Curre Curre Guagliò, la rivoluzione underground dei 99 Posse

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È passato un bel po’ di tempo da quel primo maggio del 1991, data in cui nacque a Napoli il Centro sociale occupato autogestito Officina 99. Uno degli spazi occupati più famosi d’Italia, insieme al Forte Prenestino di Roma e al Leoncavallo di Milano.

I csoa iniziarono a diffondersi a macchia d’olio a partire dagli anni ’80, su tutto il territorio nazionale. Seppure quella napoletana arrivasse tardiva rispetto alle altre grandi città, l’esperienza di Officina 99 non ha mai avuto il carattere di centro sociale di quartiere, bensì nacque come laboratorio politico rivolto alla città. È solo successivamente che, grazie alla collaborazione con il movimento dei disoccupati organizzati, il centro sociale assunse maggiore forza nelle lotte sociali della città.

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L’officina 99

Nonostante le tante difficoltà e i vari tentavi di sgombero, gli occupanti riuscirono a veicolare l’attenzione pubblica sul proprio operato dimostrando una forte attenzione verso i giovani e trasformando Officina 99 in una sorta di laboratorio artistico e musicale affermandosi come unico spazio reale di libertà in città. È proprio in questo clima di fermento culturale che nel 1991, a Napoli, nascono i 99 Posse, una delle band italiane che più di tutte influenzerà il panorama musicale italiano degli anni ’90, i cui testi, mai banali, plasmeranno negli anni l’impegno civile e politico di migliaia di giovani.

L’album d’esordio Curre Curre Guagliò esce nel 1993 e si aggiudica la Targa Tenco come miglior disco in dialetto dell’anno. Il singolo che dà il titolo al disco divenne presto un inno generazionale contro la repressione da parte dei poteri forti e oltre ad essere inserito da Gabriele Salvatores nella colonna sonora del film Sud, nel 2013, le strofe della celebre canzone finiscono nel testo scolastico Le basi della letteratura edito da Bruno Mondadori. Certo, fa effetto trovare tra i libri scolastici un testo dal piglio ribelle e anche un po’ anti-istituzionale: “…n’atu centro sociale occupato e mò c’ ‘o cazzo ce cacciate”.

I 99 Posse “nascono dopo aver partecipato a una manifestazione nazionale a Roma”, dichiara Luca ‘O Zulù Persico (frontman del gruppo) in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. “Durante un comizio dei sindacati ci fu una dura contestazione degli autonomi che incappucciati salirono sul palco. Erano tutti armati di bastoni, ma tre di loro avevano invece in mano un microfono e cantarono “Batti il tuo tempo”. Erano gli Onda Rossa Posse. Quando tornammo a Napoli decidemmo di dare vita ai 99 Posse”.

Dal disco d’esordio saranno estrapolati altri singoli di successo come O’ Documento, Ripetutamente e Rigurgito Antifascista. Da quest’ultimo vennero fuori le controverse e ormai famose strofe “L’unico fascista buono è il fascista morto” e il famoso ritornello “Ho un rigurgito antifascista \ se vedo un punto nero ci sparo a vista”. Frasi che, oltre a scatenare pesanti polemiche politiche spesso culminate in concerti annullati (vedi Palermo e Verona), negli anni hanno animato i cortei dei centri sociali in tutta Italia.

Personalmente, credo di aver ascoltato per la prima volta il disco agli inizi degli anni duemila. Curre Curre Guagliò era un must in tutte le autoradio dei miei amici neopatentati. Immaginatevi una Fiat Panda rossa, io ero quello più piccolo del gruppo, seduto sempre dietro, di lato. Si usciva nei weekend, musicassetta nello stereo e dalle casse pompava forte il giro dub di Rigurgito Antifascista. I temi trattati nel disco mi sembravano attuali allora e lo sono ancora tutt’oggi (ahinoi!).

In età adolescenziale è facile essere rapiti da canzoni dal piglio ribelle e provocatorio, ma oggi posso dire con assoluta certezza che i 99 Posse hanno vinto la sfida con il tempo, anche come ascolto adulto. Il sound di quei dischi nati nei primi anni ’90 non ha paura di invecchiare e regge benissimo il confronto con tanti altri generi musicali nati negli anni a seguire. Certo, non parliamo di un sound mainstream, all’epoca davvero difficile da digerire per i network nazionali, ma probabilmente senza la sperimentazione e la ricerca sonora dei 99 Posse, oggi sarebbe più difficile pensare a Liberato o piuttosto Ghali, come fenomeni popolari capaci di capitalizzare consensi nella manciata di pochi anni (a volte anche in pochi mesi). Vent’anni fa dal basso, dall’underground, partiva una una rivoluzione culturale che probabilmente solo oggi sta ricevendo i giusti meriti e la giusta attenzione mediatica.

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Curre Curre Guagliò, la copertina dell’album

Da oltre vent’anni i 99 Posse hanno donato anima e corpo alla militanza politica come scelta di vita. Citando José Pepe Mujica “la militanza politica non è la scelta di un momento, che si fa per un’istante o per voto: è la battaglia per la costruzione di strumenti collettivi”.

La musica dei 99 Posse per più di un decennio ha influenzato gli anni ’90, sia musicalmente che politicamente, e ancora oggi la potenza e l’originalità di quei brani influenzano le coscienze di chi vuole costruire dal basso un’alternativa a un mondo dominato dalla finanza, dai pregiudizi e lotta a guardia di una democrazia sempre più debole.

Fatevi un favore: ascoltate quel disco uscito nel 1993 e prendete una boccata d’ossigeno.

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