L’Emilia Romagna, terra di dolci note e melodie

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“Emilia sognante fra l’ oggi e il domani, di cibo, motori, di lusso e balere,
Emilia di facce, di grida, di mani, sarà un grande piacere
vedere in futuro da un mondo lontano quaggiù sulla terra una macchia di verde”

Così cantava Guccini in una vecchia canzone dedicata alla propria terra. Una terra diversa, per il nostro Paese. Una terra di zanzare, di campi, di infinite pianure. Un luogo che in qualche modo poteva ricordare l’America. Tra la via Emilia e il West. Una terra che ha portato alla musica italiana uno stuolo interminabile di artisti che – chi più chi meno – hanno raccontato la storia del nostro Stato.

Francesco Guccini - AEmilia

Piacenza e Parma si sono sempre rivelate una terra di cantanti emergenti, un luogo di periferia, con molti autori ma mai nessuno che riusciva ad entrare nel cuore della gente, mentre lentamente se con un’automobile ci avvicinassimo a Reggio Emilia cominceremmo a vedere i primi nomi.

Innanzitutto a partire da Orietta Berti, voce femminile degli anni Sessanta, che è stata tra le prime ad essere scoperta nella pianura padana. Poi da lì, negli anni successivi, tanti nomi presero la strada verso il successo. Su tutti Ligabue e Zucchero, che resteranno sempre saldi nel portare avanti una musica basata molto sulla tradizione e sulle radici.

Zucchero - Chocabeck

Spostandosi verso l’Appennino e la provincia di Modena, due nomi su tutti sono importanti.

Nel piccolo centro di Zocca, un piccolo deejay locale cominciò a scrivere canzoni che con il proprio linguaggio avrebbero cambiato il modo di scrivere in Italia. Vasco Rossi cambierà le regole e diventerà – soprattutto negli anni ’80 – la rockstar maledetta che, insieme a Guido Elmi, sconvolgerà il sound italiano.

All’estremo opposto, un ragazzone di nome Francesco Guccini da un mulino di Pavana (in Toscana, ma da sempre legato all’Emilia) comincerà a scrivere delle canzoni, ispirandosi ai grandi cantautori folk americani, raccontando un immaginario attraverso testi colmi di poesia e cultura alta.

Scendendo a Bologna, i nomi si sprecano.

Gaetano Curreri, che scriveva alcune musiche per Vasco, era uno dei tanti ragazzini che erano alla corte di un grande nome della musica bolognese: Lucio Dalla. Poliedrico artista, egli aveva creato un gruppo di nomi che portavano avanti la loro arte, sponsorizzati artisticamente da lui. Di questo gruppo facevano parte anche Ron, Luca Carboni e, più tardi, si aggiungerà anche il riminese Samuele Bersani, anche lui artista che avrà un modo di scrivere molto diverso dagli standard italiani.

Lucio Dalla - Piazza grande.mp4

Con Dalla, un altro nome tutelare della zona era Gianni Morandi, l’eterno ragazzo che proprio grazie a Lucio negli anni Ottanta comincerà una seconda vita artistica che continuerà imperterrita fino a oggi.

Bologna, colma com’era di vita universitaria, vita sociale, passione politica e attenta all’economia, porterà anche in serbo un gruppo di giovani che inizio sbancheranno parlando di Vespe e colline, il cui cantante si scoprirà come uno dei migliori cantautori pop italiani degli ultimi vent’anni: Cesare Cremonini.

Tra Forlì e Ravenna, la sorpresa è arrivata negli anni ’90 con una ragazzina di nome Laura Pausini che diventerà l’interprete italiana più celebre nel mondo.

E risalendo ancora, verso il Veneto, dalla piccola provincia di Ferrara, negli anni 2000 un altro ragazzo di nome Vasco si imporrà nella scena cantautorale indie, con uno stile asciutto e una poetica istintiva, sotto il nome de “Le luci della centrale elettrica”.

LA TERRA, L'EMILIA, LA LUNA - Le luci della centrale elettrica live @ SkyArte

Di nomi ce ne sarebbero ancora moltissimi. Dal pop di Nek, Fiordaliso e Silvia Mezzanotte al blues di Andrea Mingardi. Dalla vociona di Luciano Pavarotti al cantautorale di Vinicio Capossela. Dal re del liscio Casadei alle lucertole del folk irlandese, i Modena City Ramblers.

Ma, probabilmente, il gruppo che più è stato vicino alla propria terra, alle proprie radici e al proprio istinto, dagli anni Sessanta fino ad oggi, è stato quello fondato da due amici, un tastierista e uno strimpellatore di chitarra. Beppe Carletti e Augusto Daolio, con i loro Nomadi, porteranno sempre avanti una tradizione che racconteranno la quotidianità, tra la terra, l’Emilia e la luna.

I Nomadi - Il Paese (Live Performance) - Casalromano (MN) 1989.

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