Perché aumenta l’iva spiegato in maniera semplice

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Questo articolo intende offrire un orientamento semplificato ad alcuni temi economici e finanziari che ricorrono spesso nel dibattito politico di un paese: cos’è l’iva, cos’è il debito pubblico, cosa fa una manovra finanziaria, come influisce l’Europa, cos’è una procedura di infrazione, cosa sono le clausole di salvaguardia. Ognuno di questi temi è complesso abbastanza da meritare una trattazione dedicata, ma lo spirito di questo articolo è di aprire un punto d’accesso alle conoscenze generali in materia per chi si approccia a tali questioni per la prima volta.

L’aumento dell’iva è un tema ricorrente tra le discussioni politiche e economiche nel nostro paese, per via dell’eccezionale frequenza con cui è accaduto l’Italia negli ultimi anni. E nonostante sia una misura economica straordinaria e dall’enorme impatto sui cittadini, spesso la vediamo come qualcosa di inevitabile, inspiegabile o comunque non legata alle politiche economiche di un dato governo. È invece dovere di ogni elettore responsabile capire bene come si arriva a una misura del genere, anche se non si è grandi appassionati di economia: questo articolo intende spiegare gli aspetti economici minimi per interpretare questo provvedimento ogni volta che succede, indipendentemente dall’orientamento del governo che l’ha attuato. Uno strumento per aumentare la consapevolezza di come funziona un paese moderno.

Cos’è l’iva?

L’Imposta sul Valore Aggiunto è la quota che ogni cittadino paga allo stato per ogni nostro acquisto, di qualsiasi tipo. Ogni costo ha una parte netta, che serve ad acquistare il bene o il servizio di cui abbiamo bisogno, e la parte relativa all’iva, che non va a chi offre quel bene o quel servizio ma serve semplicemente come entrata fiscale allo stato.

Si definisce un’imposta indiretta, perché coinvolge gli acquisti di tutti e non le persone in base al loro profilo economico. Da questo punto di vista è una tassa dall’impatto più forte delle altre, perché non segue il classico bilanciamento che le tasse normalmente hanno nell’ottica della redistribuzione della ricchezza: una tassa normale ha una quota più alta per i cittadini più ricchi mentre è molto ridotta o assente per le fasce meno abbienti, in modo da non gravare troppo sui cittadini deboli e riequilibrare le condizioni economiche del paese. L’iva invece viene pagata da tutti allo stesso modo, quindi incide molto di più sulle classi più povere, per le quali i consumi giornalieri costituiscono la totalità o quasi dell’uso delle entrate familiari.

Perché aumenta l’iva?

Ogni anno il governo costruisce la propria strategia economico-finanziaria, nella quale vengono definite in maniera dettagliata le azioni da intraprendere per il paese. Ogni azione corrisponde a una spesa o a un’entrata per lo stato: in maniera semplificata, è una spesa se si traduce in un migliore servizio pubblico o in un maggiore aiuto per le classi povere, è un’entrata se porta più entrate fiscali sotto forma di tasse.

Una strategia economica sana è quella che porta ad equilibrare spese ed entrate in modo da non gravare sul bilancio dello stato. Se un governo decide di avere maggiori voci di spesa, è per rispondere a bisogni eccezionali del paese in quel momento ed è una scelta che di solito dovrà essere compensata negli anni successivi. Se un governo si orienta a maggiori entrate, normalmente è costretto a farlo per mettere a posto i conti nazionali e ridurre il debito pubblico.

Per farla ancora più semplice, è qualcosa di paragonabile alla gestione delle entrate e delle uscite di ogni famiglia: quando tutto va bene, si riesce a spendere meno di quel che si guadagna, mentre in condizioni di difficoltà capita anche di spendere di più, e si dovrà recuperare il mese successivo. La conseguenza di un aumento della spesa per uno stato si traduce in un aumento del debito pubblico, che è indice di un cattivo stato di salute dei conti pubblici e porta a maggiori difficoltà in futuro se non recuperato in tempo: è questo un tema di una certa complessità che abbiamo affrontato nell’articolo qui sotto.

L’aumento dell’iva è una misura straordinaria con cui un governo ammette di non essere in grado di aumentare le entrate in modi più adeguati. Significa che le strategie finanziarie scelte in precedenza hanno aumentato la spesa in maniera incontrollata senza sufficiente copertura in termini di entrate. È per questo che viene solitamente attuata dai cosiddetti “governi tecnici”: significa che il governo precedente, per perseguire i propri obiettivi politici, ha scelto di far aumentare la spesa e il debito pubblico, e che successivamente non si è dimostrato capace di trovare le coperture. In casi come questi il governo fallisce, cade e il paese è costretto a ricorrere in fretta a manovre e misure forti e impopolari, per far di nuovo tornare i conti. E questo onere spetta di solito a governi composti da esperti e non strettamente legati all’orientamento politico, che aumentano la stretta fiscale sui cittadini come conseguenza diretta delle politiche economiche dannose del governo precedente.

L’Italia, essendo membro dell’Unione Europea, sottopone ogni anno la strategia economico-finanziaria alla commissione europea per l’approvazione, ed è l’Europa ad approvare o meno le deviazioni dai parametri considerati sani. Quando il debito pubblico è già molto elevato e la crescita economica debole, diventa estremamente pericoloso approvare finanziarie che aumentano ancora di più la spesa e il debito. È per questo che si sente spesso parlare di minacce di procedure di infrazione o di clausole di salvaguardia: le procedure di infrazione sono le conseguenze attese se un governo non rispetta i parametri economici suggeriti dall’Europa allo scopo di mantenere sana l’economia comunitaria; le clausole di salvaguardia sono delle “promesse” fatte dal governo in questione, che garantiscono che le coperture verranno trovate entro i prossimi mesi attraverso precise manovre d’emergenza (solitamente attraverso aumento dell’iva, appunto).

Per tornare al parallelo con l’Economia familiare, la clausola di salvaguardia è come una cambiale: si promette che il debito contratto in questo momento si pagherà entro X mesi. È ovviamente un chiaro indicatore del pessimo stato di salute dei conti statali e, come suggerisce il nostro istinto, bisognerebbe ricorrerci solo se strettamente necessario.

Alcuni esempi recenti di governi italiani che hanno introdotto clausole di salvaguardia con minacce di aumento dell’iva nella finanziaria sono stati il governo Berlusconi nel 2011 (con aumento scongiurato dagli interventi del successivo governo Monti), il governo Letta nel 2013 (a causa del quale l’iva è aumentata dal 21% al 22%) e il governo Conte-Salvini-Di Maio nel 2019 (che ha indicato un potenziale aumento dell’iva fino al 25% negli anni a venire).

L’aumento dell’iva è il classico provvedimento d’emergenza che viene indicato nelle clausole di salvaguardia per recuperare le spese: perché si può fare in maniera immediata, senza complesse operazioni di ricerca sulle alternative.

Che conseguenze ha l’aumento dell’iva?

Un’iva in aumento significa un aumento dei costi per tutti, a partire dal giorno successivo. Significa dunque che le classi che hanno già difficoltà a far quadrare i conti a fine mese si ritroveranno a veder aumentare ogni singola spesa quotidiana: è ovvio che tali classi avranno difficoltà ancora maggiori ad “arrivare a fine mese” e probabilmente dovranno tagliare qualche spesa.

Questo si traduce dunque nella contrazione dei consumi, che ha ovviamente conseguenze disastrose sul paese: se i cittadini consumano meno, anche le imprese e gli esercizi commerciali vedranno ridursi le loro entrate. Il che significa anche che l’intera economia del paese si contrae e il PIL scende. Il PIL infatti è proprio una misura di quanto l’economia di un paese sia riuscita a “vendere” più beni o servizi per quell’anno (anche qui, in maniera semplificata).

Ecco dunque che l’aumento dell’iva è una delle misure più disastrose per l’economia di un paese, perché lo appesantisce come una zavorra e gli impedisce di crescere nel futuro immediato. Gli aumenti dell’iva dovrebbero sempre essere intesi come misure temporanee eccezionali, da portare indietro il più presto possibile. Ma diventano spesso misure permanenti, a cui si aggiungono addirittura nuovi aumenti pochi anni dopo.

Perché l’aumento dell’iva è l’emblema del fallimento di un governo

Questo si deduce in maniera immediata da quanto detto finora: un aumento dell’iva ha conseguenze pesantissime per l’economia futura di un paese ed è una misura straordinaria a cui si ricorre per riparare le spese eccessive adottate dal governo in carica nei mesi precedenti. Significa che le scelte economiche del governo di qualche mese prima hanno portato il paese oltre la soglia accettabile di indebitamento e che ora si è costretti a far pagare indistintamente tutti i cittadini per coprire quel debito.

L’impatto sull’economia è l’indicatore numero uno con cui dovrebbe essere valutato un governo nazionale: nonostante l’economia sia un tema relativamente di nicchia nella dinamica delle informazioni di una nazione, è quella che ha conseguenze più dirette sulla nostra vita, in termini di costi, qualità della vita, livello dei servizi pubblici, capacità di spesa e facilità a trovare lavoro. È dunque il parametro principale con cui decidere come votare ad ogni tornata di elezioni politiche: per evitare di dare mandato di governo a chi promette di non curarsi troppo del debito pubblico, chi garantisce riduzioni inverosimili delle tasse o aumenti sproporzionati degli aiuti statali alle fasce meno abbienti. O, ovviamente, chi ha già fatto questo nel passato recente. Il fatto che l’Iva aumenti è un segnale chiaro di come recentemente le politiche economiche del paese siano state dannose per il paese stesso.

È dunque di fondamentale importanza, quando si è chiamati alle urne e si decide a chi dare il voto, concentrarsi soprattutto sugli orientamenti economici delle forze politiche candidate, perché sono quelli che avranno un impatto maggiore sulle nostre vite. Temi di natura diversa diventano spesso veri e propri cavalli di battaglia di partiti e personalità politiche in tempi di campagne elettorali, ma sono spesso questioni molto meno importanti per la salute di un Paese.

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