La sindrome di Cotard: essere un cadavere che cammina

Posted by

Ancora poco conosciuta, nonché molto rara, è la cosiddetta “sindrome di Cotard”, una patologia psichiatrica abbastanza discussa, dove il paziente si convince di non essere più in vita. Il soggetto, che risulta affetto da questa particolare sindrome, non riesce più a percepire le emozioni, maturando l’assurda convinzione di essere morto oppure, in alcune varianti della stessa, di aver perso la funzionalità degli organi orientati a ricevere le emozioni esterne. Dal punto di vista scientifico, le cause che scatenano questa surreale condizione non risultano ancora del tutto chiarite, anche se la maggior parte degli studiosi ritiene che essa derivi da una disfunzione dell’encefalo. Nello specifico, si tratterebbe di una disfunzione che riguarda l’area del cervello compresa tra il lobo frontale e quello parietale. Lo sfortunato paziente sarebbe trascinato in una sorta di delirio cronico nei confronti della propria esistenza.

La sindrome prende il nome da Jules Cotard, un neurologo francese, che fu il primo studioso ad individuarla e a descriverla, denominando la nuova patologia  “le delire de negation” (delirio di negazione) nel corso di una conferenza tenutasi a Parigi nel 1880. Nel precitato contesto, Cotard avrebbe fatto riferimento a “Mademoiselle X”, una donna di poco più di quarant’anni, che sarebbe stata la “paziente zero” della sindrome. La signora, portata in visita al medesimo professionista presso l’ospedale universitario Pitiè-Salpetriere di Parigi, presentava un quadro clinico complesso a cui si accompagnava un’evidente struttura psicotica. Ella negava l’esistenza di dio e del diavolo, della sua anima e della maggior parte degli organi del corpo, ritenendo di essere formata soltanto da pelle e da ossa. Secondo la donna una maledizione l’aveva ridotta in tale stato e “resa immortale, pur essendo morta”. L’unico rimedio, a suo dire, che avrebbe potuto salvarla, era quello di essere bruciata. La situazione della signora ci appare come un film horror, dove zombie o non morti vagano in maniera assente ed allucinata, alla disperata richiesta di una maniera per ottenere l’eterno riposo. Non a caso, in ambiente anglosassone, la sindrome di Cotard viene anche denominata Walking Corpse Syndrome (la sindrome del cadavere che cammina).

Al giorno d’oggi, si ritiene che in tutto il mondo i casi descritti di pazienti colpiti dalla sindrome di Cotard siano circa un centinaio. Il delirio nichilistico manifestato da coloro che ne sono affetti, oltre alla propria esistenza, si estende anche a quella dei propri cari che, in alcuni casi, anche se presenti, sono considerati ormai defunti nei vaneggiamenti del malato. Secondo una classificazione elaborata nel 1999, la sindrome si evolverebbe, passando mediante tre fasi principali distinte. Dapprima il paziente si presenta come oppresso da ipocondria o cenestopatia, ossia una sensazione dolorosa riferita ad una specifica parte del corpo, senza però una spiegazione medica accertata. Di seguito, si arriverebbe al cosiddetto “stato florido”, dove prende il sopravvento uno stato ansioso, in grado di condurre il malato verso il nichilismo e la negazione di sè, fino al raggiungimento dell’apice dell’ideazione nichilistica. Infine, potrebbe sopraggiungere lo stato cronico, con sintomi sia di carattere depressivo che paranoide, in cui il delirio di negazione e l’ipocondria prenderebbero forma fino a diventare parte integrante della struttura psicologica del soggetto con poche possibilità di ritorno allo status quo ante.

Adoperando le metodologie di diagnosi per immagini, come ad esempio la TAC, è stato evidenziato come le funzionalità del cervello, nei pazienti colpiti dalla sindrome di Cotard, siano abbastanza simili a quelle dei soggetti sottoposti a trattamento anestetico, oppure che si manifestano durante il sonno. In aggiunta a tale considerazione, si rileva come l’area compresa tra il lobo frontale e quello parietale  presenti alcune similitudini con quella dei pazienti che si trovino in uno stato di coma vegetativo. In alcuni soggetti, tale patologia può portare alla morte per suicidio o al rifiuto totale di assumere cibo, in quanto il senso di identità viene notevolmente alterato o definitivamente compromesso. Alcune analisi contestualizzate hanno dimostrato che, nella maggior parte dei casi accertati di sindrome di Cotard, il delirio di credersi morto è anche suffragato da elementi culturali ambientali e da superstizioni popolari. A tale proposito, si cita il caso di una signora persiana che, oltre a raccontare improbabili esperienze extracorporee, era convinta di essere stata assassinata da una strana creatura presente nel folklore culturale del suo Paese, Aal un essere mitologico di sesso femminile che colpirebbe le donne dopo il parto, mediante la dissezione dell’addome e nutrendosi del fegato.

Un recente articolo, pubblicato sulla nota rivista New Scientist, ha descritto la guarigione di un paziente inglese, che è riuscito a vincere la malattia ed a riappropriarsi della propria esistenza. Il soggetto presentava la tipica sintomatologia della sindrome: era convinto di essere morto, totale isolamento sociale, diniego del cibo. La guarigione è avvenuta grazie all’intervento di alcuni neurologi altamente specializzati dell’Università di Exeter (Regno Unito) e di Liegi (Belgio) che sono riusciti ad individuare una terapia farmacologica efficace, unitamente ad un’intensa e proficua attività di psicoterapia. Un’altra storia a lieto fine è quella di Haley, una diciassettenne dell’Alabama, che per tre anni ha vissuto con la convinzione di essere morta. La vicenda ha inizio il giorno del divorzio fra i genitori, elemento che conferma la coesistenza della sindrome di Cotard con altri importanti fattori traumatici di carattere psicologico. Inoltre, Haley era un’accanita fan di film di zombie, morti viventi e similari, altro elemento che sottolinea l’influenza del contesto culturale e sociale di riferimento. Sembra, poi, che l’adolescente sia guarita, grazie all’aiuto di uno specialista che, oltre a somministrarle una cura farmacologica mirata e bilanciata, l’avrebbe indirizzata ad una visione sistematica dei cartoni animati della Disney. Pellicole storiche come La bella addormentata nel bosco, Bambi, Cenerentola o La Sirenetta avrebbero contribuito a ridare alla fanciulla la voglia di continuare a vivere e di sorridere.

Di particolare interesse è il caso di Yngve Ohlin, un ventiduenne norvegese, il cui corpo fu ritrovato senza vita nella contea di Krakstad l’8 aprile del 1991. Il giovane era conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo, di certo non casuale, di “Dead”, frontman dei Mayhem, uno dei più conosciuti tra i gruppi black metal della storia del rock. Il caso fu archiviato come suicidio dalle autorità competenti, ma iniziò a fare scalpore, quando si diffusero le copie della lettera di addio del cantante, con la quale, prima della morte, aveva cercato di spiegare i motivi del proprio insano gesto: “Nessuno comunque capirà il perché di tutto questo. Per dare qualche tipo di spiegazione, io non sono umano, questo è solo un sogno e presto mi sveglierò”. Il tragico evento non sorprese più di tanto alcuni compagni, che suonavano nella band di Yngve, che raccontarono che “Dead” era solito compiere pericolosi atti autolesionistici, presentandosi spesso come depresso e fortemente dissociato dalla realtà: in più occasioni aveva descritto sé stesso come non appartenente alla razza umana, ma come una creatura proveniente da un’altra dimensione. Nel periodo antecedente aveva confidato ad alcuni amici di percepire la propria essenza come quella di un cadavere. Nella letteratura medica è presente anche il caso di una paziente affetta dalla sindrome di Cotard durante lo stato di gravidanza. La ventottenne negava di essere incinta, presentando un quadro diagnostico complessivo caratterizzato da elementi psicotici. La convinzione della scomparsa della gravidanza e della contemporanea morte del nascituro era stata ricondotta alla sindrome di Cotard, da parte degli esperti, in quanto la donna negava l’esistenza e l’azione di fondamentali funzioni corporee.                            

Gli studiosi hanno intuito un’interessante correlazione tra la sindrome di Cotard e quella di Capgras, nella quale il soggetto crede che i suoi parenti o amici siano nella realtà impostori travestiti, come sosia o alieni. La differenza fondamentale consiste nel fatto che la sindrome di Capgras si orienta verso l’esterno, ponendo l’attenzione verso altre persone, mente la sindrome di Cotard riguarda soprattutto le modalità in cui l’individuo percepisce sé stesso, come se si ritorcesse contro l’immagine di sé vista allo specchio.

Come abbiamo già detto in precedenza, la sindrome di Cotard è una patologia molto rara ed i casi accertati in tutto il mondo, da quando è stata individuata nell’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo, sono stati veramente pochi. E’ innegabile evidenziare come, oltre agli aspetti neurali e psichiatrici, in questa patologia emergano elementi ontologici spaventosi e quasi metafisici, tanto da farci pensare agli zombie dell’immaginario letterario e cinematografico. La sofferenza, però, che assale gli sfortunati pazienti di questa malattia li consuma e corrode dall’interno, dal profondo della loro essenza e, a differenza degli zombie, considerati “morti viventi”, diventano al contrario “viventi morti”, perdendo progressivamente qualsiasi tipo di legame con la realtà circostante.