino e nella vita ultraterrena. Il motivo di fondo della pellicola è proprio il dubbio, da non considerare come “fragilità mentale”, ma come la capacità di non fermarsi né davanti all’apparenza, né di naufragare nelle proprie convinzioni.

L’intreccio della vicenda oscilla tra il giallo classico all’Agatha Christie, per intenderci, e la tendenza dark-gotica più vicina al cinema di genere horror. Tra nebbie ipnotiche, visioni di spettri e di fantasmi, angoli seducenti quanto enigmatici, vedute dall’alto mozzafiato, la vera protagonista del film è la Serenissima, in versione forse troppo “american”, quasi dovesse pagare un debito di riconoscenza per la conclusione della seconda guerra mondiale. La trasposizione della vicenda ambientata in Inghilterra avrebbe richiesto qualche riferimento più marcato al Carnevale veneziano, di cui pure figurano alcune maschere,piuttosto che alla festa di Halloween, peraltro entrata nell’immaginario collettivo del nostro Paese negli ultimi decenni, non di certo così popolare negli anni Quaranta del secolo scorso. L’effetto complessivo è, comunque, gradevole ed il susseguirsi di colpi di scena non annoia lo spettatore, con intervalli caratterizzati da battute sagaci, da riferimenti culturali e da oscure scenografie gotiche.  Le scene all’esterno sono state girate, ovviamente, nella città lagunare, tra l’autunno del 2022 e l’inverno del 2023, per consentire la cattura di immagini di nebbia e di foschia, funzionali alla trama del film. Lo scenografo John Paul Kelly, in alcune interviste, ha raccontato di aver perlustrato l’intera città, per scegliere gli angoli più accattivanti. Per chi conosce la città, non è stato difficile distinguere luoghi iconici come il Ponte dei Sospiri, Piazza San Marco, il Palazzo Ducale o il Palazzo Contarini del Bovolo, conosciuto in tutto il mondo per la presenza di una scala a chiocciola esterna. In molte scene si scorge Palazzo Grimani, il Ponte Confaselzi, particolare per il suo colore simile al ferro scuro e Campo San Samuele,angolo venezianoa cui sono particolarmente legato per avervi soggiornato nell’autunno di alcuni anni fa. Le scene interne al palazzo infestato sono state girate, invece, nei Pinewood Studios di Londra, dopo aver visitato molti palazzi veneziani ed averne studiato le caratteristiche principali. Kelly ha spiegato di aver voluto ricreare un vero e proprio palazzo antico di Venezia, provvisto di ormeggio per le imbarcazioni, di un ampio piano nobile, dove si svolge la maggior parte della trama e di piani superiori con numerose stanze private. Durante la visione del film, si nota che gli interni del palazzo tendono a fondersi in un’atmosfera decadente e lugubre, con tinte che in qualche modo richiamano le tele veneziane, dove si passa con disinvoltura dal rosso carminio al nero, dal giallo ocra al verde bottiglia.   

Il cast si presenta all’altezza delle aspettative: bella l’interpretazione della comica americana Tina Fey nei panni della famosa scrittrice e quella del premio Oscar Michelle Yeoh che si immedesima nell’ambigua e tormentata medium. Di grande pregio risulta la performance  di Kelly Relly, protagonista della fortunata serie Yellowstone, che interpreta la padrona di casa e ben riuscita quella dell’emergente Kyle Allen nelle sembianze dell’ex fidanzato della ragazza defunta. Non dispiace neanche Scamarcio, in un ambiente forse non troppo congeniale alle consuete prestazioni. Ancora più incisiva, a mio avviso, è stata la presenza di Camille Cottin nei panni dell’ex governante del palazzo infestato.

Il film è stato definito un thriller soprannaturale ed in qualche modo si ha l’impressione di assistere ad un spettacolo atipico, dove gli ingredienti del giallo classico si mescolano ad elementi visivi di genere mistery. Anche se il geniale Poirot riuscirà ad individuare l’assassino grazie al metodo razionale, molti aspetti dell’esperienza vissuta nel palazzo risulteranno irrisolti ed il grande detective rimarrà con il dubbio sulla possibilità dell’essere umano di oltrepassare i limiti della realtà sensibile. Tuttavia, troverà la forza per continuare ad essere se stesso, uscendo da un auto-inflitto e catartico isolamento.