Pesca Notturna ad Antibes: l’orrore della guerra secondo Pablo Picasso

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Il più celebre dipinto della storia capace di condannare gli orrori della guerra è sicuramente Guernica, la monumentale tela di Pablo Picasso esposta al Museo Reina Sofia di Madrid. Quasi otto metri di larghezza, simmetrico in maniera quasi chirurgica, condannato su quella distribuzione monocromatica blu che trascina lo spettatore sull’orlo dell’apatia, l’opera fu dipinta da Picasso nel 1937, come condanna dei bombardamenti dell’aviazione nazifascista sulla piccola località basca da cui lo stesso dipinto prende il nome. L’orrore della guerra in Guernica è chiaro anche se non si è esperti d’arte: i corpi smembrati, affastellati, ricostruiti sotto il segno del cubismo, l’estetica d’avanguardia che incontra una nuova necessità, quella di rappresentare una realtà ormai divenuta incomprensibile. La luce gettata sul disastro, lo squarcio al centro della tela e quella colomba annientata sotto i colpi della violenza. Guernica è l’arte che riflette l’orrore della realtà, e non c’è da sorprendersi che sia il più citato dei dipinti di Picasso.

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Pablo Picasso, Guernica, 1937

Ma la follia dell’uomo europeo non si fermò dopo il capolavoro di Picasso. Le tensioni aumentarono in maniera costante, e le politiche delle nazioni europee erano già chiaramente dirette verso un conflitto globale che avrebbe impresso un segno indelebile nella produzione artistica contemporanea e futura (col cinema presto in prima linea a prendere il testimone dell’accusa alla realtà). Picasso trascorse quel periodo nella costa del Sud della Francia, lontano dalla Parigi nella quale era vissuto tanto a lungo e che nell’ultimo periodo era in qualche modo responsabile di un blocco artistico che segnò gli anni precedenti a Guernica.

La nuova fase produttiva prese vita sulla Costa Azzurra ed ebbe sicuramente il suo apice con Guernica. Ma i conflitti militari che in quegli anni si andavano inasprendo influenzarono un’altra grande opera del Picasso maturo, meno celebre ma per certi versi ancora più stupefacente: Pesca Notturna ad Antibes.

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Pablo Picasso, Night Fishing at Antibes, 1939

Quella scelta di colori non si era mai vista nella produzione artistica di Picasso. La prevalenza del blu, del viola e del verde acqua è ancora una volta una scelta in favore dei colori freddi. È di nuovo una tela estremamente triste, ma stavolta in modo completamente diverso da Guernica. La struttura è molto più fluida, le figure più morbide, come ad esaltare una componente onirica, in qualche modo correlata alla rappresentazione delle sensazioni inconsce di fronte alla follia del mondo. La figura centrale è quella del pescatore: deciso, a testa bassa, nell’atto di attaccare il pesce che si intravede nello specchio dell’acqua. L’atto però non si è compiuto, le punte si fermano nel momento in cui sfiorano il pesce. Una scelta che sembra offrire spunto all’ottimismo: l’attacco non è ancora avvenuto, l’uomo ha ancora facoltà di scelta e ciò significa speranza. Sulla piccola imbarcazione c’è un’altra figura umana, più piccola, raccolta e preoccupata: sta osservando, passivo, ciò che sta per accadere, evidentemente travolto dalle conseguenze di ciò che potrebbe succedere.

Il punto di fuga dell’intero dipinto è il pugno chiuso del pescatore sull’arma, l’elemento dipinto in maniera più realistica tra tutti quelli presenti sulla tela. Quanto più ci si allontana dal pugno, tanto più gli oggetti diventano astratti, in un modo che non è deformazione di oggetti reali, ma rappresentazione di sensazioni umane. C’è anche la rappresentazione di un paesaggio reale, cosa alquanto rara nell’estetica di Picasso: sulla sinistra c’è lo Chateau Grimaldi ad Antibes, la località in cui Picasso dipinse il dipinto, rappresentato come un luogo distante e irreale. Sulla destra due donne cercano di catturare l’attenzione del soggetto centrale, mettendo io gioco la loro sensualità e i loro movimenti. Se si interpretano le figure umane in chiave inconscia, è probabile che le donne siano l’immagine delle passioni femminili di Picasso di quel periodo, che includono la moglie Olga (dalla quale era già virtualmente separato seppur ancora legalmente legato) e Marie-Thérèse Walter, madre della seconda figlia di Picasso, Maya. E allora in questo senso è vero che le due figure sull’imbarcazione potrebbero rappresentare Picasso, o la condizione umana secondo la sua visione di quel momento: fluttuante a metà tra la solidità della realtà e l’istinto irrefrenabile, divisa tra determinazione e incertezza, sull’atto di compiere una scelta che può rivelarsi decisiva, ma non ancora portata a termine.

La Pesca Notturna ad Antibes fu completata nell’agosto del 1939. Due settimane dopo i nazisti invasero la Polonia, dando ufficialmente il via al più grande conflitto militare della storia, che terminerà sei anni dopo. La scelta si era compiuta, e le preoccupazioni del piccolo individuo sull’imbarcazione si erano rivelate fondate. Quell’omuncolo aveva il corpo rannicchiato in una posizione impossibile, e il suo volto cadente era a un pelo dall’acqua e dal pesce sotto attacco. Quel dipinto fu la rappresentazione del mondo sull’orlo del baratro, un attimo prima che ci precipitasse dentro.

Per quanto freddi, in quel momento i colori erano ancora vivi e presenti. Dopo fu il buio.

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