Daniele Silvestri, Argentovivo: dentro il significato del testo

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Il nuovo video di Silvestri è in bianco e nero, con un ritmo di batteria incalzante e molta elettronica. Il brano ricorda un po’ Please degli U2 e Reckoner dei Radiohead.

Un ragazzo non riesce a salire su un pullman, ci prova, mostrando la sua energia, la sua corsa, pur di salire, impaurito di perdere l’occasione di accoglienza, di futuro.

Sopra, il mondo ordinato ed adulto, che in verità mostra uomini e donne pallidi e silenziosi nei loro segni di frustrazione, la forma in cui quella stessa energia iniziale e vitale si è adattata.

Argentovivo (Official Video - Sanremo 2019)

La società vive di strutture istituite: la scuola, il lavoro, la famiglia.
Non ci domandiamo se tutto quello che è organizzato nella nostra società sia davvero conforme alle pulsioni, all’intelligenza, che oggi scopriamo sempre più “emotiva”, della natura umana.

Non ci domandiamo se la creatività primordiale di ogni personalità commista alla voglia di scoperta e desiderio trovi una forma di accoglimento. Se per chi non ancora consapevole della sua individualità, e che vorrebbe cercare la sua forma come l’argento vivo, nella trasversalità delle sue intelligenze, sia adatto alle forme ad esempio di apprendimento proposte dalla scuola.

Se quelle modalità organizzate siano efficienti per la società ma non per la persona.

L’adolescenza è il momento più critico di questo interrogativo mai posto, negato da tutti e quindi più difficile.

Costretto a rimanere seduto per ore
Immobile e muto per ore
Io, che ero argento vivo
E c’è un equivoco nella
Struttura
E fingono ci sia una cura
Un farmaco ma su misura
E parlano parlano parlano
Parlano

L’adolescenza è l’età in cui si passa dal luogo iniziale della famiglia, dove c’è la prevalenza degli aspetti affettivi, per affrontare il mondo e le sue strutturazioni, per cui le stesse figure paterne e materne assumono funzioni nuove. In particolare, secondo gli archetipi psicologici, quella paterna è quella che dovrebbe assolvere al ruolo di traghettatore tra l’individuo e le regole della società.

E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Perché alla fine si esce e non saprei dove andare
Ma non capiscono un cazzo, no
Io non mi ci riconosco
E non li voglio imitare

Mentre mio padre mi spiega
Perché è importante studiare
Mentre mia madre annega
Nelle sue stesse parole

Un’aula come cella
Suonerà come un richiamo
Paterno il mio nome dentro l’appello
E come una voce materna la
Campanella suonerà

Il ragazzo, protagonista metaforico, combatte con la sua inadattabilità, la sua resistenza, che diventa rancore, che lui riesce a smaltire con l’isolamento e nella comunicazione dei social o elettronica.

A volte penso di farla finita
E a volte penso che dovrei vendicarmi
E il tempo scorre di lato ma
Non lo guardo nemmeno
E mi mantengo sedato per
Non sentire nessuno
Tengo la musica al massimo
E volo
Che con la musica al massimo
Rimango solo

Avete preso un bambino che
Non stava mai fermo
L’avete messo da solo
Davanti a uno schermo

Nella tasca un apparecchio
Specchio di quest’inferno
Dove viaggio, dove vivo, dove mangio

Il mondo degli adulti agli adolescenti appare per come è: una bugia che tutti ordiscono come automi.

Diventare grandi significa imparare una bugia, sottesa, che i genitori, inconsapevolmente vogliono rappresentare, che gli ripetono, forse a difenderlo dalle difficoltà che potrebbe incontrare.

Così facile da spiegare
Come si nuota in mare
Ma è una bugia, non si può imparare
A attraversare
Quel che sarò
Io che non mentivo
Che ringraziavo ad ogni mio
Respiro
Ad ogni bivio, ad ogni brivido
Della natura
Io che ero argento vivo

La canzone può sembrare parziale perché manca di un aspetto, la figura paterna deve essere simbolo del desiderio, unica via di fuga dal conformismo e celebrativa della vita, a cui però non tutti accederanno.
La canzone è lirica pura e quindi assoluta.

Imprescindibile nel comprendere gli adolescenti ma anche gli ultimi del mondo, la diversità di ogni singolo e le nostre inadattabilità.

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