Prova A Prendermi: l’omaggio di Steven Spielberg al cinema “classico”

Diverse volte nella vita siamo stati spinti a chiederci se le nostre scelte siano frutto di ponderazioni corrette o semplicemente dettate dalle casualità che essa ci offre. Come vi comportereste se la vostra vita prendesse una brutta piega? Le soluzioni e conseguenze sarebbero incalcolabili, però ci sono anche vie che, per quanto sbagliate possano essere, potrebbero rivelarsi interessanti.

Da questa idea prende spunto uno dei film più fluidi di Steven Spielberg, un film talmente surreale da risultare vero, infatti riporta quasi fedelmente molte delle vicende del noto truffatore Frank Abagnale Jr. Quest’uomo (all’epoca poco più che un ragazzo) riuscì negli anni sessanta a tenere sotto scacco le banche di ventisei paesi: iniziò con piccole truffe con la mobil card del padre, per poi proseguire con la falsificazione di assegni, in seguito tentò con successo di spacciarsi per insegnante, avendo falsificato una laurea alla Columbia University, ed insegnò per un semestre Sociologia alla Brigham Young University. Frank aveva l’innata capacità dell’improvvisazione che gli consentiva di far credere alle persone tutto ciò che desiderava.

La sopracitata è solo la prima delle professioni che riuscì a fare non avendo le competenze necessarie: tra queste l’avvocato, mansione esercitata falsificando l’ennesima laurea (stavolta ad Harvard), grazie alla quale ebbe accesso alle prove per l’abilitazione in Louisiana. In questo modo, a soli diciannove anni lavorava per l’ufficio legale più importante dello stato. Nei cinque anni in cui fu attivo, fece in tempo a fare il pilota per la Pan Am e il medico in Georgia.

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Nel film il protagonista è interpretato da un Di Caprio che ha appena dismesso i panni rudi di Amsterdam Vallon in Gangs of New York, offrendoci l’ennesima prova di spessore, cambiando maschera con una semplicità disarmante. L’attore losangelino in quest’opera è contornato da mostri sacri del cinema. Uno è Tom Hanks, nei panni dell’agente antifrode Carl Hanratty che darà filo da torcere alle fughe del truffatore, non facendogli mai avere quella sicurezza persa in famiglia con i guai finanziari del padre. Il padre invece è Christopher Walken, probabilmente il migliore nell’interpretazione di un genitore che non molla mai la presa, nonostante le infinite avversità che attraversano la sua vita e per cui Frank Jr. possiede una vera e propria venerazione. Walken per questo lavoro riuscì ad ottenere la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista, questo certamente non stupisce. La sensibilità e l’affetto che traspaiono dal personaggio è qualcosa di superbo, quasi inarrivabile. Celebre il suo detto, che vi rimarrà attaccato per tutto il film:

“Due topolini caddero in un secchio pieno di panna, il primo topolino si arrese subito e annegò, il secondo topolino non voleva mollare e si sforzò a tal punto che alla fine trasformò quella panna in burro, e riuscì a saltar fuori; signori da questo momento io sono quel secondo topolino”.

C’è da dire che per Spielberg sino all’epoca del film, l’intera opera poteva rappresentare un’eccezione, essendosi per lo più messo alla prova con il genere fantascientifico che lo ha consacrato come uno dei più grandi registi di Hollywood. In realtà, quella sarebbe stata solo l’inizio di bei film di genere, anche decisamente sottovalutati. E pensare che il progetto inziale era stato confezionato per Gore Verbinski, che declinò (era intento a preparare La maledizione della prima luna). In quel caso al posto di Hanks ci sarebbe stato James Gandolfini, anche lui impegnato nelle riprese de I Soprano.  Fortunatamente la cosa andò diversamente e l’attore californiano seguì il regista di Jurassic Park anche in The Terminal, ugualmente travestito da commedia, ma che, come nell’opera con Di Caprio, nasconde le amarezze che può riservare l’esistenza.

Malgrado il budget esiguo e la rapidità delle riprese (meno di due mesi), il regista di Cincinnati ci offre molto su cui riflettere. Ad esempio la famiglia e le vie traverse che si possono intraprendere se questa viene a mancare, ma cosa più importante (e che rappresenta uno dei mali maggiori del ventunesimo secolo), l’apparire come aspetto decisamente più importante dell’essere. Fondamentalmente Prova A Prendermi è una storia di affetti perduti, ma anche dell’ennesima dimostrazione che una persona messa alle strette può essere capace di qualsiasi cosa, anche la più impensabile.

È così che con un pizzico d’ironia (e con un cameo dello stesso Abagnale jr. nei panni di un poliziotto francese) Spielberg ci regala un’opera schietta, avvincente e piena di genio. Perché cosa rappresenterebbe la vita, senza tutti questi ingredienti?

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