The Wonder: un film di miracoli, scienza e colori

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Il 16 novembre il catalogo di Netflix viene arricchito con ” The Wonder” o ”il prodigio” di Sebastiàn Lelio. L’opera, un dramma ambientato nell’Irlanda dell’ 800 ha una trama di base apparentemente semplice. Una infermiera londinese viene inviata in Irlanda per assistere una ragazzina. La trama cambia quando ad Elizabeth viene riferito, tramite i funzionari ed il medico del paese, che Anna O’ Donnell, sopravvive miracolosamente senza cibo da oltre quattro mesi. Anna, che segue quindi un digiuno molto lungo, sembra essere però in perfetta salute ed è fermamente convinta di essere una benedetta dal Signore. Il filo nascosto sotto la trama di base è però un altro. Tutto qui, fa emergere quelle ideologie da sempre contrastanti nella storia dell’uomo, quel dibattito antico di scienza contro religione.

“e se avesse imparato a convertire la luce solare in energia come fanno le piante?”

dott. McBreathy

Ambientato nel 1862 ,nel pieno del fervore positivista, Elizabeth Wright, o Lib, infermiera giovane e cinica, incarna perfettamente l’aspetto della fiducia nella scienza vista come unico mezzo in grado di spiegare tutti gli aspetti nel mondo tramite dati scientifici abbandonando quell’astrattezza metafisica così radicata, in contrasto quindi con quella fede cieca che contraddistingue la maggior parte delle famiglie dell’epoca spesso emarginate e poverissime alle quali per sopravvivere non resta che aggrapparsi a qualsiasi cosa, anche se è un qualcosa, come in questo caso la fede, che non si vede e non si tocca. Questa fede traspare tramite Anna che ci mostra il suo fervente amore molto chiaramente dal suo usare dei santini a scopo ludico; quando mostrando, come fosse una figurina, il santino di Santa Caterina e il matrimonio mistico con Gesù (dipinto del 1511 di Fra Bartolomeo) dice :

“Lui le diede l’anello ma solo lei poteva vederlo. Chiunque può essere scelto, santo o peccatore”.

Anna.

La ragazzina, appartenente ad una famiglia tutt’altro che ”positivista” ,gli O’ Donnell, aspira ad essere beatificata, tant’è che sopravvive solo grazie alla ” manna dal cielo” trasferitagli dalla madre, una donna enormemente fedele fino al fanatismo. La realtà è ben più complessa, Anna è quasi succube della sua famiglia che per devozione al primogenito morto tende ad usarla per una specie di catarsi per ”purificarla”. Anna è intrappolata, in gabbia, come si evince tristemente dalla scena del taumatropio:

“Dentro, fuori. Dentro, fuori”

Anna
The Wonder | Official Trailer | Netflix

The Wonder è tante cose. È un film con la fotografia sublime di Ari Wegner (il potere del cane, lady Macbeth ecc..), sembra un lungo quadro del movimento realista, il quale ,porta sulla tela la classe operaia e i ”nessuno” .L’uso di pochi colori densi, bruni e terrosi con forti chiari scuri e grandi campiture di colore donano alla visione un senso opprimente, lo stesso sentimento che prova sia Anna, in quella famiglia, che Lib, la quale, anch’essa, si sente senza via d’uscita da una vita che l’ha privata di un marito e di un figlio entrambi in modo prematuro.

È anche un film dove i costumi o meglio i colori non sono indossati e ”vissuti” a caso. L’oppressione e la tristezza per quella condizione e per le sue perdite sono indicate ed avvolte dalla lunga gonna blu di Lib, un colore, come confermeranno tutti i pittori , che per sua natura indica un sentimento di plumbea interiorità, tristezza e calma. La purezza e l’innocenza invece vengono candidamente illuminate da Anna che indossa perennemente abiti bianchi e leggeri in modo da sottolineare la sua effimera esistenza in bilico tra la vita terrena e quella in ”connessione” con Dio. Gli abiti finali delle due donne, invece, vengono dipinti di un verde intenso ed un rosso vermiglio acceso che uno, indica la vita che si rinnova e quindi la giovinezza e l’altro, invece, la forza vitale che ha pulsato in loro accompagnandole lungo tutto questo percorso.

Il lungometraggio, ancora tra i primi dieci film dei più visti al momento di Netflix , ha un valore aggiunto non di poco conto: la presenza della protagonista interpretata dalla eccelsa britannica Florence Pugh, già al suo secondo film di quest’anno, reduce del successo estivo di ”Don’t worry darling”. La Pugh si dimostra ancora una volta la scelta perfetta per dare voce ed anima a quei personaggi che da vittime diventano eroine. Nota di valore però la si deve ancorare anche a Kila Lord Cassidy la quale ha saputo sfumare ed allo stesso tempo racchiudere l’interiorità e la tenerezza di una bambina come Anna in un modo così naturalmente automatico ed impeccabile come solo una grande attrice può fare.

The Wonder ci mostra, nei suoi primi minuti iniziali il senso stesso del film, una metafora del ”vedere per credere”. Una metafora resa chiara dal parallelismo tra la costruzione della scenografia del film, che ci viene volutamente mostrata, e il miracolo che miracolo non è, in quanto non ci può essere un miracolo se non c’è la volontà di credervi, così come non non ci può essere un film se non c’è una sua costruzione, fatta di pezzi reali, fisici e tangibili e soprattutto fatta di storie al quale decidiamo credere o meno. Per questo motivo Kitty, che personifica il punto di vista dell’autore, ci chiede espressamente di credere in questa storia.

Perchè che cosa sono i film se non effimere e grandi storie?

Non siamo niente senza storie e quindi vi chiediamo di credere in questa”.

Kitty