Vivere mille anni: sarà possibile grazie al Transumanesimo?

Non solo pensatori ma anche scienziati, finanzieri ed eccentrici milionari si sono lasciati conquistare dall’ideologia transumanista. Un movimento che sta prendendo piede grazie ai progressi della genetica e dell’intelligenza artificiale e che pretende di dotare l’essere umano di qualità mai viste prima. Nato da una frangia della cybercultura californiana, ha come obiettivo non solo quello di aumentare le capacità umane (da qui il nome “Humanity+” scelto dal movimento su scala internazionale), ma anche di preparare la transizione verso i “postumani”, una sorta di cyborg che succederebbero alla nostra specie. Gli ideologi transumanisti trovano nei favolosi progressi di questa terza rivoluzione industriale la conferma delle loro profezie e sono convinti che la tecnologia può liberare l’uomo dai vincoli naturali della vecchiaia e della malattia.

Inizialmente classificati come eccentrici fissati con la fantascienza, i transumanisti si sono rivelati poi abbastanza credibili tanto che filosofi del calibro di Francis Fukuyama negli Stati Uniti e Jürgen Habermas in Germania si prendono la briga di contestare appassionatamente le insidie etiche del loro approccio. Ray Kurzweil, ingegnere capo di Google e professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT), è considerato il padre di questa corrente e il suo mantra preferito è “le macchine un giorno supereranno le nostre capacità biologiche”. Oltre che il sostegno finanziario del colosso Google, la cui filiale Calico, creata nel 2013, è espressamente dedicata alla ricerca sul prolungamento della vita umana, questi moderni oracoli vantano anche figure politiche come Zoltan Istvan, ex giornalista del National Geographic Channel, candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2016.

Il termine transumanesimo viene usato per la a prima volta nel 1957 dal genetista Julian Sorell Huxley, fratello del noto scrittore Aldous, autore del bestseller Nuovo Mondo. Ma è con l’avvento del Web e l’esplosione, trent’anni dopo, delle NBIC – nanotecnologie, biotecnologie, informatica e scienze cognitive – che il movimento, impregnato di libertarismo all’americana, decolla davvero. Per secoli il progresso tecnico è stato alimentato dal progresso scientifico. Negli ultimi decenni, la logica si è invertita, costringendo gli scienziati, e noi cittadini, a stare dietro ai progressi tecnologici. Ecco perché il transumanesimo è così difficile da comprendere. A questa difficoltà si aggiunge l’estrema tecnicità dei campi interessati: genetica, intelligenza artificiale, robotica. Tuttavia i suoi propositi appaiono alquanto semplici, ovvero l’abolizione dei quattro grandi flagelli dell’esistenza umana: disabilità, malattia, vecchiaia e morte.

I transumanisti prevedono che entro il 2029 l’intelligenza artificiale sarà pari a quella umana e che entro il 2045 gli esseri umani dovranno fondersi con un’intelligenza artificiale, che permetterà loro di aumentare la propria intelligenza di un miliardo di volte. Ma le loro maggiori attenzioni sono incentrate sul prolungamento della vita in buona salute, un tema che per ovvie ragioni ha maggiori probabilità di interessare il pubblico.  Lo scienziato britannico Aubrey de Grey, fondatore della Sens Research Foundation, organizzazione non profit che si occupa di ingegnerizzare la “senescenza trascurabile”, afferma che le persone potrebbero vivere fino a mille anni grazie alla genetica e alle nanotecnologie. “Tra qualche decennio, l’invecchiamento potrebbe essere posticipato di 30 anni, con l’obiettivo finale di posticiparlo all’infinito” afferma de Grey.

Ken Hayworth, neurobiologo laureato ad Harvard, è un’altra personalità di spicco dei transumanisti. Ha creato la Brain Preservation Foundation che ha l’obiettivo di promuovere la ricerca scientifica e lo sviluppo di servizi tecnici nel campo della conservazione del cervello umano per l’archiviazione statica a lungo termine. Nel 2012 ha annunciato di volersi suicidare con un’iniezione letale per far risorgere la sua mente in un guscio cibernetico. C’è poi Max More, Presidente di Alcor Life Extension, la più grande società di crionica attualmente esistente. Conta 161 pazienti conservati in azoto liquido a bassa temperatura in attesa che arrivi il giorno in cui la loro mente possa essere “emulata” su un nuovo corpo.

La corrente più estremista è guidata da personalità del calibro di Nick Bostrom. Dottore di ricerca presso la London School of Economics e direttore del Future of Humanity Institute presso l’Università di Oxford, dichiara che è ora di mettere in discussione l’inevitabilità dell’invecchiamento e della morte. È lui il fondatore di Humanity +, organizzazione che sostiene l’automiglioramento della specie umana attraverso un uso etico del sapere e delle tecnologie. “Le probabilità che la specie umana viva all’interno di una realtà simulata sarebbero rilevanti dal punto di vista probabilistico”, ritiene. C’è poi l’imprenditore russo Dmitry Itskov, finanziatore del progetto Avatar che mira a trapiantare un cervello umano in un corpo robotico con la speranza finale di creare un corpo artificiale umanoide che sostituirebbe il nostro. In questo modo, la nostra coscienza umana individuale, al comando di una o più periferiche che non deperiscono e possono essere sostituite, vivrebbe per sempre. Per portare avanti questa avventura futuristica il miliardario russo ha assunto ben 30 ricercatori. “La tecnologia necessaria al trasferimento della coscienza in una macchina è già oggi pronta al 65%”, afferma.

Ma forse il nome più conosciuto tra i transumanisti è quello di Elon Musk. Il miliardario fondatore di Tesla e SpaceX e da poco proprietario di Twitter, è negli ultimi anni sulla bocca di tutti per via dei suoi deliri di onnipotenza ipertecnologica. Neuralink è la sua ultima sorpresa, una start up che sta sviluppando un chip per mettere in comunicazione le funzioni cerebrali degli esseri umani con l’intelligenza artificiale. “Entro sei mesi avremo chip impiantati nei cervelli di pazienti”, promette Musk. L’obiettivo è restituire la possibilità di comunicare e muoversi a persone che non possono farlo. Il Progetto ha già creato non poche polemiche, in fase sperimentale gli elettrodi sono stati impiantati a maiali e scimmie, scatenando l’ira degli animalisti.

Molti esperti in neuroscienze sono scettici circa la possibilità di fondere l’essere umano con le macchine. Affermando che l’attuale conoscenza del cervello è ancora troppo limitata per pretendere di creare un’intelligenza artificiale a sua immagine. Gli scienziati del cervello stanno ancora cercando di capire come funzionano le molecole chimiche in grado di comunicare informazioni come l’umore, la sofferenza e la felicità.  Inoltre, gli studi rivelano che ogni neurone è diverso dal suo vicino, il cervello umano cambia costantemente in base all’ambiente circostante grazie alla plasticità cerebrale. Ma se ogni cervello è unico, come potrebbero i transumanisti ricreare questa specificità in un’intelligenza artificiale?

E poi ci sono le numerose questioni etiche da affrontare a riguardo. Vogliamo davvero vivere per sempre, vincere i limiti della razza umana o semplicemente si tratta di sacrificarla? Molti studiosi ci mettono in guardia dalle facili promesse di una vita senza problemi. L’invito è cercare di discutere il più apertamente possibile su quali siano i rischi reali del mondo che i transumanisti stanno architettando, se sia davvero un formidabile passo verso il super progresso o un’ideologia pericolosa. C’è il rischio di essere espropriati, senza averlo previsto, della nostra umanità.